venerdì 14 maggio 2010

Un amore così grande, un amore così...


Mai avrei potuto immaginare che sei anni di convivenza potessero saldare, in modo così indelebile, un incontro nato casualmente e inizialmente anche contrastato.
Il nostro rapporto è, ancora oggi, amorevole e dolce, per passare subito dopo al burrascoso. Indubbiamente il suo carattere indipendente e a volte graffiante, contribuisce a creare questo clima che mi porta anche a darle qualche sonora sculacciata che dimentica presto, però, per venire a strofinarmisi addosso con la sua piccola testolina, ad accarezzarmi la mano addentando leggermente anche un dito.
Malgrado la flemma inglese e l'eterna sonnolenza, sono certo che anche lei mi si è affezionata molto; lo noto dagli sguardi fissi ma intensi che talvolta mi fissano come a dire: “ti voglio bene, la mia esistenza è legata a te”.
Gira senza meta in casa, annoiata, mi guarda, poi si sdraia e aspetta le coccole, ma subito dopo mi fa capire che ha un po' di fame. Le preparo i pasti e sinceramente non si è mai lamentata della mia cucina, poi – quasi furtivamente – va a riposarsi: non soffre la monotonia del quotidiano tran-tran, anzi vi si adagia.
Non appena la lascio sola in casa, prende in bocca il suo pupazzo preferito e inizia le lamentazioni di Geremia, che finiscono solo al mio ritorno, quando ansiosa e felice mi accoglie sulla porta intrufolandosi tra le gambe quasi a farmi cadere. Talvolta, come fosse drogata, inizia le sue corse da una stanza all'altra, finché non si stanca. Non so se beve cocacola di nascosto.
Quando, ad ora tardissima, spengo computer e televisore per andare a letto, mi guarda tra il curioso e l'indifferente. Adesso che, finalmente, sto rannicchiato sotto le pezze, un peso sulle gambe mi fa capire che sta arrivando. Alzo lenzuolo e coperta per farle posto e lei, delicatamente, si accovaccia accanto alla spalla, morde e succhia con delicatezza il mio pigiama, alza la testa guardandomi con due occhietti amorosi, poi inizia il suo ron-ron ron-ron facendomi compagnia per cinque minuti, dopo i quali, silenziosamente come all'arrivo, con passi lenti e felpati, esce dalle coperte e va ad accovacciarsi ai miei piedi.
Ecco, questa è Micia: libera, indipendente, talvolta paurosa e sempre diffidente, nove chili di agile pelosa obesità (quando gioca); in cambio di molto poco contraccambia con un amore talmente felino da far arrossire il nostro. Meraviglioso, no?...

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