martedì 29 gennaio 2008

Bulgaria: usi e costumi - 3






Sto cercando di far conoscere Pazardzhik ma queste tradizioni e costumi si possono estendere tranquillamente a tutta la Bulgaria fatta eccezione per situazioni locali riferibili alle popolazioni. Bisogna infatti considerare le trascorse vicende bulgare con i turchi che hanno imperversato per secoli in tutto il territorio. Oggi coesistono pacificamente diverse etnie che si rispettano (o forse si sopportano) a vicenda.
Nel nord-est del Paese è numerosa e preponderante la comunità di etnia turca rappresentata anche in Parlamento. Gli zingari invece sono sparsi per tutto il paese. Benestanti sono considerati i turchi mentre gli zingari sono ai margini della società. In mezzo ci stanno i bulgari che non hanno ragioni per ridere.
Da queste parti gli zingari lavorano tutti (o forse sono costretti): una parte di essi è dedita al commercio di scarpe, vestiario, ferro, oro, telefonini, orologi e merci d'incerta provenienza, l'altra fa tutti i lavori più pesanti e "merdosi" che i bulgari lasciano volentieri a loro.
Al mio amico Stoyan dico sempre: "Siete proprio troppo forti, siete riusciti a far lavorare gli zingari", e lui mi risponde: "Perché non siamo razzisti, lo vedi, tutti i migliori lavori li lasciamo a loro". I cimiteri sono a volte misti altre volte separati, ognuno con il suo Dio, mezzaluna da una parte, croce dall'altra.
Sono rimasto stupito quando ho accompagnato il mio amico al cimitero di Mokrishte. Andava a trovare i parenti portando un mazzolino di fiori, quattro candele e due bottiglie, una di vino e una di rakia. I cimiteri sono molto poveri e semplici, le bare vanno tutte nella nuda terra e non esistono cappelle o fornetti come in Italia. Ogni defunto ha una lapide con il nome, quattro righelli di granito formano un rettangolo ad indicare la posizione della bara dinanzi alla lapide. Dopo qualche minuto di preghiera Stoyan depose vicino alla lapide dello zio il mazzo di fiori, accese le candele e le conficcò sulla terra per farle stare dritte, poi prese la bottiglia del vino e ne versò una parte sulla tomba, la stessa cosa fece con la bottiglia di rakia, quindi accese una sigaretta e la poggiò sul bordo della lastra. Io guardavo con estrema curiosità e lui mi spiegò che era usanza portare ai morti quello che avevano apprezzato in vita. Nel caso specifico lo zio era un fumatore e beveva sia vino che rakia.Quando sono arrivato a Pazardzhik tenevo in pectore il progetto di portare in Bulgaria il vino italiano. Avevo preso accordi con un paio di cantine che avrebbero appoggiato e facilitato questo progetto. Ben presto mi resi conto che questo era un Paese che da parecchi anni esportava il suo vino. Da Billa (la GS di Pazardzhik) trovai una grandissima varietà di vini bulgari rossi e bianchi che cominciai ad assaggiare uno alla volta. L'Italia è patria dei vini, non è quindi possibile fare paragoni. Devo però ammettere che anche la Bulgaria ha dei buoni vini e alcuni di questi sono pregevoli. Confrontando i prezzi mi sono reso conto che sarebbe stato arduo essere concorrenziali, tenuto conto anche delle tasche dei bulgari, per cui ho abbandonato quasi subito il progetto.
In Italia conosciamo tutti molto bene il "filu 'e ferru", la grappa casareccia sarda che distillano i contadini, tenuta appunto sotterrata col filo di ferro perché illegale (illegale sta "perché non paga la tassa sugli alcoolici") ma molto buona. Ebbene, in Bulgaria "illegale" non esiste perché tutti possono liberamente distillare la grappa per le proprie necessità. Si porta a fermentazione la vinaccia o la frutta e quando è pronta si porta alla distillazione (regolarmente autorizzata), si pagano dai cinque ai 10 leva e si portano a casa anche 100 litri di rakia (la grappa bulgara). Inizialmente ho pensato che fosse una distillazione cumulativa per più famiglie, ma dovetti ricredermi presto. Qui si fa sul serio e la rakia fa parte della tavola di quasi tutte le famiglie bulgare.
L'estate è la stagione dei funghi e io ne sono ghiottissimo. In Bulgaria dovrebbero trovarsene tanti perché è molto boscosa. Vado a cercarli al mercato ma lì trovo solo funghi champignon coltivati. Chiedo notizie a Stoyan che mi risponde che al mercato non li troverò mai perché vengono tutti esportati. Al mercato i porcini (manatarki) o gli ovuli non li vendono perché costerebbero dieci leva al chilo (cinque euro) e nessuno li comprerebbe. Si possono trovare solo nei ristoranti.
Tosco, un amico di Stoyan, che è responsabile in una ditta che esporta funghi in Germania, ci porta a visitare il capannone dove vengono lavorati e conservati i funghi che arrivano. Tonnellate di funghi di ogni specie che puliscono, incassettano, seccano e spediscono. I più pregiati sono venduti in Italia Francia e Germania a otto leva al chilo. Sempre sul posto operano altre industrie che lavorano i funghi sott'olio con gli aromi ordinati da acquirenti italiani. Quanti funghi nostrani mangiamo noi in Italia? Pochi, rispetto ai tanti che arrivano sicuramente dalla Bulgaria. Ma i funghi come sono? Posso dire che sono non buoni ma buonissimi e non hanno niente da invidiare ai tanto osannati funghi calabresi. Hanno solo un difetto: costano pochissimo all'importatore che poi li rivende ai prezzi di mercato in Italia.
Se da una parte si esporta dall'altra invece si importa. Chiunque si soffermi a qualsiasi posto di frontiera resterà meravigliato nel vedere quante bisarche cariche di automobili usate arrivino in Bulgaria. A Sofia c'è un'immensa area che accoglie usato di ogni tipo e cilindrata che arriva da tutta Europa ma in particolare da Germania e Italia. Qui l'acquisto di automobili nuove, anche a rate, è riservato ancora a pochi eletti. Il problema Euro 1-2-3-4 ancora non esiste.
Dopo venti mesi trascorsi a Pazardzhik rimane ancora un mistero la domanda che mi pongo. Dal lunedì al venerdì passeggiando per la città (come tutti i pensionati) mi accorgo che i caffè sono tutti pieni e in strada a qualsiasi ora c'è una marea di gente, ma proprio tanta, che va in giro come me. I negozi e gli uffici sono aperti, quindi sicuramente qualcuno lavora. Ma se sommiamo tutti coloro che stanno in giro a quelli che stanno a casa (resterà pure qualcuno a casa!) ecco che sorge spontanea la domanda alla quale non trovo risposta: ma a Pazardzhik quanti sono a lavorare?

