lunedì 16 dicembre 2013

Che senso ha...

Si  può combattere contro la prepotenza, la delinquenza o l’ingiustizia? Forse sì, se si è con armi pari o superiori, altrimenti siamo destinati a soccombere. Scoppio dalla rabbia e temo un travaso di bile perché impotente e lontano, ma se avessi un fucile o una pistola potrei diventare anche assassino.
Telefono a mio figlio a Roma, domando come sta e mi dice che oggi sta a casa, gli chiedo come mai e mi risponde che ha avuto un incidente.
Potete immaginare la mia preoccupazione pensando subito a un incidente stradale. L’incidente, invece, riguarda tutt’altra questione. E’ intervenuto per pacificare e dividere delle persone che stavano accanendosi su un ragazzo con calci e pugni. E’ finita che hanno cambiato bersaglio massacrandolo di botte. Dentro di me ribolle qualcosa che mi sta facendo scoppiare il cervello per l’impossibilità di poter fare qualcosa. Domando se è andato all’ospedale, mi risponde di sì, è stato portato con l’ambulanza al pronto soccorso e poi è tornato a casa. Gli chiedo se ha fatto denuncia e chi fossero quei delinquenti, ma mi risponde che non ha voluto fare alcuna denuncia. Alle mie insistenze mi risponde che in ogni caso non la farà.
“Perché non la fai? Questa è gente che va punita e deve pagare per quello che ha fatto. Domani faranno la stessa cosa con altre persone, e sarà sempre peggio, e la passeranno sempre liscia!...”.
“Papà, quando faccio la denuncia e chiedo pure i danni, cosa pensi che succeda? pensi che questa gente la mettano in galera? pensi che sia finita lì?... questa gente viene subito rilasciata in attesa di un eventuale processo tra qualche anno, io intanto ritorno a casa e da quel giorno, sia la mattina quando vado al lavoro, sia la sera quando ritorno, dovrò sempre guardarmi le spalle o dovrò andare in giro con un’arma che non ho né potrò mai avere né voglio avere, mentre loro possono rimassacrarmi di botte o addirittura ammazzarmi, perché non è che a me daranno la scorta perché sono stato malmenato da questa teppaglia e li ho denunciati… che devo fare, papà? Pensi sia meglio fare la denuncia?...”.
Lunghissimo silenzio, mentre le mie pupille vorrebbero schizzare dagli occhi. “Ci sei, papà?”. “Sì, figlio mio, sono qua… ma non so cosa risponderti, vorrei stare lì con te, vorrei trovare uno sfogo alla mia rabbia, vorrei avere ancora la pistola… forse diventerei un assassino…”.  “Lascia stare, papà… tra qualche giorno sarà passato tutto, ti passo Jessica…”.
Un inutile discorso continua con mia nuora, anch’essa distrutta e arrabbiata, ma arresasi al volere di mio figlio. Mi dice che quando lo ha visto non lo riconosceva. Se penso poi che mentre mio figlio veniva pestato, la gente passava osservando quasi indifferente a quello che vedevano, mi domando come si possa ancora vivere in una società che non conosce più l’umanità, la solidarietà, l’aiuto davanti a eventi simili, affrettando il passo anzi, per non essere coinvolti.
Che senso ha oggi vivere in Italia? Devo ritenermi fortunato perché vivo in Bulgaria o forse potrebbe succedere anche qui? Che cosa ci sta rendendo così aridi? Siamo tornati nella giungla, o meglio nel Far West, ma Far West solo per i delinquenti perché non devono rendere conto delle loro malefatte, mentre i cittadini normali, quelli onesti, lo devono subire questo Far West. Ha ragione mio figlio a subire per paura di rappresaglie dopo? Ho ragione io a volere un’arma e farmi da solo quella giustizia che lo Stato non mi darà mai?

Forse abbiamo torto e ragione tutti e due? Perché in uno Stato che funziona, chi subisce un torto è giusto che sia ripagato senza timori di ritorsioni, evitando l’eventuale reazione della vittima, per la quale questo Stato applicherebbe subito la pena più severa. E di vittime che hanno reagito abbiamo avuto anche numerosi esempi, così che da vittime, per lo Stato si diventa carnefici, dacché per le vittime vere non esiste Far West ma solo giustizia. Cornuti e mazziati.

domenica 15 dicembre 2013

Quando, se scendi nelle piazze con il Tricolore, nessuno ti riconosce...


Nel  mio post del 10 dicembre scorso avvisavo Matteo Renzi che il movimento dei forconi era già in piazza e che bisognava far presto per evitare possibili spargimenti di sangue. In effetti, da allora, la protesta monta ogni giorno di più, spargendosi a macchia d’olio in moltissime città. E’ iniziata sotto la falsa identità che ne davano giornali e televisione, cioè il solito conosciuto movimento dei forconi, partito qualche anno fa dalla Sicilia, facente capo agli autotrasportatori. E invece ci si è trovati di fronte a migliaia di persone che avevano deciso, il 9 dicembre, di scendere in piazza a oltranza, fin quando i nostri politici non avessero fatto le valigie.
Per la prima volta, che io sappia o abbia visto, migliaia e migliaia di cittadini sono scesi e stanno ancora nelle piazze, sventolando solo una bandiera: il Tricolore. Per i nostri governanti, e per la maggioranza dei media – abituati allo sventolio delle bandiere rosse con falce e martello, alle bandiere rosse della Fiom, e a tutte le altre bandiere più o meno rosse di sindacati e affiliati – vedere sventolare solo una bandiera, quella italiana, ha lasciato basiti e allarmati prima di tutto i nostri governanti, poi i sindacati, e poi anche i giornali. Non si era mai verificato un evento del genere che non fosse organizzato quantomeno da un sindacato, e adesso uscivano fuori come funghi tutti questi agitatori sotto un’unica insegna, il Tricolore.
In un articolo del 20 ottobre scorso, “Solo bla bla bla negli studi televisivi e nelle piazze virtuali”, rimproveravo agli italiani le loro proteste sotto il nome di decine di bandiere, mentre a Sofia i bulgari scendevano in piazza contro il governo con un’unica bandiera, quella nazionale, tricolore anch’essa ma in orizzontale. Oggi, finalmente, anche gli italiani hanno capito che per vincere e ottenere i propri diritti bisogna unirsi sotto quella bandiera. Solo la nostra politicaglia finge di non aver capito, finge di non sapere da dove vengono e chi sono questi agitatori che si presentano con il Tricolore. Non sanno chi sono ma sentono la sedia sotto il morbido sederino che comincia a scottare, per cui Letta si affretta a comunicare che i partiti non ruberanno più i nostri soldi per finanziarsi. Bugiardo!!! Inizieranno solo nel 2017, non subito, perché fra tre anni le cose potrebbero cambiare in meglio! Non sanno quale nuova legge elettorale fare per poterci fregare anche dopo, cercano disperatamente una via d’uscita per i nostri disoccupati e per le nostre imprese, senza avere il coraggio di andare in Europa a rinegoziare i trattati che ci impediscono lavoro e sviluppo.

