venerdì 25 aprile 2008

Lettera a un amico

Caro Mauro,
sono trascorsi 11 giorni da quell’indimenticabile notte del 14 aprile quando un’eclatante vittoria del Popolo della Libertà ha riaperto all’Italia e agli italiani le porte della speranza. Una vittoria che ha lasciato stupore per la differenza dei voti, che ha lasciato intuire quanto disagio ci fosse in un popolo che ne aveva piene le tasche di promesse mai mantenute, che ha stravolto il quadro politico formato da una quarantina tra partiti e succedanei, che ha soprattutto spazzato via i comunisti dal Parlamento.
Tra qualche giorno Berlusconi si insedierà al governo e questa volta gli italiani si aspettano molto da lui. Lo slogan elettorale “Rialzati, Italia!” è emblematico della situazione disastrosa in cui ci troviamo. Noi tutti dovremo rimboccarci le maniche per riaccendere il motore che si è bloccato ma lui con il suo governo e le sue leggi dovrà essere la leva per agganciarlo alla “macchina Italia”. Mi auguro un governo targato Ferrari che ci riporti in Europa e nel mondo alla posizione di classifica che ci compete.
Dopo questa premessa, caro amico, voglio rispondere alla tua lettera del novembre scorso nella quale mi comunichi la decisione irrevocabile di ottenere la cittadinanza o almeno lo status di “rom”. Ti scongiuro, ripensaci!; tu infatti hai preso questa decisione non per vocazione ma solo per convenienza. Tu rinunci ad essere italiano e vuoi diventare zingaro soltanto per avere anche tu il diritto a una casa senza dover pagare l’affitto, il diritto a non pagare le tasse, poter avere un’automobile anche di grossa cilindrata e magari rubata, senza assicurazione e senza bollo e poter scorrazzare liberamente per le strade ubriaco e “fatto” e poter investire e uccidere quattro poveri ragazzi e avere gli arresti domiciliari in un residence pagato dal Comune, facendo nel frattempo il testimonial per capi d’abbigliamento, il diritto di poter aggredire, derubare, stuprare e uccidere persone che tornano a casa dopo una lunga giornata di lavoro, il diritto di rubare e vivere da parassita senza dover andare in galera, il diritto di ottenere tutto perché “rom”.
E i doveri? I doveri sono soltanto a carico degli italiani costretti a sopportare tutto ciò da un governo che ha fatto del buonismo e della tolleranza verso questi bastardi il cavallo di battaglia. Perché bisogna saperli accogliere, peché bisogna capire la loro cultura, perché bisogna comprendere i loro bisogni, perché bisogna integrarli. Perché, perché, perché… perché bisogna rimandare a casa loro tutta questa gentaglia, rom e politici che li difendono.
Il 14 aprile gli italiani hanno mandato a casa i politici, adesso Berlusconi dovrà mandare a casa loro tutti i “rom” che delinquono. Ecco perché ti prego di tornare sulla tua decisione. Forse tra non molto anche tu, come me e come tanti milioni di italiani, potremo tornare a essere sicuri nelle nostre case, poter circolare liberamente giorno e notte, viaggiare tranquilli e non doverci continuamente guardare a sinistra e a destra per controllare chi ci sta vicino (per fare una battuta ti consiglio anzi di guardarti sempre a sinistra, perché il pericolo viene da lì). Forse tra non molto avremo di nuovo il piacere di essere italiani. Il primo passo lo abbiamo fatto.
Tu penserai, caro Mauro, che io abbia dei pregiudizi verso gli zingari. No, non è così. Ho dei pregiudizi per tutti i delinquenti – siano essi albanesi, romeni, cinesi, polacchi, marocchini o chicchessia – che arrivano in Italia e vanno ad aggiungersi ai nostri che sono già tanti. Ma per gli zingari sono convinto invece che il vivere da parassiti sia nel loro DNA, ecco perché li ritengo i più pericolosi, almeno nella vecchia Europa occidentale. Tu sai che adesso vivo in Bulgaria, quindi ti posso raccontare in breve quello che succede in questo Paese oggi comunitario ma rinato alla democrazia dopo la caduta del muro di Berlino. (Intanto, per inciso, voglio dirti che quando ho chiesto il permesso di soggiornare qui ho dovuto presentare il contratto di affitto, accendere un conto bancario, fornire la documentazione accurata della pensione che mensilmente mi veniva accreditata, avere sul conto almeno 500 euro). Gli zingari, che i bulgari chiamano zigàni, qui lavorano quasi tutti. Abitudine ereditata indubbiamente dal vecchio regime comunista dove tutti dovevano lavorare. La maggioranza di loro è addetta ai lavori più umili e pesanti che i bulgari generalmente non fanno, una piccola parte invece lavora in proprio nel basso abbigliamento nei mercati, o nel commercio di oro, telefonini, orologi e merce di dubbia provenienza. Pur lavorando e non dando o quasi nessun fastidio anche qui sono appena sopportati dai bulgari, evidentemente perché li conoscono meglio di noi. Se poi delinquono vanno subito in galera, come tutti, ma ci restano per tutta la durata della pena. Ecco la differenza tra tolleranza e legalità.