lunedì 28 gennaio 2008

Bulgaria: usi e costumi - 2

Arrivo a Pazardzhik dopo un viaggio in auto e nave passando per la Grecia il 12 giugno 2006. Sono trascorsi ormai 20 mesi. Avevo deciso di venire a trascorrere il resto della mia vita in Bulgaria non appena mi fossi liberato degli ultimi appigli che mi tenevano ancora legato all'Italia. Sapevo che con la sola mia pensione in Italia non avrei avuto possibilità di sopravvivenza decente per me e la mia compagna. Conoscevo amici che sicuramente mi avrebbero aiutato a superare il primo impatto con la nuova realtà, tuttavia era sempre un'incognita da scoprire. Oggi posso dire con certezza che ogni titubanza è stata superata. Pur trovando usanze e costumi a volte molto dissimili dai nostri sono riuscito poco per volta a integrarmi, per cui sicuramente la Bulgaria è diventata per me la seconda patria.
Pazardzhik, città di circa 60.000 abitanti, al centro di una grande pianura circondata in lontananza da monti che cominciano a innevarsi a ottobre, è stata fino al 1989 un prospero centro industriale. Con la caduta del regime comunista è andato tutto a puttane. Rimangono a testimonanza dell'antica industriosità le ciminiere visibili da lontano e decine e decine di grandi fabbricati manifatturieri abbandonati e in disuso. Adesso c'è rimasta solo una cartiera. Si vive di commercio e di agricoltura, pur essendo abbandonata anche la campagna. La struttura cittadina è formata dai soliti blok (orrendi palazzoni di 12-13 piani), palazzine di quattro-cinque piani, abitazioni singole pianoterra o a un piano con orto annesso (in Bulgaria ce ne sono tantissime), il centro dove si può godere la vista anche di una gradevole linea architettonica, e le nuove costruzioni che sorgono come funghi un po' ovunque abbattendo anche vecchi fabbricati fatiscenti. Gli architetti sono molto bravi perché i nuovi edifici sono veramente belli e costruiti con gusto e fantasia.
Bulgaria e Grecia credo siano le uniche nazioni della Comunità Europea che non hanno l'alfabeto latino. La Bulgaria ha il cirillico. Ma per me non è stato un grosso ostacolo perché riuscivo a leggerlo discretamente già prima di partire dall'Italia. Tra la lettura dell'alfabeto e la conoscenza della lingua, tuttavia, c'è un abisso, per cui dopo venti mesi capisco ancora molto poco e ricordo ancor meno le parole. Mi auguro che il padreterno mi dia il tempo di imparare anche questa lingua.
Pazardzhik si può definire una città commerciale. E' strapiena di negozi dove si trova di tutto. La maggior parte è allocata in vecchie strutture che però poco per volta vengono rinnovate. La prima cosa che balza agli occhi è la quantità di farmacie ed edicole di giornali che mi sembra sproporzionata al numero di abitanti. Qui i farmaci si pagano quasi tutti ma costano molto meno che in Italia (quasi ovvio visti gli stipendi). Le edicole di giornali sono dei chioschi in ferro grandi poco più di un metro quadrato che sorgono un po' ovunque.
La città è piena di questi piccoli chioschi dove si vende di tutto: frutta, alimenti, tabacchi, pop-corn e dolcetti fatti sul posto, caffè, casalinghi e altro.
La caratteristica della città è il verde. Qui non esistono strade che non siano alberate e piccole fette di verde sono distribuite un po' ovunque anche nel centro cittadino dove abbondano ampi spazi e grandi piazze.
A Pazardzhik, come in tutta la Bulgaria, non esiste il bar dove andare a fare colazione o prendere il caffè e scappare. Qui il "caffè" è luogo di aggregazione dove comodamente seduti si consuma al tavolo conversando e ascoltando musica (generalmente, purtroppo, rockettara e ed alto volume). I locali sono tantissimi e tutti molto belli e spaziosi. D'inverno tavoli dentro e d'estate tutti in strada. Abbondano anche i ristoranti dove trovi buona cucina e ricchi menù. Il pesce, almeno da queste parti, è tutto surgelato. Si può trovare pesce fresco d'acqua dolce nei ristoranti vicini ai laghi.
Sto scrivendo alla rinfusa, così come i ricordi che man mano affiorano alla mia mente.
Quando sono arrivato a Pazardzhik il mio amico Stoyan, pur essendo il mese di giugno con un caldo eccezionale, mi preparava al futuro inverno invitandomi a munirmi di scarponi e stivali per la neve perché avremmo potuto raggiungere dai dieci ai venti gradi sotto zero.
L'anno scorso è stato uno degli inverni più caldi in tutta Europa per cui non è arrivata né neve né freddo. L'ho preso in giro per tutto l'anno. "Volevi terrorizzarmi, eh?". "Aspetta, aspetta, vedrai e sentirai!". Aveva ragione, me ne sono accorto quest'anno. La prima nevicata si è vista il 15 dicembre subito seguita da un'altra più copiosa e la temperatura è scesa a meno 15°C. Porca miseria, era vero! Gradatamente dovrò abituarmi anche al surgelato; si spengono i frigoriferi e si accendono i termosifoni. Qui si va avanti ancora con le stufe a legna o a carbone, che, bisogna dire, sono molto efficienti. Fino ad oggi ai bordi delle strade resistono cumuli di neve ghiacciata. Però, nonostante i prevedibili disagi che crea, per me che non la vedevo da tanto tempo, è stata una sorpresa gradita. Sognavo addirittura Babbo Natale che arrivava con la slitta!
Proprio al centro della città si trova il mercato ortofrutticolo all'aperto, circondato tutt'intorno da altri banchi di vendita tipo Via Sannio a Roma gestiti dagli zingari.
Fatta eccezione per la frutta si trovano soltanto prodotti orticoli stagionali locali. Non sono conosciuti carciofi, finocchi, radicchio, rucola, cicoria e tante altre insalate che crescono da noi. Si trovano però magnifici cetrioli e cetriolini che sono consumati tutto l'anno anche sott'aceto. A differenza dei nostri, difficili da digerire, questi vanno giù senza problemi e sono molto più buoni. Abbondano anche pomodori, verza, zucche e zucchine, melanzane, cipolle, patate, porri, e un'infinità di spezie che qui sono molto usate. I prodotti locali sono tutti molto buoni. Sui banchi di vendita si vedono anche bottiglie di vino e di rakia casarecci e lardo di maiale preparato artigianalmente di sapore eccezionale, che non ha nulla da invidiare al nostro Colonnata. Mentre non ci sono molte varietà locali di formaggio, che usano soltanto a pasta molle o a caciottine, qui impera lo yogurt e la feta (sirenè, non dire "feta greca" perché si incazzano), ambedue prodotti eccezionali molto usati anche in cucina. E non si può dimenticare l'insalata russa che è una cultura: la trovi ovunque in decine di varietà tutte gustosissime. Se ne consumano quantità industriali. (continua)