Ma non credo che questa volta possa passare sotto silenzio quello che sta succedendo in piazza. Questa gente, caro Letta, caro Napolitano, cari presidenti di Camera e Senato, cari politici tutti, non sono l’oggetto misterioso che volete farci credere, non sono agitatori, non sono destabilizzatori né terroristi, sono solo gente normale, italiani che state portando alla miseria,  italiani incazzati che non ne possono più di chiacchiere e prese per i fondelli, italiani ai quali avete rubato la dignità del lavoro, e quelle bandiere tutte eguali sono il loro unico vessillo: la bandiera italiana, il Tricolore. E in nome di quella bandiera dovete sbrigarvi a far funzionare lo Stato, a ripristinare il sistema Italia, altrimenti siete condannati a sparire. 

martedì 10 dicembre 2013

Matteo Renzi e il Chievo Verona


Vi  chiederete perché questo abbinamento tra il giovane segretario del Pd e la società di calcio. Perché entrambi condividono un momento magico.  Renzi  subentra, in pratica, al logoro Bersani, considerando il transeunte Epifani solo come traghettatore momentaneo del partito. Renzi è arrivato come un conquistatore alla guida di un partito, cui erano rimaste poche polveri bagnate e neanche un cerino per accendere la speranza degli ultimi immarcescibili ex-comunisti . Ha stravinto sugli avversari, dando al popolo di sinistra quella carica indispensabile ad uscire dal pantano in cui si è impelagata la politica burocratica arida e attendista prima di Bersani e ora di Letta.
Situazione identica, ma nel calcio, è avvenuta nel Chievo Verona, partito con polveri più bagnate del Pd. Ma da ultimo in classifica, con il cambio di allenatore, la squadra sta tirando un sospiro di sollievo, vincendo con Corini - il Renzi  della situazione - tre partite su tre. Succede spesso, nel calcio, che un nuovo trainer riporti la squadra, sotto la sua guida, a prestazioni  lusinghiere che la trasformano radicalmente, portandola fuori dal pericolo di retrocessione, basta solo che all’interno ci sia entusiamo e concretezza e individuare eventuali giocatori demotivati o che remano contro e metterli fuori rosa.
Oggi Renzi è il Messia della sinistra italiana, giovane, simpatico, grande comunicatore, ha incantato migliaia di delusi, disoccupati, tartassati, sinistrati con il suo intenso programma di riforme e soprattutto promettendo di accantonare la vecchia, inetta e conservatrice classe dirigente. Per ora solo parole. E’ sulla cresta dell’onda ma non ha fatto ancora niente. Il popolo italiano è molto paziente, ma si deve sbrigare, perché i forconi stanno già in piazza e dietro potrebbero spuntare movimenti di gente ancora più incazzata. Deve convincere i suoi compari al governo a “fare”, e in fretta, quello che a parole dicono da anni. Passati - anche per lui - i famosi cento giorni, senza che niente di eclatante sia successo, può dire addio a ogni velleità di future vittorie vere e soprattutto di governance, sarà uno in più nella cricca di briganti che ci governa, e si ricordi che l’Araba Fenice è già risorta ancora più forte di prima.
Riuscirà il Chievo a uscire fuori dalla bassa classifica e salvarsi dalla retrocessione? Se sarà così l’allenatore verrà confermato e la squadra rinforzata, altrimenti tutti a casa.
Noi italiani, oggi, siamo nauseati, disgustati e disperati per questo stillicidio giornaliero, per cui chiunque sia in grado di tirarci fuori dalle sabbie mobili, di destra di sinistra o di centro, costui potrebbe essere la nostra guida per il futuro.
Il primo passo falso, a mio giudizio, l’ha fatto incamerando per il partito i 6 milioni di euro che hanno sborsato i votanti alle primarie. Sarebbe stato giusto prenderli per recuperare le spese organizzative se il Pd non avesse già intascato i milioni spettantigli dai rimborsi elettorali, ma questa somma (che in vecchie lire corrisponde alla bellezza di 12 miliardi) non sarebbe stato utile e gratificante elargirla ai tanti bisognosi che sarebbe lunghissimo elencare? Come inizio non c’è male. Ma forse, tra i tanti problemi che assillano gli italiani, questo gli è sfuggito.
Un altro particolare che gli sfugge è che, pur essendo convinto assertore del bipolarismo, in Italia siamo abbondantemente intrappolati nel tripolarismo, a meno che, con un magico colpo di spugna, non riesca a cancellare i grillini che, come partito singolo, sono stati i più votati.


giovedì 28 novembre 2013

Fine del secondo ventennio?


