giovedì 20 maggio 2010

Made in Italy a Pazardjik

Sembra ieri e sono già trascorsi quattro anni. Il 12 giugno del 2006 sono arrivato per la prima volta a Pazardjik, piccola città della Bulgaria centrale, una volta fiorente centro dell'industria agroalimentare. Il mio primo pensiero, allora, fu quello di essere tornato indietro nel tempo di cinquanta anni. Potrebbe apparire strano ma mi trovai subito a mio agio. Se fossi stato più giovane di venti anni, probabilmente sarei rimasto deluso, ma quella decorosa povertà, quelle vecchie strutture, quella gente così sorridente e tranquilla, mi riportarono all'infanzia trascorsa nelle stesse condizioni. Con una variante, tuttavia, e non di poco conto. Cinquanta anni fa era appena nata la televisione, non esistevano computer e telefonini, analogico e digitale terrestre che non capirò mai cosa siano, l'uomo non era andato sulla luna, non avevamo i satelliti che ci spiavano, niente internet e facebook, invece della crisi avevamo il boom economico, l'11 settembre era solo un giorno d'estate, la Cina non aveva iniziato il suo copia e incolla, l'Europa era solo un'entità geografica.

Oggi, con l'ingresso nella Comunità Europea, sarà molto più facile, per la Bulgaria, rimontare i quasi cinquant'anni di forzata “democrazia” comunista. E' la scommessa che Bojko Borisov ha accettato di fronte all'Europa, iniziando il suo governo all'insegna della lotta alla corruzione, che per la Bulgaria era quasi uno status symbol: se non sei corrotto non sarai mai nessuno. Nel 2010 anche l'Italia si è accorta che anche noi siamo la nazione degli sprechi, dei raccomandati, delle mazzette, degli invalidi, ecc. ecc. ecc. Per essere sinceri tutti in Italia sapevamo come andavano - da sempre – le cose. Solo i nostri beneamati governanti avevano gli occhi chiusi, chissà perché. Adesso Berlusconi pensa di correre ai ripari, ma presumo che anche questi provvedimenti saranno fumo negli occhi per i benpensanti. Si stringeranno i cordoni per sei mesi e poi, quando il clamore è passato, tutto ritorna come prima: passata la festa gabbatu lu santu. Mi auguro che Borisov riesca nell'intento, perché sull'Italia non scommetto più di un centesimo.

Son quasi tre anni e mezzo che la Bulgaria è entrata a far parte della Comunità e anche a Pazardjik si notano gli elementi positivi di questa appartenenza. La crisi economica in atto non permette grandi opere e grandi cambiamenti, tuttavia si nota in città un fervore di iniziative che fa ben sperare per il prossimo avvenire.

Fa piacere notare, poi, che nell'industria opera un'affermata azienda internazionale che oggi fa parte del gruppo Head NV, ma che ha la sua sede a Rapallo, fondata nel lontano 1949 da Ludovico Mares, che produce attrezzature subacquee all'avanguardia nel mondo.

Nel commercio, invece, Michele e Dora hanno voluto proporre la calzatura italiana e i suoi accessori aprendo, sei mesi fa, un bel negozio. E' il primo centro di calzature italiane in città e sicuramente, con il tempo, troverà la clientela preparata a calzare una scarpa di qualità.

Nei prodotti dell'artigianato, invece, Maurizio Zulian e Alessio Cattelan, titolari della Alema Gelati, con il loro laboratorio propongono un gelato artigianale che già, nella passata stagione, ha riscosso notevole successo per la qualità e la bontà degli ingredienti italiani che utilizzano.
Nella ristorazione, infine, Agostino Eramo con il suo ristorante “Da Ago” vuol far conoscere, anche ai bulgari che non hanno avuto questa fortuna, la bontà della nostra cucina, conosciuta in tutto il mondo.


Ad essi e ad altri italiani che, nel tempo, sicuramente verranno anche a Pazardjik, tutta la nostra solidarietà e l'augurio di lunga permanenza qui.