venerdì 25 gennaio 2008

I voli della speranza

Forse ho dormito due ore. Mi alzo alle 2,45 del mattino, dopo mezz'ora sono già in strada, dieci minuti riscaldamento motore e poi via a prendere Stoyan. Via un corno, sono avvolto dalla nebbia che non dà possibilità di vedere oltre sei-sette metri. Da Pazardzhik a Mokrishte, due chilometri in venti minuti. Alle sei Stoyan e Seska devono prendere l'aereo della Wizz Air che da Sofia porta a Roma. Guida Stoyan che ha ancora gli occhi buoni e dopo 45 minuti imbocchiamo l'autostrada (15 chilometri). Siamo preoccupati di non arrivare in tempo, invece alle 5,30 eccoci all'aeroporto. E qui comincia, anzi continua l'avventura.
I
chek-in sono tutti chiusi, tutt'intorno gente che gira a vuoto o guarda in giro con aria interrogativa. Il quadro delle partenze mostra voli in ritardo e cancellati. Alle Informazioni ci dicono di avere pazienza perché il volo porta ritardo. In effetti fuori la nebbia è ancora fittissima. Dopo 2 ore stessa situazione. Siamo al vecchio terminal 1 dell'aeroporto. Da qui partono i voli al risparmio delle compagnie minori e al risparmio è lo spazio per chi aspetta di imbarcarsi.
Verso le 10 inizia la chiamata per i passeggeri che vanno a Manchester ed Edimburgo. Wizz Air per Roma sempre in ritardo. Mentre giro a vuoto per la
hall un signore mi chiede in italiano se vado a Roma. Toh, un italiano. Rispondo che sto accompagnando degli amici bulgari e che io non parto perché risiedo in Bulgaria. Conversando mi dice che abita a Nettuno, rispondo che a Nettuno c'è la tomba dei miei genitori. Domando a lui il motivo per cui è venuto in Bulgaria e mi dice che non è italiano ma bulgaro ma che vive da dieci anni in Italia. Parla così bene che pensavo fosse italiano. Tra nove anni parlerò così il bulgaro? Ne dubito molto. Comunque l'italo-bulgaro è imbufalito perché il suo viaggio è già stato rimandato due volte dalla Wizz Air e teme che questa possa essere la terza.
Adesso l'ingresso e la
hall non riescono più a contenere i (forse) partenti, è tutto un bivacco. Il terminal 2 dove partono gli aerei di linea è invece tutt'altra cosa, costruito per il futuro e futuristico anche nell'architettura. Lentamente gli inglesi passano ma continua ad arrivare gente in partenza per altre destinazioni. Sono rimasto impressionato dalla presenza di tanti inglesi che credo abbiano fatto della Bulgaria il paese preferito per le loro vacanze e per la residenza. La maggior parte di essi ha gli sci come bagaglio aggiunto, evidentemente scelgono le montagne bulgare per le vacanze invernali e penso che alla base ci siano i prezzi concorrenziali rispetto ad altri paesi. Qui addirittura hanno creato un villaggio. Sono i precursori di tanti altri europei che poco per volta scopriranno le bellezze della Bulgaria e il costo della vita accettabile.
Alle 11 vado con Stoyan in città a fare rifornimento per il pranzo. In aeroporto un caffè costa 3 leva ed è (soprattutto) imbevibile. Torniamo dopo mezz'ora: 5 panini 3 caffè 4 bottigliette di aranciata fanta per 13,50 leva totali, in aeroporto ne avremmo spesi 50. Facciamo colazione-pranzo al sacco tra uno spintone e l'altro. Alle 12,30 apre finalmente il banco del check-in per Roma. Saluto i miei amici già in fila e ritorno a Pazardzhik. All'arrivo telefono per assicurarmi che tutto vada bene e Stoyan mi risponde che l'aereo è in partenza per le ore 13,30. Tiro un sospiro di sollievo, era ora! Ho affidato a Stoyan due stinchi di maiale al forno e una bottiglia di vino da consegnare ai miei amici a Roma che già li stanno pregustando. Tra due ore li avranno a casa.
Alle 8 di sera Stoyan mi telefona per avvisarmi che finalmente è arrivato a casa. La voce è stanca e assonnata. Rimango meravigliato: "Come sarebbe, stai scherzando? Sei partito alle 13,30!". "Dovevamo partire! C'è stato un allarme bomba sul nostro aereo e siamo arrivati adesso". "Ma vaff... stai scherzando!". "Fai come credi, adesso ti lascio perché sono stanco morto".
Il giorno dopo i giornali bulgari danno notizia di un allarme-bomba su un volo in partenza per Roma; era il volo del mio amico. Tratte le ovvie conclusioni, sono scoppiato in una grande risata. Con duecento euro andata e ritorno Sofia-Roma per due persone, vuoi ancora di più? Basta sapersi accontentare!

Ce l'ha fatta!

Roma - 24 gennaio 2008, ore 20,43: si è spento in Senato il governo Prodi. Grazziaddio!!

Doveva, secondo lui, governare cinque anni, è durato soltanto ventuno mesi. Grazziaddio!!
Bamboccioni, uscite finalmente da casa, Padoa Schioppa è schioppato!!
Lo vedi, Italia? Alla fine, anche tra le disgrazie più funeste, riesci sempre a rialzarti.
Cerca di ripartire però col piede giusto, perché i velenosi ragnetti rossi stanno sempre appostati dietro l'angolo pronti a ritessere le loro malefiche trame per avvilupare gli italiani.
Stasera ho offerto da bere a tanti amici bulgari brindando con loro. Loro non sapevano il motivo della mia gioia, forse domani capiranno...
Auguri, Italia! Ad maiora...