Passano gli anni e cambiano i metodi. Anche quest’altro dev’esser fatto fuori. E’ la regola, senza eccezioni, per chi – poverino – vuol contrastare quello che una volta era il comunismo, ma che oggi, in Italia, viene più elegantemente chiamato “la sinistra”, quella dei salotti borghesi, quella in cachemire, quella della finanza. E mai nome fu più appropriato, perché già la parola dice tutto. Ieri, infatti, per Berlusconi, è stata proprio una giornata sinistra. Era la fine cui è destinato chi si frappone tra la sinistra e il potere.
Cambiano i metodi, però. Lo impone la civiltà. L’Uomo del primo ventennio fu prima fucilato e poi appeso come un capretto, a testa in giù, a piazzale Loreto, insieme all’amante. Per l’Uomo del secondo ventennio, guarda un po’… anche lui Cavaliere, non potendo fargli fare la stessa fine perché in tempo di pace, ne hanno decretato la morte civile, non a piazzale Loreto, ma in Senato, con ludibrio ed ignominia, come delinquente abituale e mafioso, secondo i duri e puri pentastellati. E gli hanno risparmiato l’amante.
Ricordiamola, questa giornata, perché come nel mondo resterà per sempre impresso l’11 settembre 2001, in Italia sarà una data storica il 27 novembre 2013. Giornate scolpite nella memoria per l’odio animalesco che le accomuna. Non voglio neanche provare a difendere Berlusconi, parto già dal presupposto che sia colpevole, anche perché nessuno al mondo penso possa scagliare la prima pietra. Dopo vent’anni di processi, finalmente l’hanno incastrato e se non fosse stato questo ce ne sarebbero stati e ce ne saranno almeno altri tre, quindi ormai questa magistratura “democratica” l’ha messo alle corde. (Dio!, quanto odio questa parola “democratica”, che dovrebbe essere la più bella per l’uomo, come partecipazione dei cittadini alla gestione del potere, e che invece i trucidi sinistrorsi hanno fatto diventare simbolo di oppressione dei popoli. Come non ricordare le ormai sepolte repubbliche democratiche sorelle dell’Urss, una delle quali proprio la Bulgaria, la meravigliosa nazione che mi ospita?).
Sentendomi perfettamente neutro nei confronti di Berlusconi, mi sono sempre chiesto come mai quest’odio, questo livore nei suoi confronti, da quando è entrato in politica. Ha ragione quando dice che ha dovuto combattere non contro avversari politici, ma contro i suoi nemici. Non si spiegherebbe altrimenti la mole di processi intentati contro la sua persona. Eppure non ci vuole una grande intelligenza, basta un po’ di buonsenso e riflessione per domandarsi: possibile tanta delinquenza, tanta falsità, tanta criminalità, tanta disonestà in un uomo solo in sì breve tempo? Perché poi, una volta condannato, una volta alle corde, questa voglia di finirlo e buttarlo ignominiosamente nella polvere, e mettere subito sopra una pietra tombale? Penso sia soprattutto invidia per i suoi successi, per i milioni di voti che riesce a concentrare, per i suoi soldi, perché ha scombussolato i piani di ascesa al potere dei comunisti nel 1993.

L’ottusità della sinistra nel volerlo combattere, atterrare e umiliare fino in fondo, sarà un boomerang che gli si infrangerà contro alle prossime elezioni, perché quest’uomo, pur fuori dal Parlamento, penso che raccoglierà ancora più voti di prima. L’Araba Fenice doveva morire per rinascere dalle proprie ceneri, ma questo la sinistra non lo sa o non l’ha ancora capito. 

mercoledì 6 novembre 2013

Storie di bulgari in Italia e italiani in Bulgaria

Avevo deciso tempo fa di raccontare la storia di un amico, italiano in Bulgaria, che vive la sua vita tranquilla, e oserei dire felice, da quando vive su questa terra, che molti di noi hanno scelto per trascorrervi la vecchiaia, lontani dai problemi che dovremmo affrontare in patria.
Nel frattempo ho avuto la fortuna di conoscere un uomo, bulgaro in Italia dal 1996, che vive la stessa vita, operosa e molto dinamica, nella provincia pavese, costruendo lì quel futuro per sé e la famiglia, che in Bulgaria difficilmente avrebbe potuto avere.
Sono storie diverse ma parallele, perché portano entrambe, allo scopo che ognuno di noi si prefigge nella vita: la tranquillità, la serenità, il calore della famiglia e la buona sorte di figli bene avviati nel lavoro e nella società; lo scopo, insomma, che gli americani si prefiggono nella loro Dichiarazione d’Indipendenza: il raggiungimento della felicità.

Alvaro in Bulgaria
Con Alvaro, l’amico italiano, ci conosciamo da sei anni. Vecchio ristoratore toscano, 72 anni, anche lui ha lasciato l’Italia per poter sopravvivere, in Bulgaria, con i 750 euro mensili di pensione. Ogni volta che vado a trovarlo, nella sua casa di Ognianovo, provo la sana “invidia” di vedere un uomo tranquillo, che ha trovato in terra bulgara quella serenità e certezza del futuro cui ognuno di noi, alla fine di una vita lavorativa, aspira. Vita vissuta dinamicamente, perché il suo carattere lo porta a fare continuamente qualcosa, così che la vecchia casetta l’ha fatta diventare una bella casa a due piani di circa 120 mq, i mille metri di terra intorno sono diventati un giardino incantato recintato di ligustro, dove coltiva 3 tipi di vitigno, pomodori, cavolo nero, radicchio, carciofi, rosmarino, peperoni, melanzane, salvia, basilico, prezzemolo, aglio, cipolla,zucche e zucchine, piante, alloro, fragole, alberi e fiori bellissimi e quant’altro di buono si possa trovare in un orto intensivo, attrezzatura da falegname, fabbro,  muratore, e adesso anche produzione di miele. E quando un amico arriva, sospende il lavoro e con un sorriso largo e sincero lo accoglie facendolo subito sentire a casa sua, e guai a non fargli compagnia a pranzo, che non è un pranzo normale, perché le sue capacità culinarie fanno diventare prelibatezza una semplice insalata. Due mesi fa è convolato a nozze con quella dolcissima donna che in questi anni è stata la sua compagna di vita, coronando un progetto di vita al quale tutti aneliamo. Anche la Rai si è interessata a lui, ponendolo all’attenzione di quanti in Italia, con quella misera pensione, devono adeguarsi a una vita stentata e senza futuro. Mi auguro che il suo esempio convinca tanti altri pensionati a fare il grande salto. Cosa si può desiderare di più dalla vita, alla nostra età?