14 aprile Festa nazionale
Vedo oggi in televisione il traffico impazzito sulle autostrade per il ponte del 25 aprile. Anche qui in Bulgaria c’è fermento, domenica prossima 27 infatti ricorre la Pasqua ortodossa. I bulgari sono molto religiosi e anche qui si può assistere ai vecchi riti della Pasqua con celebrazioni coreografiche e tradizioni religiose alle quali assiste e partecipa tanta gente, e anche qui uova e agnelli sono i piatti pasquali.
Caro Mauro, mi hai sempre detto che siamo l’unico paese al mondo che festeggia il giorno della sconfitta (il 25 aprile). Vorrei ricordarti che ci sono volute due guerre per avere due feste nazionali: il 4 novembre per commemorare la vittoria nella prima guerra mondiale sugli austriaci; il 25 aprile la sconfitta dell’Italia che si festeggia come la vittoria dei partigiani sui fascisti. Bisognerebbe proporre a Berlusconi e al suo governo l’istituzione di una nuova festa nazionale da commemorarsi il 14 aprile come data indimenticabile della vittoria del popolo italiano per la definitiva uscita dei comunisti dal Parlamento, anche se – purtroppo – avremo a che fare ancora con i comunisti pentiti e riciclati che si annidano nelle file di Veltroni. Dopo 63 anni ancora si rende onore ai partigiani che sono stati a loro volta assassini come e più dei fascisti (questi fatti però sono stati tenuti nascosti per cinquant’anni, così come gli stessi comunisti italiani rifugiatisi in Russia e passati per le armi da Stalin, alla faccia della libertà). I martiri del comunismo chi li ricorda? Anche qui ci distinguiamo da tutti. Invece di ricercare la pacificazione nazionale continuano a soffiare sul fuoco dell’odio ideologico tipico della dottrina comunista che deve avere sempre un nemico da odiare altrimenti si sgretola.
Ho fatto un sognoChiedo perdono al reverendo Martin Luther King per aver osato tanto e soprattutto mi auguro di non diventare un martire come lui, anche perché ne sarei indegno, ma anch’io – come tanta gente comune in tutto il mondo – ieri notte ho fatto un sogno.
Ho sognato le orde barbariche nomadi che avevano conquistato e invaso l’Italia affollare le autostrade in Mercedes e camper e risalire in rotta precipitosa verso i confini;
ho sognato un nuovo governo che rendeva finalmente vivibile l’esistenza degli italiani abbassando le tasse o aumentando gli stipendi;
ho sognato l’aumento della pensione per tutti quei pensionati costretti a vivere di aria perché ancora non si paga, anche se è sempre più inquinata;
ho sognato il dimezzamento di deputati e senatori e auto blu e pensioni, stipendi e liquidazioni d’oro per gente che invece di risolvere i problemi affossa l’Italia;
ho sognato piccole medie e grandi imprese che con il lavoro e la produzione facevano rivivere agli italiani e agli immigrati integrati gli anni del boom economico;
ho sognato la costruzione di centrali nucleari che risolvevano i nostri problemi energetici e non ci costringevano a dover dipendere dal petrolio e dal ricatto arabo;
ho sognato l’Alitalia che invece di essere regalata ad Air France da un governo imbelle incapace di dire chiaramente che bisogna fare dei licenziamenti perché la compagnia è diventata un carrozzone politico, è rimasta in mani italiane ritornando a sbandierare il tricolore nel mondo;
ho sognato sindacati non politicizzati che tornavano al loro ruolo naturale di difesa dei lavoratori non ad ogni costo;
ho sognato che i delinquenti finalmente andavano in galera e scontavano tutta la pena;
ho sognato Napoli e la Campania ripuliti dai rifiuti e dai verdi che hanno svergognato e ridicolizzato l’Italia nel mondo;
ho sognato che i napoletani e i campani tutti hanno capito finalmente che la “monnezza” che producono se la devono smaltire loro a casa loro come fanno tutte le altre regioni;
ho sognato mafia camorra e ‘ndrangheta definitivamente sconfitte;
ho sognato un’Italia che poneva fine ai grandi sprechi di denaro pubblico;
ho sognato un’Italia laboriosa e geniale ammodernare le proprie strutture sanitarie, ferroviarie, stradali;
ho sognato una scuola tornata al suo ruolo naturale di formazione dei nostri figli con buoni docenti che insegnano e buoni studenti che imparano e non mettono in ridicolo i professori;
ho sognato la festa del primo maggio con i lavoratori che nelle piazze sventolavano la bandiera italiana invece della bandiera rossa perché il lavoro non ha colore e per essere lavoratori non bisogna essere per forza comunisti;
ho sognato Roma “liberata” di quei due bugiardoni chiamati Veltroni e Rutelli che osano spacciarsi per novità dopo aver creato e appoggiato l’enclave rom a spese della città invece di creare alloggi popolari per i romani che pagano le tasse.