giovedì 24 gennaio 2008

Una gita estiva



Una delle località più rinomate della Bulgaria è la Valle delle Rose. Così di buon mattino partimmo per scoprire questi luoghi. Imboccammo l'autostrada (l'unica) che da Sofia, passando per Pazardzhik porta a Plovdiv fino a Stara Zagora. Qui l'autostrada per il momento finisce. Un giorno arriverà fino a Burgas, adesso ci accontentiamo così. L'Unione Europea sta già intervenendo con corposi aiuti perché fervono ovunque lavori stradali con cartelli indicanti il contributo europeo. L'autostrada, a due corsie più quella di emergenza, non si paga. In cambio in Bulgaria, gli automobilisti che escono dalla propria provincia debbono acquistare la venetka che può essere settimanale mensile o annuale, in questo modo possono circolare tranquillamente per tutto il Paese: una specie di bollo di circolazione italiano.
Da Stara Zagora, continuando diritti si arriva a Burgas. Noi andammo a sinistra verso Kazanlak che è la città al centro della Valle delle Rose. Cos'è la Valle delle Rose?
Non molti sanno che la Bulgaria ha la più grande coltivazione di rose, essendo arrivata fino al 90 per cento della produzione mondiale. Peccato per noi essere in quei luoghi nel mese di agosto. Qui nei mesi di aprile e maggio si può ammirare un paesaggio incantevole fatto di colori rosa, bianco, rosso e si sente nell'aria un'intensa fragranza di rosa e di lavanda, queste sensazioni accompagnano il viaggiatore per chilometri e chilometri da Kazanlak a Kalofer Karlovo Sopot. Kazanlak dà il nome alla rinomata "Rosa di Kazanlak".
Questa coltura dà ricchezza e benessere a tutto il territorio perché da essa si distilla l'essenza di rosa che poi viene usata nel campo della cosmetica, della medicina e dell'alimentazione. Le più grandi aziende cosmetiche del mondo acquistano qui l'essenza di rosa; nella medicina sono oggi usate per le acclarate proprietà terapeutiche, mentre nell'alimentazione si producono liquori e confetture dal gusto delicatissimo e unico. Della bontà di queste confetture ne sa qualcosa il mio amico che ha fatto incetta di barattoli da portare in Italia.
A Kazanlak si trova anche un capolavoro di mirabile fattura, la
Tomba Tracia, le cui pareti e il cielo sono affrescate da stupendi dipinti ben conservati e colorati che illustrano scene di guerra e di vita quotidiana. Per visitarla bisogna prima indossare dei camici perché l'ambiente è tenuto asettico, deumidificato e a temperatura costante di 22 gradi. L'ingresso costa 20 leva che per la Bulgaria è un botto. Siamo andati a pranzo in un ristorantino vicino al museo dove abbiamo mangiato alla grande con una modestissima spesa, abbiamo conversato in inglese con una dolcissima fanciulla, Lora, che ci serviva le portate e ci siamo alzati un attimo prima che nascesse un idillio tra lei e Valerio, figlio quindicenne dei miei amici.
A quattro chilometri da Kazanlak sulla strada per il monte Stara Planina si intravvedono già da lontano le cupole dorate del tempio di Scipka, eretto alla memoria dei soldati russi che combatterono e morirono per la liberazione della Bulgaria dai turchi(si sono poi ripagati largamente occupandola per 45 anni). La struttura architettonica è monumentale, sovrastata da cinque cupole dorate che il turista scorge tra gli alberi da grande distanza. Nella cripta c'è curiosamente una parte dalla quale si può parlare come fosse l'orecchio di Dionisio di Siracusa. Sempre proseguendo si raggiunge la vetta sulla quale, salendo circa duemila scalini, si trova il mastodontico Monumento alla Libertà. Da lì si gode una vista che lascia senza respiro: in una bella giornata si può ammirare il panorama di mezza Bulgaria ai propri piedi.
Si ritorna a casa passando per Kalofer, città di Hristo Botev, poeta e patriota nella lotta ai turchi. Poi si raggiunge Karlovo, città natale di Vasil Levski, eroe nazionale per eccellenza, che organizzò la rivolta bulgara contro l'impero ottomano. A lui in Bulgaria sono intestate moltissime strutture a cominciare dall'Università ai teatri per finire allo stadio o alla prima squadra di calcio di Sofia. Subito dopo si arriva a Sopot, antica città natale di Ivan Vazov, padre della letteratura bulgara moderna. La zona di Sopot è anche nota per il
Misket, varietà d'uva e di vino molto apprezzata.