Mitko in Italia
L’ho conosciuto perché voleva due copie del mio libro Scoprire la Bulgaria. Quando ha saputo che vivevo a Pazardjik mi ha detto che sarebbe venuto a prenderli personalmente il sabato seguente, perché lui abitava a Septemvri, una cittadina distante 20 chilometri. Quando sono arrivati e hanno suonato il campanello, ho aperto invitandoli a entrare, lui Mitko e il figlio Trayko. Sono rimasti sulla porta perché non volevano disturbare, ma alle mie insistenze finalmente sono entrati. Tutti e due parlano un buon italiano. “Sono curioso di conoscervi. Mi scrivete, volete due copie del mio libro, parlate italiano… ditemi qualcosa di voi, vivete a Septemvri o in Italia? O forse avete lavorato in Italia…”. Così Mitko, il padre inizia a raccontare: “Vivo in Italia dal 1996, sono andato per un breve periodo e invece sono rimasto lì definitivamente. Ho fatto per anni il camionista a tempo pieno, ma con questa crisi il lavoro scarseggia, così adesso per sei mesi faccio il camionista, gli altri mesi li occupo con la vendemmia e con la raccolta del pomodoro, bisogna arrangiarsi a fare di tutto perché le spese corrono. Adesso viviamo tutti in Italia io mia moglie e i due figli. Con tanti sacrifici abbiamo comprato casa e gli impegni non mancano. Però abbiamo sempre casa a Septemvri, dove vive mia madre e appena possiamo facciamo sempre una scappatina in Bulgaria… c’è da raccogliere anche qui l’uva e fare il vino e anche la rakia”. Accanto a me questo ragazzone. “Tu cosa fai, aiuti tuo padre in Italia?”. “No, ho 25 anni e mi sono appena laureato, dentista. Adesso cercherò di prendere la specializzazione in Italia”. L’altra figlia, anch’essa laureata e sposata, dirige in un’azienda un reparto per la produzione di cosmetici. Mi invitano con insistenza ad andare a trovarli a casa loro a Septemvri prima che ripartano per l’Italia. Accetto volentieri e anche lì trovo la solita casa con annesso terreno, come ce ne sono migliaia in Bulgaria. Mitko sta finendo di distillare la rakia. Ci accolgono insieme alla madre, la dolce e sorridente signora Zabrinka. Mentre attendiamo che arrivino altri parenti la tavola si riempie di ogni cosa e siamo continuamente invitati a bere. Così è la gente di Bulgaria. Se vai a casa loro devi per forza mangiare e bere, che siano povere o ricche vivande, è tutto dato con il cuore e con il sorriso. I parenti che arrivano sono venuti anche loro in Italia, ingaggiati per un mese nella raccolta dell’uva. A fine serata saluti affettuosi con tutti e l’immancabile bottiglia di vino e l’altrettanto immancabile bottiglia di rakia (domashni  - fatti in casa) che il padrone di casa ci offre con il cuore.

Due vite, due storie di gente, italiani e bulgari, che sono e si sentono vicini, ma viaggiano in senso opposto: il pensionato italiano che arriva in Bulgaria e il giovane bulgaro che parte per l’Italia, ambedue con una speranza in comune, trovare un luogo che permetta loro di vivere dignitosamente.
E molte volte la speranza diventa realtà.



mercoledì 30 ottobre 2013

Ballarò in Bulgaria

Il servizio di Marzia Maglio, trasmesso il 29 ottobre 2013, su Rai3 nel programma "Ballarò" condotto da Giovanni Floris, sulle aziende e sui pensionati italiani in Bulgaria. Il "girato" è stato molto più copioso, ma evidentemente per la Rai il tempo è sempre tiranno, e poi forse, se si vedessero anche filmati di una Bulgaria turistica e ricca di luoghi incantevoli, si attirerebbero altri connazionali ancora un po' dubbiosi. Mi rammarico con Marzia Maglio per la promessa fatta di avvisarci non appena il servizio fosse andato in onda, promessa puntualmente disattesa.
A margine delle interviste, che fotografano una realtà che va sempre più consolidandosi, tutti sappiamo che la Bulgaria è la Nazione più povera d'Europa, ma non è accettabile che il servizio mostri solo le miserie di questo popolo, tralasciando completamente di citare gli sforzi generosi per uscire da questa realtà, quando forse proprio queste miserie sono un valore aggiunto nel raggiungimento di obiettivi per una migliore qualità della vita.







martedì 22 ottobre 2013

Amnistia o indulto, purché si svuotino le carceri


Lettera al Presidente della Repubblica
Signor Presidente, la mia è una lettera che non Le arriverà mai perché è spedita da un blog che, nell’universo del web, conta zero virgola, e se Le dovesse miracolosamente arrivare sotto gli occhi, conterebbe comunque ancor meno dello zero virgola di cui in precedenza. Ma io sono un testone e Le scrivo ugualmente, quanto meno per sfogare tutto quello che mi rode dentro. Non sono un giovanotto e ho già passato i settanta, ma dentro mi ribolle ancora un sentimento rabbioso che forse, in età più giovane, sarà stato comune anche a Lei.
L’Unione Europea ci sta bacchettando, e certamente ci sanzionerà, se non mettiamo ordine nelle nostre carceri, trattando i nostri detenuti con quella umanità e quella equità cui ogni persona umana ha diritto. Questo è il motivo per il quale Lei si è premurato di appellarsi alle Camere, perché sia trovata una soluzione alle iniquità del nostro sistema carcerario, in primis dovuto al sovraffollamento inumano e al degrado. Questo Le fa onore e La rende agli occhi della gente come un padre amoroso preoccupato della sorte e delle angherie subite da tanti figli, che pure se hanno sbagliato, meritano pur sempre un trattamento dignitoso e civile.
La soluzione, signor Presidente, è – naturalmente – sempre la stessa: indulto o amnistia, con i codicilli inevitabili che seguono, per quali reati, per quali pene, per quante persone, ecc. A dire il vero, questa volta anche per quali persone, se ci rientra anche un ex Presidente del Consiglio, tanto per esser chiari. A me, signor Presidente, chi ci rientra, per quali pene e quali reati, sinceramente, non importa un fico secco, perché sono convinto che questa amnistia o quest’indulto - se ci sarà – sarà un’ulteriore vergogna e un’ulteriore sconfitta dello Stato, sarà un ulteriore affronto a tutti quei cittadini onesti che quotidianamente affrontano la ancor più dura realtà di esser liberi ma bisognosi, liberi ma disoccupati, liberi ma tassati e tartassati, ragione per la quale converrebbe loro molto di più stare in galera che in libertà.
Vorrei ricordarLe che dal 1962 al 2006, anno dell’ultimo indulto, ci sono stati 13 provvedimenti di questo tipo, e cioè un perdono ogni tre anni e quattro mesi in media. Devo forse pentirmi e con me tanti cittadini, di non esser stati anche noi furbi, ladri, scippatori, truffatori, imbroglioni? Tanto, per quello che contano le pene in Italia, si può tranquillamente delinquere senza subirne le conseguenze. Da Pazardjik, città della Bulgaria dove risiedo, partono delle bande cosiddette “delle carte di credito”, che sbarcano in Italia per andare a far soldi, per il semplice motivo che se vengono scoperti lì se la cavano con un buffetto o quasi, mentre in Bulgaria sono dolori.