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2 commenti:

  1. Il ministro dell’Economia Tremonti si è preoccupato all'improvviso. È sembrato quasi caduto dal pero quando ha affermato che la crisi "è peggiore del previsto". È stato perfino disposto a fare la figura dell’incompetente dichiarando la necessità di una manovra da 24 miliardi. Come se la notizia fosse inaspettata anche per lui che ha avuto i numeri sotto il naso in questi due anni.

    Questa crisi si è sviluppata nell’indifferenza del governo. Se l’esecutivo non avesse passato il tempo a negare l’esistenza della crisi ora forse ne saremmo già fuori e non saremmo qui a subirne le conseguenze. A partire dal 2008 l’Italia ha visto aumentare di dieci punti il proprio debito pubblico.

    Ora Tremonti parla a mezza bocca di una sospetta volontà della Germania di uscire dall’euro. Anche questa non è una sorpresa: è ovvio che uno Stato sano, anche se in difficoltà, punti a liberarsi di “paesi zavorra” che non vogliono uscire dalla crisi. Ancor più ovvio che non vogliano più condividere le risorse con chi le gestisce in modo sconsiderato e corrotto come l’Italia.

    Ma dov’era il ministro dell’Economia quando Berlusconi negava la crisi in nome di un bieco e personalissimo tornaconto? Dov’era il suo “cartellino rosso” quando il debito pubblico sprofondava mese dopo mese? E quando la cricca costruiva cattedrali nel deserto per il G8 sardo e per il Salaria Sport Village? Era a scrivere lo scudo fiscale a quattro mani con la cricca al fine di “sbiancare” i capitali degli evasori e dei malviventi, garantendo loro perfino l’anonimato. Questo governo non è affidabile, non lo è mai stato.

    La Germania non uscirà dall’euro, chiederà semmai agli Stati non virtuosi di andarsene e di tornare una volta sanati i propri conti. E il giorno dopo questa richiesta la quotazione dell’euro tornerà a volare riconquistando la fiducia dei mercati internazionali. Il litigio di Berlusconi con Tremonti durante il Consiglio dei Ministri è solo un teatrino per convincere gli italiani che tutto è arrivato troppo in fretta. Tanto in fretta da giustificare il fatto che verranno sfilati dalle tasche dei cittadini anche gli ultimi spiccioli, le pensioni e le tredicesime.

    Non mi stupirei nemmeno se il Governo avanzasse la proposta di una dolorosissima tassa patrimoniale del 20%, dopo aver diminuito di un misero 5% lo stipendio dei ministri.

    Ma chi è parte del problema non può essere chiamato a risolverlo: è una vecchia regola, signori del governo. L’unica strada è quella di nuove elezioni lampo cambiando la legge elettorale.

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  2. MI FA SOLO PIACERE CHE QUALCUNO HA SCRITO QUALCOSA SU LA MIA CITTA NATALE-PAZARDGHIK..!!!!!!!!SONO GIA 24 ANNI CHE VIVO IN ITALIA.....MA I CAMBIAMENTI CHE HO VISTO QUA PER TUTTI I QUESTI ANNI SONO MOLTO POCHI A CONFRONTO CON QUELLO CHE HO VISTO IN BULGARIA......SONO ARIVATA IN ITALIA ,QUANDO IN BULGARIA ERA ANCORA ILCOMUNISMO.E QUA MI SEMBRAVA DI ESSERE CHI SA DOVE.....MA ULTIMAMENTE E TUTTO INCONTRARIO........QUANDO VADO IL BULGARIA MI SEMBRA DI ESSERE IN EUROPA ...E QUANDO TORNO QUA.....E SEMPRE COSI NON E CAMBIATO NIENTE ,ANSI ANDIAMO SEMPRE INDIETRO!!!!!!SONO ORGOGLIOSA DI ESSERE BULGARA !!!!!!

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