Superata Sopot arriviamo tutto d'un fiato a Pazardzhik. E' trascorsa nel migliore dei modi una giornata densa di conoscenze e scoperte che anche e soprattutto i miei amici hanno apprezzato. Adesso anche loro sanno che anche qui è Europa (forse di serie B ma con tanta voglia di arrivare in A).

martedì 22 gennaio 2008

"Emigranti" italiani all'estero





Non ce la faccio, non riesco proprio a lasciarmela alle spalle. Parlo dell'Italia. Sono arrivato in Bulgaria deciso a dimenticare o quanto meno allontanare problemi e spettri che negli ultimi anni avevano accompagnato la mia vita in Italia. In parte ci sono riuscito per quanto riguarda le mie vicissitudini personali. Quello che mi fa incazzare e mi rattrista e non riesco a mandare giù sono le vicende italiane.
Mia madre, buon'anima, diceva sempre a proposito dell'amore: "L'amuri è amuri, nun è brodu di ciciri..." (L'amore è amore, non è brodo di ceci). E siccome l'amore mio per l'Italia, purtroppo per me, non è brodo di ceci, allora annichilisco quando in televisione sento quello che succede nel mio Paese (con la parabola si vedono tutte i canali rai e mediaset).
Abbiamo messo in piazza, al ludibrio del mondo intero, l'incapacità della classe politica a risolvere problemi che esistono ancora solo nel terzo mondo! Mi riferisco in particolar modo alla pattumiera d'Italia chiamata Campania. Si inorridisce nel vedere quelle migliaia di tonnellate di rifiuti per le strade che arrecano incalcolabili danni alla salute, al commercio, al turismo, nonché all'immagine di una delle più belle regioni d'Italia. Siamo diventati zimbello d'Europa. In tutto questo caos nessun amministratore locale, governatore, sindaco, assessore, o nazionale, tipo il ministro dell'ambiente, ha benché minimamente pensato a dimettersi, anzi con protervia e tracotanza vi sono rimasti ancor più abbarbicati per (a loro dire) dare il loro contributo per uscire da questa emergenza. E da che cosa è causata questa emergenza se non dal loro malgoverno? VERGOGNATEVI!
Da venti secoli Roma è la residenza papale e culla del cristianesimo. Qualsiasi nazione nel mondo vorrebbe avere questo privilegio e questa fortuna, se non per ragioni di fede sicuramente per motivi turistici, visti i visitatori che il carisma del Papa porta alla città. Da noi invece cosa succede? Mettiamo alla berlina e contestiamo con beceri cartelli l'annunciata visita di Ratzinger all'apertura dell'anno accademico dell'Università La Sapienza.
Ma a chi potrebbe far male quest'uomo? Non ho mai sentito dalla sua bocca altro che parole d'amore e di pace per il mondo, fraternità e tolleranza tra religioni e popoli, giustizia ed eguaglianza. Si può credere o non credere, ognuno è libero con la sua coscienza, si può dissentire o contestare, ma si deve impedire che un'intera nazione rimanga ostaggio di un centinaio di nostalgici imbecilli sessantottini tra docenti e discenti, docenti che non potranno mai insegnare nulla di buono se non plagiare quel centinaio di pecore discenti, perché il primo insegnamento nella scuola e nella vita dovrebbe essere il rispetto per le opinioni altrui e non la tracotanza e la protervia di imporre le proprie. A tutto questo aggiungendovi un governo o inetto o connivente che lascia fare, apprestandosi a biasimare il comportamento dei "sapientoni" solo dopo la rinuncia del Papa alla visita. VERGOGNIAMOCI!
Sì, perché agli occhi del mondo è rimasta coinvolta tutta l'Italia in questa vergogna, attutita soltanto la domenica successiva in piazza San Pietro dall'affetto e solidarietà al Papa di oltre duecentomila persone.
E mentre sono ancora infuriato per questi misfatti arriva la notizia che Mastella si è dimesso. Già questa parola mi rasserena perché in Italia è misconosciuta. Bravo, muoia Sansone con tutti i filistei. Ma anche lui, per dimettersi, doveva essere toccato così vicino negli affetti? Avrebbero avuto più valore le sue dimissioni, se l'avesse fatto prima di essere stritolato dalla magistraturcrazia e dai propugnatori di una dottrina che dopo aver fallito in tutto il mondo riesce a sopravvivere solo in Italia.
Io continuo a vivere in Bulgaria, un paese, credo, finalmente bonificato che ha sotterrato questa dottrina e che spera, dopo essere stato derubato della democrazia per cinquant'anni, di recuperare lentamente il tempo perduto. E io ci credo.
Qui Bulgaria, coraggio Italia! Ce la farai. Gli "emigranti" italiani all'estero ti sono tutti vicini.