Trentasei nuove carceri
Vorrei ricordarLe, signor Presidente, che in Italia (notizie acquisite dai giornali) sono state costruite 36 nuove carceri, proprio per evitare il sovraffollamento, ma sono tutte 36 chiuse o non finite, o lasciate abbandonate ai ladri. Vorrei ricordarLe che queste carceri sono costate milioni di euro e nessuno mai ha pagato o è andato in galera per questo spreco di denaro nostro. Da noi nessuno paga mai se si buttano milioni, ma si va in galera per una mela. Cosa può pensare un comunissimo cittadino sapendo queste cose? O c’è connivenza con chi butta i nostri soldi o non c’è giustizia. E adesso, improvvisamente esce fuori la vostra giustizia ipocrita e pelosa, che dovrebbe metter fuori forse 25.000 detenuti, la maggior parte dei quali entro tre mesi sarà di nuovo in galera? Mi dispiace sinceramente che questa gente sia tenuta in prigione in queste condizioni, ma io non me ne vergogno. Dovreste vergognarvi tutti voi, signor Presidente, che siete la classe politica che ci ha portati a questo sfascio. Io al massimo posso vergognarmi di avervi votato, ma chiedo la presunzione di ignoranza continua. Finalmente ho aperto gli occhi e d’ora in avanti non succederà più.
Mi dispiace accomunare anche Lei alla “politicaglia” che ci governa (chiamerò così, d’ora in avanti, i nostri politici), sia perché ha una età venerabile e pur anche perché in alcuni momenti del Suo mandato l’ho applaudito e stimato, ma non posso dimenticare che anche Lei dal 1953 a oggi 2013, eccetto la IV Legislatura (fonte wikipedia), e cioè per un totale di 55 anni, ha fatto parte del Parlamento, e non è stato capace di sanare questa situazione che ci fa vergognare davanti al mondo.
La mia proposta è di pagare la sanzione che ci comminerà l’Europa, risarcire i detenuti per le condizioni inumane in cui sono rinchiusi e iniziare a costruire altre carceri, curioso di vedere quante di queste saranno aperte tra qualche anno.

Chi pensa ai nostri Marò?
Un’ultima cosa, signor Presidente. Sempre a proposito di detenuti, possibile che i nostri Marò siano stati lasciati in India a marcire? Se fossero stati Marines americani non avrebbero fatto neanche un minuto di prigione. Ma non sarà che non valiamo niente nel mondo perché dobbiamo fare sempre la parte dei buoni? E poi abbiamo un Sindaco a Roma che toglie il manifesto dei Marò per mettere quello degli emigranti… ma come si può accettare impunemente un simile tradimento? Non lamentiamoci se ci sputano addosso… Signor Presidente, quei due Marò sono figli devoti di questa Patria ingrata, che li lascia ancora lì, lontani dalle famiglie… e quelli non sono delinquenti o truffatori…


