martedì 14 ottobre 2008

Un calcio nel culo ai farabutti


11 ottobre 2008: Bulgaria-Italia, qualificazioni ai mondiali 2010 in Sudafrica. Attendevo questo giorno come un evento straordinario. Vivo da pensionato in Bulgaria da due anni e mezzo e questa partita l'aspettavo, con il mio amico Kantarev, per andare a vederla insieme, lui con il figlio Antonio di 12 anni e io con un ragazzino di 13 anni, Boyan, figlio di amici bulgari. Per i ragazzi, vedere per la prima volta una partita della loro nazionale allo stadio Levskj di Sofia era una chimera ed erano quattro mesi che trepidavano; per me significava il consolidamento di un'amicizia tra i nostri popoli e in particolare tra me e Kantarev, ex calciatore del Pazardzjik. D'altronde, in Bulgaria, spero di viverci per il resto dei miei giorni.
Entriamo allo stadio due ore prima, dopo aver passato due controlli di polizia, in un clima di festa generale. Poco alla volta lo stadio si riempie: trombe, fasce tricolori, bandiere, cappelli, facce tinte di bianco verde e rosso, e' veramente bello e folcloristico e ai bulgari non par vero poter incontrare i campioni del mondo, sperando in cuor loro di portare a casa un punticino.
Mezz'ora prima dell'incontro cominciano ad arrivare, in diagonale di fronte a noi, i primi tifosi italiani. Il settore e' isolato da altri tifosi ed enorme rispetto all'esiguo numero di italiani. L'attenzione dello stadio intero viene attratta dalle bombe-carta che gli ultras bulgari del settore contiguo lanciano verso i tifosi italiani. Il continuo lancio li costringe a rifugiarsi e raggrupparsi nella parte opposta del settore. Gli ultras bulgari si accalcano alle inferriate divisorie per scavalcarle e la polizia interviene in forze per allontanarli. Cori e invettive da ogni parte, naturalmente. Poi tutto lo stadio a gridare nei nostri confronti "nie bulgari iu nazi", il nostro inno viene fischiato da tutto lo stadio.
Lo stadio adesso e' pieno di 35.000 tifosi, rimane vuoto soltanto il settore dei tifosi italiani. Mi accorgo di essere l'unico italiano, in quel settore, circondato da bulgari. Sono tutti normalissimi tifosi, festaioli, che vengono a veder giocare la loro nazionale e che torneranno a casa contenti o amareggiati a seconda del risultato. In quel momento non riesco a dare un senso a quella ostilita' che mi preoccupa. Faccio del tutto per non evidenziare la mia provenienza, non per paura dei tifosi che mi stanno accanto, ma per qualche balordo che potrebbe gridare all'italiano e trascinare poi la massa alla bestialita'.
Vediamo la partita che si svolge nell'anonimita' piu' assoluta. Una sola parata per Amelia, nessuna per il portiere bulgaro. Lippi dice di aver visto una buona squadra, beato lui. Io vedevo i tifosi bulgari trattenere il fiato ogni volta che aveva palla l'Italia e sono usciti dallo stadio felici di aver impattato la partita. Sicuramente ci qualificheremo perche' dobbiamo superare solo "pizze e fichi", ma quest'Italia di oggi non superera' i quarti, altro che campioni del mondo!
Finisce 0-0 e torniamo a casa tutti felici e contenti come nelle favole, soprattutto i ragazzi che hanno coronato un sogno e domani potranno parlarne con gli amichetti. Contenti anche io e Kantarev perche' il pareggio permette a noi di continuare con tranquillita' e a loro di sperare per i prossimi incontri.
12-13 ottobre: Tutti i giornali e canali televisivi italiani si occupano degli incidenti avvenuti a Sofia nella partita Bulgaria-Italia. Bandiera bulgara data alle fiamme dai nostri tifosi, ultras politicizzati e nostalgici, lancio di oggetti, facinorosi, fascisti, svastiche, croci celtiche, ecc. Tutti a ricamare, discutere, pontificare, deplorare il fenomeno, e' una vergogna, tifosi che per decreto non andranno piu' al seguito della nazionale, e' la prima volta che succede, scuse al governo bulgaro, discussioni e approfondimenti di costume, e chi piu' ne ha piu' ne metta: tutto questo per commentare un fenomeno che si verifica quasi tutte le domeniche nei nostri stadi ma la prima volta all'estero. Trecento tifosi in tutto, possibile che fossero tutti delinquenti? Penso che al massimo potessero esserci una trentina di scemi dalla nostra parte e una cinquantina da parte bulgara. Eppure cosi' poche persone sono state capaci di far nascere quasi un caso diplomatico.
Non sono un opinionista, ne' un storico, ne' uno studioso di fenomeni sociali, sono solo un povero pensionato che vuol vivere tranquillo; ma, per la miseria... posso, una volta tanto, dire anche la mia opinione? Ebbene, la dico!
Prima di tutto voglio testimoniare, anche se eravamo distanti circa 150 metri, che i primi a provocare sono stati gli ultras bulgari lanciando petardi contro i tifosi italiani che stavano appena entrando, poi naturalmente gli animi si surriscaldano e si risponde alle provocazioni con altre provocazioni e alla fine non si sa mai chi ha torto e chi ragione, si contano solo i danni provocati. Poi vengono riprese dalla televisione le croci celtiche bulgare e tutti i simboli di vecchia memoria. Non voglio qui attenuare le circostanze di quanto avvenuto, anzi! Ma mi chiedo: come puo' accadere? A questi pseudo-tifosi io appiopperei un paio di anni di galera (possibilmente bulgara) in modo che possano rinfrescarsi il cervello che hanno annebbiato da non so quale odio contro tutto e tutti.
Ma soprattutto voglio gridare Vergogna, Vergogna, Vergogna!! a chi permette che queste cose possano ancora accadere. Come fanno, questi facinorosi, a trovarsi allo stadio con bastoni, bombe-carta per non dire bombe, fumogeni, simboli e bandiere che ricordano odio e violenza? Ai tornelli passano tutti i comuni tifosi e uno per uno vengono perquisiti. Succede in Bulgaria cosi' come in Italia. All'ingresso io sono stato perquisito due volte.
E allora come e' possibile che questi delinquenti travestiti da tifosi, che infangano e coinvolgono nelle loro miserabili gesta anche la stragrande maggioranza dei tifosi veri, possano ancora far entrare tutto questo armamentario allo stadio? E' vergognoso che avvenga, ma e' ancora piu' vergognoso che si lasci succedere. Da qualche parte c'e' un buco che bisogna coprire. Non lo si vuole trovare o non lo si vuole coprire? Cui prodest? E' solo questo il problema, tutto il resto e' chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere...
E poi, quando si individuano questi scemi delinquenti, processarli per direttissima e mandarli in galera, ma veramente!, senza attenuanti, senza domiciliari, senza scuse, accompagnandoli con un calcio nel culo, perche' si ricordino cos'e' il calcio. Pena da scontare interamente e facendo pagare loro i danni che arrecano alla comunita'. Sono sicuro che in pochissimo tempo il fenomeno sarebbe o ridimensionato o scomparso del tutto. E speriamo di non esser tacciato di fascismo. Ordine, rispetto degli altri, convivenza civile, certezza della pena, insieme a mille altri doveri e diritti, sono essenza di democrazia! Cominciamo da qui... augurandoci che il tifoso non debba vergognarsi, un giorno, di essere tifoso. Si', perche' nella terra di Bengodi, puo' succedere questo e altro ancora.

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