domenica 20 gennaio 2008

Bulgaria chiama Europa










Per una vita mi sono sempre chiesto come in Italia ci si possa lamentare di star male: il costo della vita cresce sempre di più (benzina, luce, gas, sigarette, caffè e tutto il commestibile in genere), gli stipendi sono i peggiori d'Europa (quella occidentale), le tasse e i balzelli aumentano a tutti i livelli (stato, regione, comune). Tutto questo è sacrosantamente vero.
Ma guardandomi intorno vedevo ovunque nuove automobili, telefonini ultima generazione in mano a ragazzi, negozi di elettronica sempre pieni alla ricerca dell'ultima novità, ristoranti, pizzerie e discoteche affollate, settimane bianche solo se prenotate in tempo, caffè e annessi sono sacrosanti, manifestazioni sportive e canore al top. Qui si respira opulenza ovunque.
Eppure tutti si lamentano. In effetti è difficile arrivare a fine mese. Una volta pagate le spese fisse, il mutuo, i prestiti, rimane ben poco per la sopravvivenza, bisogna continuamente inventarsi qualcosa o bussare alla cassa dei vecchi genitori. Sì, perché i vecchi genitori, pur non avendo rendite nascoste o pensioni d'oro, il loro gruzzoletto riescono sempre a metterlo da parte.
Sono certo che se gli stipendi fossero solo in mano agli anziani i soldi basterebbero e resterebbe qualcosa per il "non si sa mai". Vuole essere questa una difesa degli anziani? No, semplicemente una constatazione. Questi anziani che hanno conosciuto tempi molto peggiori degli attuali sanno accontentarsi di quello che passa il convento, perché temprati da eventi peggiori. Le nuove generazioni non si accontentano più di nulla, navigano nell'impossibile e nel fatuo, per cui tutto quello che il mondo offre bisogna averlo. Si dice sempre "Il futuro è dei giovani"... se questo è futuro!
Bisognerebbe tornare al risparmio, ma questo costerebbe qualche sacrificio che oggi non si vuole più fare, e il sacrificio non sarebbe neanche molto gravoso. E' uscito l'ultimo modello di televisore... me ne frego, mi tengo quello che ho; l'ultimo modello di cellulare pacchetto foto video internet ecc. ... me ne frego, ho già il cellulare; l'auto nuova ... pazienza, la farò appena sarò in grado di pagarla (adesso si paga solo dopo otto anni di rate), al ristorante questo mese no, magari il prossimo...
Ho un cellulare di alcuni anni fa che vale sì e no 30 euro, ebbene, con questo cellulare telefono e mando sms come quello di 700 euro, incredibile no? Sì, ma quello fa anche le foto, embè?... per questo ho la fotocamera digitale. Ho anche una vecchia Tempra con impianto a gas che dopo aver fatto più di 300mila km. ancora va, non va a 150 o 180 all'ora, ma a me va bene anche questo... mi evita di andare a suicidarmi il sabato sera.
Ci sarà mai un giusto equilibrio? Non lo so. Certamente tra capitalismo e comunismo ho scelto il primo che ritengo più adatto alla convivenza fra i popoli, ma il capitalismo invariabilmente crea consumismo consumismo consumismo, è un cane che si morde la coda. Per me...
mala tempora currunt.
Direbbe Di Pietro "e che ci azzecca tutto questo con la Bulgaria"?
Ci azzecca perché l'anno scorso sono venuto a risiedere in Bulgaria dove ancora si può vivere decentemente con una pensione inferiore a mille euro.
Il problema è nato da gennaio 2007 quando anche la Bulgaria è entrata nell'Unione Europea. Anche qui grandi feste per l'evento che secondo gli esperti e i governanti porterà benessere e lavoro al Paese. E sicuramente, nel tempo sarà così; nel frattempo in un anno c'è stata un'inflazione superiore al 12%, con un aumento di prezzi sicuramente non previsto. Me ne sono accorto pure io, purtroppo, pensa i bulgari.
Qui la media degli stipendi mensili va da un minimo di 90 fino ad arrivare a 200 euro. Mentre le merci d'importazione hanno sempre i loro prezzi di mercato i prodotti locali costano ancora poco ma aumentano anch'essi. Mi chiedo cosa potrebbe accadere quando anche qui, entrando in vigore l'euro come moneta unica, i prezzi dovessero raddoppiare come
è successo in Italia, perché anche qui il leva è esattamente la metà dell'euro. Se i commercianti bulgari dovessero fare i furbi come gli italiani, penso succederebbero delle insurrezioni, perché l'unica cosa buona ereditata dal comunismo è la casa anzi i
blok (chiamarle case è un eufemismo). Chi arriva a Sofia in aereo, percorrendo la strada che porta in città, viene assalito da mostri orrendi di quindici piani la cui vista lascia sconcertati: il serpentone di Roma è un palazzo di lusso. Molti che vivono nei paesini oltre la casa hanno anche l'orticello.
Non so come i nuovi governanti bulgari gestiranno l'ingresso nell'euro, certamente non sarà facile anche perché nei negozi si trova di tutto e di più e di conseguenza quello che oggi si guarda con gli occhi domani si vorrà acquistarlo. Ho l'impressione che lo
status symbol per adesso sia fermo al cellulare. Tutti cercano l'ultimo modello. Come lo pagano? Anche qui entrano in azione le rate dei leasing. Basta avere una busta paga. Anche qui caffè e ristoranti pieni, campagne abbandonate, fabbriche dismesse. Però noto che la gente generalmente è abbastanza tranquilla, forse per adesso paga del risultato della caduta del regime comunista. (A questo proposito mi è rimasta impressa la risposta di nonno Boicio alla mia domanda se si vive meglio adesso che sotto la dittatura comunista: "Hanno ucciso il nostro Paese per quarantacinque anni").
Mi auguro di sbagliare, ma anche i bulgari stanno iniziando a conoscere capitalismo e consumismo, mi auguro per loro che non ne debbano pagare i risvolti negativi, perché la strada mi sembra quella. Con una piccola differenza rispetto all'Italia: qui gli anziani hanno generalmente una pensione che va da 40 a 75 euro e niente risparmi.
Parleremo ancora di Italia-Bulgaria? Certamente sì, tantissime cose ancora sono da dire e poco per volta le scopriremo...