domenica 20 ottobre 2013

Solo bla bla bla negli studi televisivi e nelle piazze virtuali


Avete mai fatto caso quanti programmi cosiddetti di approfondimento intrattengono giornalmente o settimanalmente noi poveri spettatori? Sono riuscito a contarne 15, se qualcuno non mi è sfuggito. Eccoli per ordine alfabetico: Agorà, Ballarò, Che tempo che fa, Coffee Break, La Gabbia, L’Arena, L’Aria che tira, Matrix, Omnibus, Otto e mezzo, Piazza Pulita, Porta a Porta, Quinta Colonna, Servizio Pubblico, Virus.
Trattano tutti della vita politica e sociale quotidiana, con interventi negli studi di economisti, politici, sindacalisti, imprenditori, giornalisti ed opinionisti tra i più conosciuti ed affermati. Se fossero al governo della nazione risolverebbero i problemi della disoccupazione, della povertà, dei pensionati, dei giovani in cerca di prima occupazione, delle imprese che chiudono, delle tasse che aumentano invece che diminuire. Normalmente sono contornati da un pubblico che applaude o dissente a seconda di chi parla o propone. Peccato che siano soltanto chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere…
Anch’io molte volte, cercando una spiegazione a tutti i miei dubbi e i miei perché, seguo attentamente alcuni di questi programmi, interessanti perché argomentati con tesi e interventi che sembrano la soluzione a ogni problema politico o economico, anche a livello europeo. Scartando quel “Servizio pubblico” di Santoro & C., votato palesemente soltanto a distruggere e buttare fango su Berlusconi,  gli altri sembra abbiano la panacea e il rimedio per tutti i temi che i politici non riescono a risolvere. E’ vero che abbiamo una classe politica tra le peggiori d’Europa, ma sarà mai possibile che tutto il sapere e la scienza abbia optato per quelle poltrone televisive, invece che sedere sugli scranni parlamentari a risollevare un’Italia che sta affondando? Non c’è più niente da riformare, oggi è tutto da rifondare.
Mi tormenta il tremendo dubbio che questi programmi nascano per prenderci ulteriormente in giro, e cioè farci sfogare negli studi televisivi o nelle nostre case, anche con la bava alla bocca, ma quando è terminata la trasmissione “finita la festa gabbatu lu santu” . Buona notte, speriamo in meglio per domani.
Ma quando uscirà mai un Masaniello della Tv, che sia giornalista, conduttore, spettatore o qualsiasi altro cittadino, che cominci - attraverso quel piccolo schermo -  ad arringare le folle, a costringere i telespettatori comodamente sdraiati sulle poltrone di casa, a scendere nelle piazze, armati di forconi, di bastoni, di forchettoni e anche di fucili, e gridare “Siamo incazzati neri” e cominciare a mettere paura vera a questi traditori della Costituzione e della Patria, che hanno distrutto e che continuano a distruggere il nostro Paese in nome di un’Europa che esiste soltanto sulla carta geografica? Abbandonare l’Europa? No, andare in Europa a battere i pugni, non le mani. Malgrado tutto siamo ancora una grande nazione, cofondatrice di questa Unione che è stata manipolata e trasformata in Unione Europea delle Banche e della Finanza. Questa è una Repubblica fondata non sul lavoro, signor Presidente Napolitano, ma sul sangue dei lavoratori!...
Letta ha declamato che nella legge di stabilità le buste paga saranno più pesanti e che sono state diminuite le tasse. Infatti nelle prossime buste paga andranno in più 14 euro in monetine da due centesimi. In quanto alle tasse è stata abolita l’Imu, ma sono arrivate l’Iva, la Tares, la Trise, la Tires, la Tarsu, e anche l’accidenti che te se pija…



Manifestazione antigovernativa, ieri, a Roma, in nome di tanti diritti lesi e calpestati. Tanti gruppi e tante bandiere più i soliti infiltrati e i soliti black bloc. I manifestanti bulgari che da 127 giorni scendono in piazza contro il governo, per le sue dimissioni, hanno una sola bandiera, quella nazionale. Se sventolassimo anche noi mille diecimila centomila bandiere tricolori dimostreremmo almeno unità e amor di Patria, invece di sembrare cani sciolti.

giovedì 17 ottobre 2013

Sogno o incubo? Balotelli e Kyenge bianchi e biondi

Giornalmente siamo messi alla prova, in questa nostra società ormai multietnica, se davvero siamo un popolo che sappia accogliere le diversità del mondo. Sì, perché viviamo e camminiamo sulla lama di un rasoio. Bisogna stare attenti, in qualsiasi momento, al modo in cui ci esprimiamo, al tono di voce che usiamo, al viso che facciamo, se ci capita di dover parlare con un povero cristo che abbia il colore diverso dal nostro. Perché? Perché se il povero cristo appartiene alla nostra razza possiamo anche trattarlo a calci in bocca e tutto finisce lì, ma se per caso fosse nero, rom o giù di lì allora bisogna subito usare i guanti gialli e dialogare con costui con un sorriso a trentadue denti, altrimenti sei un razzista della peggiore specie. E in una società ormai di larghe intese, buonista, caritatevole, socialista, europea, accogliente come la nostra, il razzismo è il peggiore dei crimini. Anzi il razzismo, e adesso la clandestinità.
Ecco perché in questa ossessione notturna, ho sognato che Balotelli e la Kyenge fossero diventati completamente bianchi, e pure biondi.

E allora al Balotelli uomo bianco e pure biondo posso dire con molta sincerità che è uno stronzo, un cafone, un viziato, un maleducato che mi sta sulle palle, pur ammirandolo ed apprezzandolo come giocatore di calcio e sperando che i suoi gol ci portino alla finale dei mondiali in Brasile. Sì, ecco, solo così posso sfogare tutta la mia rabbia per le negatività di questo ragazzo, baciato dall’amore e dalla fortuna, che non riesce a convivere con i suoi simili, che deve trovare ovunque materia e occasione, sia in campo che fuori, per far conoscere tutto il deteriore che c’è in lui. E non posso più vedere quel povero Prandelli, che lo manderebbe volentieri al paese di Alberto Sordi, difenderlo sempre e comunque, sia perché è un valore come atleta, ma soprattutto perché rimproverandolo passerebbe per l’uomo cattivo che dà addosso al povero negro.  Così che, al cafone che non riesce a convivere civilmente con i propri simili che siamo noi, dico chiaramente e sinceramente di tornare a vivere nella foresta da dove è arrivato, perché quello è l’unico posto che gli si addice. Ecco, adesso sono razzista, anche se sei diventato bianco. Bianco ma sempre stronzo, di rispetto naturalmente.

Per quest’altra poveraccia che risponde al nome di Kyenge - che si è vista addirittura scaraventata a fare il ministro, come i dilettanti allo sbaraglio, per il colore della sua pelle, perché i democratici ex democristiani, ex comunisti ed ex tutto devono razzolare voti - per questa poveraccia, dicevo, che sia nera o che sia diventata bianca, provo tanta simpatia. Non per quello che fa o che vorrebbe fare, perché alla fine non le fanno far niente, ma perché pensa di poter cambiare qualcosa o qualche legge in Italia. Non ha capito che sta lì da paravento e contenitore di voti per Letta. La Bossi-Fini, l’integrazione, le case popolari agli immigrati, l’accoglienza ai poveri dannati e disperati che arrivano dall’altra sponda. Declinaaaa… Declina l’incarico e di’ a Letta che tu sei un medico e non un politico, poi vai a casa, prendi le valigie e prendi il primo volo per il Congo. Se vuoi veramente bene a questa gente, alla tua gente, il giorno dopo inizia a visitarla e curarla tu, anche insieme ai nostri medici, ma che almeno vedano che anche da neri si può essere utili alla collettività.

