martedì 20 aprile 2010

Un uomo, una strada...

“Così non andremo più vagando,
Nella notte fonda
Anche se il cuore vuole ancora amore
E la luna splende luminosa...”
(Lord Byron)
.



Non ama parlare di sé, è un uomo schivo, all’apparenza, forse, viso burbero e carattere un po’ introverso, tipico della terra in cui è nato, lo conosci poco alla volta, poi un bel giorno ti accorgi di avere davanti una specie di Indiana Jones dei nostri tempi, una persona che ha vissuto dinamicamente, alla ricerca e alla scoperta continua di culture paesi e genti diverse, un moderno Marco Polo nel quale si racchiude il poeta e il viaggiatore, lo scrittore e lo psicologo.



L’ho conosciuto insieme a Milena, la compagna bulgara. Forse il viaggiatore ha deciso di tirare il freno a mano e scendere dalla R4; anche i più grandi guerrieri, un bel giorno, tornano a casa per assaporare il calore familiare tra le braccia di una donna che aspetta.
Sto parlando di Adalberto Buzzin, goriziano di nascita, assicuratore nella vita, viaggiatore scrittore e fotografo per passione. C’eravamo sentiti telefonicamente, poi un giorno partiamo da Pazardjik, io e Renata, per andare a trovarlo a Plovdiv, ed è subito reciproca simpatia, un feeling che diventa amicizia alla luce della vicendevole stima che col tempo nutriamo l’uno per l’altro.
Mi domando cosa abbia portato il viaggiatore a diventare vinaio sedentario e di riflesso penso alla mia condizione di pensionato, entrambi in Bulgaria. Ognuno di noi porta dentro segreti e motivazioni che ci hanno indotto a diventare esuli e la lontananza dai patrii lidi ci porta ancor più a fraternizzare. Lui, poi, arriva da Cormòns e promuove gli stupendi vini della Cantina Produttori di Cormòns, che per tanti anni ho venduto (e bevuto) anch’io a Roma.



Al commiato mi dice di cercare il suo nome su internet. Mi accorgo così di aver incontrato un uomo eccezionale, un viaggiatore e un avventuriero (inteso come appassionato dell’avventura), uno scrittore che racconta dei suoi viaggi, con semplicità e naturalezza, con una vena di realtà frammista a poesia, con la descrizione surreale di paesi e luoghi attraversati che ti attanaglia e ti tiene incollato alle righe di un libro che vorresti non finisse mai. E che dire delle meravigliose foto che accompagnano i suoi libri? Sembra di aver fatto il viaggio insieme a lui. Che siano distese desertiche, strade fangose, bianchissime ed infinite nevi siberiane, visi paffuti e sorridenti di bimbi o volti scavati e barbuti di contadini, hai l’impressione di poterli toccare e financo sentire il gelo della steppa siberiana. Alla fine di ogni libro o di ogni viaggio è come spegnere il motore per scendere dalla macchina e sgranchirti le gambe.
Ecco, questo è Adalberto Buzzin, un timido simpaticone, un uomo che mi onora della sua amicizia, oggi ancora sedentario a Plovdiv, ma per il quale ...domani è un altro giorno e al quale Susanna Tamaro direbbe volentieri: Va’ dove ti porta il cuore.
Il 31 dicembre scorso mi hai regalato il tuo libro Magadan, l’inferno bianco. E’ stato il più bel pensiero che potessi ricevere. Grazie, grazie amico mio, averti conosciuto ha allargato i confini del mio piccolo mondo.
Agli appassionati di viaggi e avventure consiglio di dare uno sguardo al suo blog, sicuramente ne trarrete giovamento:
oppure richiedete la sua amicizia su facebook, dove, intrappolati tra sabbie e nevi, potrete percorrere i suoi itinerari attraverso foto, filmati, dvd e magnifici libri di avventure.

(Scusami, caro Adal. Ti ho rubato queste foto su Facebook. Spero non me ne vorrai).

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