sabato 19 gennaio 2008

Bulgaria: usi e costumi - 1




A proposito di Bulgaria. Ormai è quasi un anno e mezzo che ci vivo e giorno dopo giorno cerco di abituarmi e adeguarmi ai loro costumi e alla loro cucina. Certo per un italiano non è proprio semplice, specialmente per quanto riguarda la cucina. Quello che abbiamo e sappiamo fare noi davanti ai fornelli è cosa risaputa nel mondo come italian style, però ogni popolo ha le sue tradizioni e dalla gente più povera spesso escono i migliori piatti. E' successo del resto anche a noi con i piatti della cucina contadina, perché è ovunque vero il proverbio "contadino scarpe grosse e cervello fino".
Caratterialmente sono una persona che si adatta un po' a tutte le situazioni e agli eventi della vita, per cui non mi è stato difficile adattarmi ai loro piatti e al modo di mangiarli. Sì, perché si inizia a mangiare sempre o quasi con favolose insalate fatte in tutti i modi e in tanti gusti presentate in maniera tale che le divori già con gli occhi. Si mangia rigorosamente senza pane bevendo un buon bicchiere di rakia (la nostra grappa).
La carne bovina qui è quasi sconosciuta (con i prezzi odierni forse tra breve sarà così anche in Italia). La carne regina è quella suina che è buonissima ed è cucinata in mille modi, subito dopo viene il pollo. Amici che sono venuti a trovarmi, dall'iniziale scetticismo sono passati all'ammirazione. Adesso si può mangiare anche il pane innaffiando le pietanze o con birra (ottima quella bulgara) o con vino bulgaro. Certamente l'Italia è la patria del vino, ma forse pochi sanno che anche qui ci sono ottimi vini a prezzi bulgari. Per i dolci c'è l'imbarazzo della scelta e per ultimo arriva (per noi) la nota dolente: il caffè, perché lo fanno lungo una quaresima e se lo vuoi normale glielo devi dire prima: mauko mauko (poco poco). Il caffè e le macchine sono quasi tutte italiane, cambia il modo di farlo.
Uno degli amici italiani ancora adesso cerca in Italia una varietà di pomodori rosa che si ricorda aver mangiato da ragazzo, perché a suo dire non ne ha mai mangiati di così gustosi e un vino bianco a tredici gradi che è un nettare degli dèi (Tcherga).
Inizialmente mi sembravano tutti matti. Cominciano a mangiare con queste insalate bevendoci sopra rakia, ma come si fa? Adesso posso dire non solo che si può fare ma va anche molto bene, provare per credere.
Una cosa ancora mi riesce difficile: capire quando dicono no e quando dicono sì. Per noi italiani quando dialoghiamo abbassiamo la testa per dire e muoviamo il collo da sinistra a destra per dire no. I bulgari fanno esattamente l'opposto. Mi succede ancora adesso di chiedere qualcosa in un negozio e sentirmi rispondere dal negoziante ne mentre abbassa la testa e io rimango ancora lì ad aspettare qualcosa che non ha mentre vado via quando li vedo muovere il collo e sentirmi dire da. Un giorno o l'altro dovrò abituarmi anche a questo.