So che non seguirai questo consiglio, perché è il più semplice per arrivare a far qualcosa di buono per il prossimo. Ormai hai assaggiato il dolce e ti hanno fatto osservare le stanze vuote del potere, devi provare adesso o mai più. Peccato. Non conosci i politici, e meno ancora i tuoi compagni di partito. Avrei voluto anche offenderti o mandarti degli improperi per le cazzate che spari. Mentre scrivevo ci ho ripensato. Non ne vale la pena. L’indifferenza è la miglior cosa.

martedì 15 ottobre 2013

Pensionati italiani in Bulgaria e in Europa

Alla fine dell’intervista Simona sarebbe rimasta volentieri in Bulgaria, ma il lavoro alla Rai, un prezioso marito a casa e gli anni che le rimangono per arrivare alla pensione, l’hanno convinta a ripartire di corsa.
In internet si trovano decine di siti che consigliano, disinteressatamente o no, gli italiani scontenti a trovare i luoghi del mondo più adatti  a vivere una vita tranquilla o avere un lavoro sicuro e produttivo. Sul mio stesso blog, dal 2008 raccolgo centinaia di e-mail di gente, giovane e anziana, che non ce la fa più, che vuole scappare per trovare lavoro, che vorrebbe arrivare a fine mese con i soldi della pensione. Già un anno fa Rai1 Mattina Estate trasmise un servizio sui pensionati all'estero.
Ancora Rai1, con L’Arena di Massimo Giletti di domenica 13 ottobre, nel dibattito che ne è seguito, ha voluto fare il confronto tra le pensioni d’oro di 90.000 euro mensili e le pensioni di latta che vanno dai 600 ai 1.000 euro, con un servizio girato in Bulgaria – intervistando Franco Tenca a Sofia e me a Pazardjik – sui pensionati italiani che cercano rifugio all’estero.
Ecco il servizio, a dire il vero molto stringato. Se fosse andato tutto il girato, forse oggi la casella di posta del blog sarebbe stata stracarica.






Avevo mandato anche un paterno rimprovero a Simona Giampaoli – la bella, brava e simpatica giornalista che ha curato il servizio e il montaggio – per aver messo a nudo la mia debolezza emozionale, quando mi ha chiesto se vorrei ritornare in Italia. Oggi la ringrazio, perché quegli attimi, che rivedo ancora con l’identica intensa emozione di quella domenica, penso abbiano fatto capire ai telespettatori italiani in patria, quanto amore ognuno di noi possa avere per questa nostra Italia, e seppur contenti di poter continuare una vecchiaia serena all’estero, basterebbe poco, ma proprio poco, per farci ritornare a casa: la certezza di poter avere dignità umana tra i propri simili, dignità che ci nega oggi lo Stato attraverso la sua imbelle e cattiva politicaglia di qualsivoglia colore e tendenza.

domenica 29 settembre 2013

Se un'amicizia è all'acqua di rose...

Sono veramente un illuso e, malgrado l’età, continuo ad abboccare.  E’ triste affezionarsi alle persone e accorgersi, un giorno, di aver riposto male questo sentimento così nobile.  Perché l’amicizia è affetto, stima, rispetto per una persona o delle persone  cui ognuno di noi, nella vita, si sente legato per affinità di pensiero, feeling,  educazione, discrezione e così via. Ma siamo umani e certamente soggetti ad errori, seppur involontari, anche verso gli amici. E in quel frangente conosci veramente cos’è l’amicizia, perché l’amico vero sa perdonare e passar sopra anche a una presunta sgarberia dell’altro, parlandone e cercando di chiarire il malinteso.

Se poi, in cuor tuo, con matematica certezza, sai che non hai neanche minimamente fatto questa sgarberia, allora comincia ad aleggiare il dubbio che quell’amicizia, che ritenevi salda, era fondata soltanto su sentimenti e sensazioni personali, che non corrispondevano e non comunicavano con gli pseudo amici. L’amicizia è fatta di persone che si fidano una dell’altra.

Un vecchio proverbio dice: “Se vuoi che l’amicizia si mantenga, fai che una mano vada e l’altra venga”. E dato che non vedo un’altra mano venirmi incontro, anzi si allontana sempre più, penso sia utile e proficuo continuare il mio cammino da solo, senza inutili orpelli di accompagno. Siccome, però, è per me caratteriale dare sempre fiducia al prossimo, continuerò ancora una volta a credere nella vera amicizia, quella che ancora mi appaga di tante delusioni.

martedì 10 settembre 2013

Da popolo di poeti, artisti ed eroi a giustizieri della notte ed esportatori abituali