Mi sono svegliato di soprassalto, rivoli di sudore mi imperlavano la fronte. Forse ho sognato troppo e in troppo poco tempo. Mi basterebbe che Berlusconi risolvesse, in cinque anni, la metà del mio sogno. Sicuramente avrebbe almeno altri cinque anni di tempo per risolvere il resto.

Gli Italiani ti hanno dato fiducia, caro Presidente. Adesso la palla passa a te. Se perdiamo questa partita il sogno diventerà un incubo. Auguri da un italiano residente all’estero.

mercoledì 2 aprile 2008

O tempora, o mores

Povero Cicerone se si svegliasse! Invece di ritrovarsi di fronte Catilina, sarebbe costretto a lanciare i suoi strali contro la sua appendice: -Lina Carcuro.
Chi è Lina Carcuro? Fino a ieri faceva parte della nutrita schiera di italiani che ogni mattina si sveglia e va dignitosamente a lavorare nel perfetto anonimato: idraulici, commesse, ingegneri, operai, panettieri, artigiani, commercianti, medici, impiegati, ragionieri, metalmeccanici che tornano la sera a casa dopo aver fatto il culo per tutta la giornata. Poi, improvvisamente, ammessa al Grande Fratello 8, decide ­- con una scopata in diretta – di balzare agli onori della cronaca e raggiungere così, anche lei, la notorietà che non avrebbe avuto neanche visitando e curando un milione di pazienti. Sì, perché Lina Carcuro è un medico, una dottoressa, una donna alla quale fino a ieri il paziente ricorreva per avere una diagnosi sui suoi problemi di salute e per farsi assegnare le giuste medicine.
Ha preferito buttare alle ortiche, la “puttoressa”, anni e anni di sacrifici e studi per arrivare alla laurea ed esercitare una professione che, più che un lavoro, è una missione. Cosa vuoi che sia oggi l’etica, la deontologia, un po’ di pudore? Roba vecchia, vecchi rifiuti del passato. Anzi, dato che viene da Napoli, mi domando se non era il caso che ci restasse tra i rifiuti…
Cara “amica”, hai bruciato le tappe. Complimenti. Sei anche tu il segno dei nostri tempi. Oggi il successo e la notorietà si raggiungono con queste trasmissioni televisive per idioti dove si mette alla berlina la propria persona, la propria dignità, il proprio orgoglio, la propria intimità pur di fare quattro soldi facili ed essere riconosciuti per strada.
Ma ricordati che la vita è lunga e molto più seria di come tu la vedi adesso. E’ fatta di sacrifici, gioie e dolori, emozioni ed anche passioni, ma che si vivono nel proprio intimo, non su un teleschermo. Se vuoi fare l’attrice, la star o la porno, strappa la laurea e confrontati, mettiti in gioco con questa nuova realtà a viso aperto. E’ più decoroso. E non venirci a dire che i tuoi pazienti ti stimano per quello che sei e non per quello che fai. La professione del medico deve essere anche etica e moralità esteriore e interiore.
In questa vicenda troverai denigratori ed estimatori. Ognuno porterà le proprie ragioni, ma tu non tenere il piede in due staffe, oltretutto incompatibili. Marco Valerio Marziale, nella sua causticità, ti avrebbe posto il dilemma: “O fai il m… o fai la m…”. O medico o “progressista”. Infatti è questo progresso che ci sta portando sempre più in basso, stiamo perdendo i veri valori della vita, i nostri figli non hanno più punti di riferimento a cui aggrapparsi; e quando un giorno anche tu dovessi diventare mamma, fa’ che tuo figlio non debba essere additato come un “fijo de ‘na mignotta”.
E in quanto al molleggiato, ha perso solo un’occasione per stare zitto. Forse al guru servirà di spunto per la sua prossima canzone. Le sigle Aduc (associazione utenti e consumatori) e Anpa (assoc. giovani legali italiani) che ti difendono a spada tratta sono due associazioni di quattro gatti “progressisti” che rappresentano solo se stessi, non la maggioranza degli italiani che vorrebbero riportare la nostra società ai vecchi valori etici e morali.
Mentre finisco di scrivere sento al telegiornale la notizia di una studentessa che a Trento prende a schiaffi la professoressa che le aveva proibito di fumare; la “madre” della studentessa - naturalmente – prende le difese della figlia. E’ il segno dei tempi, come volevasi dimostrare…
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