venerdì 18 gennaio 2008

Pensioni e problemi connessi


Perché "Italia-Bulgaria solo andata"?
Quando mi sono reso conto che in Italia con la pensione sarei riuscito a malapena a pagare l'affitto, ho pensato bene di guardarmi intorno. Amici bulgari mi hanno convinto che con la mia pensione in Bulgaria avrei fatto il signore (o quasi). Così non ci ho pensato due volte e prese le cosiddette armi e i cosiddetti bagagli sono partito alla scoperta dei bulgari e della Bulgaria.
Prima di me l'hanno fatto tanti altri italiani nelle stesse mie
condizioni. Riviviamo l'emigrazione anni '50 al contrario. Allora cercavamo paesi ricchi dove poter vivere meglio sfruttando le nostre attività lavorative oggi cerchiamo paesi poveri dove poter vivere meglio la fine del nostro ciclo produttivo.
Non faccio il signore (siamo in due, io e la mia compagna) ma riesco a vivere decentemente e decorosamente togliendomi anche qualche sfizio.
Consiglio tutti coloro che si trovassero nelle stesse condizioni di fare un pensierino alla Bulgaria. Qui si spende ancora molto poco rispetto all'Italia, si trova di tutto o quasi per chi può e vuole fare acquisti, sono caduti tutti i pregiudizi sulla Bulgaria ante 89, cercano in tutti i modi di integrarsi nell'Unione Europea, la gente è meravigliosa, ci sono posti bellissimi da visitare (cercherò di giorno in giorno di accludere una foto), si mangia bene, si vive ancora a dimensione umana: cosa si può desiderare di più?
Ecco il perché del biglietto di sola andata. Se mi venisse voglia un giorno di fare il turista c'è sempre la possibilità di staccare un biglietto "Bulgaria-Italia andata e ritorno".

giovedì 17 gennaio 2008

Un giorno dopo l'altro

UN GIORNO DOPO L'ALTRO
Noia, noia triste
di un giorno che passa
lento, ma non si ferma,
sempre inesorabile,
a corroderti dentro, poco a poco
in uno stillicidio.
Tutta una lunga giornata
a lavorare
dalle prime luci al tramonto.
E poi? Poi dormire
per ricominciare il giorno dopo
a vivere
la stessa vita, le stesse cose,
vedere le stesse persone,
che se le guardi bene
son tutte come te, gli occhi
infossati, lo sguardo morto
alla vita alla natura
alla bellezza delle creature di Dio.
E ti ritrovi un giorno
che verrà presto, vecchio
incapace e non potrai
raccontare ai nipoti
altro che della vita vissuta.
Quale vita?
Quella trascorsa sempre
legata allo stesso carro
del quale ti sei potuto
giammai liberare,
stretto sempre in pastoie,
con i paraocchi,
per non vedere
le meraviglie create per te?
E dentro, odii
coloro che queste cose
le hanno da sempre
e non le vedono.
Quando potrai aspirare
anche tu a una vita simile
sarà senz'altro troppo tardi:
sarà solo il giorno in cui
chiuderai gli occhi alla vita
per avere finalmente un po' di pace.




Non sono un poeta. Questa forse è l'unica poesia scritta in vita mia. Risale al 1966. Mi è tornata tra le mani aprendo un foglio di carta ingiallito. La prima considerazione che mi è balzata davanti è stata: il tempo si è fermato o non è ancora cambiato niente?

mercoledì 16 gennaio 2008

Mi presento

Dio mio, chi avrebbe mai pensato di ricominciare? Mi sembra di essere tornato a scuola. Di computer non capisco quasi nulla, cerco di fare meno danni possibile. La lingua inglese non la mastico, per cui mi trovo oltretutto impigliato in tutte queste parole: blogger, post, blog, html, cookies, url, link, ecc., che mi affascinano e mi impauriscono, vado quindi a cercare per ogni parola la traduzione sperando di comprenderne il significato appropriato al testo.
Allo stesso tempo sono quasi esaltato come un bambino che ha appena scoperto qualcosa di nuovo nel mondo misterioso che lo circonda. Qualcuno potrebbe dire: "vabbè, ma a me?", è vero. Ma questo è uno sfogo mio che non posso tenermi dentro. Oggi ho scoperto un nuovo sistema di comunicare con me stesso e con persone che non conosco, confrontarmi con loro esprimendo il mio pensiero e cercando di conoscere il loro. Quello che fino a ieri facevo con l'amico che mi stava accanto adesso posso farlo con chiunque in qualsiasi località (lingua permettendo). Non è meraviglioso?
Probabilmente sto parlando a me stesso, ma anche se così fosse va bene ugualmente, cercherò di conoscermi meglio.