L’Orca sta divorando il Caimano
Ci siamo. Il ventennio, evidentemente, porta male. Dopo quello di Mussolini sta per essere abbattuto anche il ventennio di Berlusconi. Il Duce appeso per i piedi a piazzale Loreto, il Caimano appeso alle decisioni della Giunta del Senato, che questa notte, probabilmente, deciderà la sua decadenza da senatore, e comunque se non sarà stanotte, è solo questione di ore o di giorni. Tutte le armi che Berlusconi ha tirato fuori, in questi venti anni, per difendersi dalla famigerata gioiosa macchina da guerra di occhettiana memoria, sono risultate spuntate e bisogna riconoscere che quella macchina da guerra proprio gioiosa non è stata, almeno per lui.
Pur non avendo sottovalutato l’avversario, pur sapendo che i suoi avversari erano i comunisti, pur avendolo strillato ai quattro venti in tutte le occasioni e in tutte le lingue a tutta Europa, niente ha potuto contro un nemico organizzato quasi militarmente, diretto discendente di un partito che ha dominato per 70 anni la scena politica mondiale. Gli ingenui diranno: “ma non dire cazzate!! Il partito comunista è morto nell’89 con la caduta del Muro… in Italia ci sono rimasti solo Rizzo, Bertinotti  e un altro paio di nostalgici…”. Così è stato, in effetti, in quasi tutto il mondo. Ma noi siamo italiani e il nostro ingegno e fantasia superano di gran lunga ogni aspettativa, superando tutti nel trasformismo camaleontico. E così quella vecchia scuola ideologica è diventata negli anni Pds Ulivo Ds Margherita Quercia e tutto l’universo mondo vegetale, per approdare, per ultimo, nel Pd, confondendosi – nel frattempo – con altri soggetti liberali e progressisti, mentre continuava a tessere la sua tela sul territorio con una macchina organizzativa capillare, frutto di decenni di rivendicazioni aziendali, sociali e salariali.
Nei lunghi anni in cui la Democrazia Cristiana gli aveva concesso un’apertura di credito – il centro-sinistra – il Pci ha provveduto ad infiltrare le sue cellule nelle varie strutture del potere, e soprattutto nella magistratura, così che nel 1992 pensò fosse arrivato il momento del colpo di mano perpetrato attraverso la coercizione giudiziaria, ben sapendo che in politica non esistono santi. Per la prima volta fu coniato, nei riguardi degli avversari politici, il famoso teorema “non poteva non sapere”. L’Armata Rossa Giudiziaria fece fuori tutti i partiti istituzionali, Craxi fuggì in esilio, ed era già pronta a festeggiare la sicura prossima vittoria elettorale, quando – improvvisamente ed improvvidamente – venne fuori Berlusconi con “Forza Italia”, vinse le elezioni e ruppe le uova nel paniere agli onesti e laboriosi giustizialisti rossi, riciclatisi nel frattempo in Pds. Da allora la storia è sotto gli occhi di tutti gli italiani.
A Silvio Berlusconi, personalmente, posso attribuire solo una colpa: aver fatto del suo movimento o partito, un soggetto padronale con un solo indiscusso e carismatico leader. Si dice che Luigi XIV abbia pronunciato la famosa frase “Dopo di me il diluvio”. Berlusconi non serve che la pronunci: il finale già lo conosciamo.

Export made in Italy
Mentre a Roma, e precisamente nei palazzi presidenziali, si discetta sulla ineleggibilità o meno di Berlusconi, se sia il caso che il governo cada adesso o domani o tra un anno, se le regole che Renzi chiede siano pronte per poter eleggere il segretario, stabilire chi dovrà candidarsi premier e chi sono i candidati, in Italia – questa strana Nazione che ha 945più5 strani personaggi, scelti dai partiti e delegati a rappresentarci, che continuano, dicevamo, a discettare – aumenta in modo esponenziale l’export, tutto strettamente made in Italy.
Peccato che sia export di aziende soffocate da burocrazia e tasse che delocalizzano in Bulgaria, Polonia, Romania, Croazia e persino Svizzera, dove forse – ma non è certo – non produrranno la stessa eccellenza italiana, ma avranno modo di vivere e far vivere coloro che vi lavorano, mentre la nostra disoccupazione continua a crescere e siamo rimasti con l’unico segno “meno” tra i Paesi dell’Ocse.
Ma la fuga dal Bel Paese non è solo delle aziende o dei famosi cervelli. Diventano sempre più numerose le fughe anche dei cervelli “normali”, e cioè il piccolo commerciante, l’artigiano, l’inoccupato in cerca di primo lavoro e il disoccupato licenziato, lo studente che va a laurearsi all’estero e ci resta, il pensionato che non arriva a fine mese. La mia cassetta e-mail è sempre più piena di lettere di persone che chiedono informazioni e consigli per venire ad abitare in Bulgaria, e immagino quanti blog e siti, molto più noti del mio, possano essere oberati e tartassati da questo genere di lettere. Voglio sperare che almeno i pastori non delocalizzino le loro mucche nei Paesi confinanti, con la scusa della transumanza, avremmo formaggio italiano made in Ue.


Dove andremo a finire? E’ la domanda che si fanno milioni di italiani, alla quale sinceramente non so rispondere. A titolo personale, una risposta me la sono data, e infatti oggi sono andato a vivere in Bulgaria, domani forse in Polonia. Per chi rimane posso solo sperare che il buio finisca, ma la galleria è molto lunga…

martedì 27 agosto 2013

Da Italia-Bulgaria a Italia-Polonia solo andata?


Sveglia alle cinque del mattino. Siamo ospiti di Fabio e Kalina a Sofia. Fabio ci ha consigliato di dormire a casa sua, da dove il giorno dopo saremmo partiti entrambi, lui Chiara e Kalina in macchina per l’Italia, io e Renata per la Polonia in autobus. La sera prima abbiamo preparato una mole enorme di panini che sarebbero stati preziosi e salutari per il viaggio.
Alle ore sette arriva il taxi prenotato la sera prima, carichiamo borsoni e masserizie varie sull'auto che ci avrebbe portato alla stazione dei pullman, mentre loro, un po’ in ritardo, si accingono, a loro volta, a sistemare in macchina le loro cose. Chiara, la bambina di Fabio, è eccitatissima per la partenza; come me, d’altronde… perché è la prima volta che affronto un viaggio così lungo e perché sono curioso di conoscere la Polonia. Rivedrò, dopo tanti anni, Janina e Dino, mamma e fratello di Renata, e scoprirò, soprattutto, la loro terra.
Dopo il libro Scoprire la Bulgaria, nel quale ho avuto modo di descrivere come vedevo i bulgari e la Bulgaria, mi accingo adesso a scoprire la Polonia… chi avrebbe mai detto che alla mia età, oltre pensionato, mi sarei scoperto anche curioso viaggiatore? Ho preferito il viaggio in pullman perché avrei avuto modo di vedere, anche se molto limitatamente, Serbia Ungheria e Slovacchia, e secondariamente, ma non tanto, perché un viaggio aereo sarebbe stato per me molto oneroso.
In verità il viaggio ha un duplice scopo: vedere la Polonia e informarsi se è possibile, con la mia pensione, trasferirvisi a viverci, come sette anni fa feci per la Bulgaria. Non perché non stia bene in Bulgaria, anzi… sono anni che descrivo le bellezze di questa terra, la cordialità dei bulgari, la serenità che vi ho trovato, pur dovendo affrontare anche momenti difficili dal lato sanitario; ho trovato buoni amici e persone che mi hanno accolto in modo meraviglioso, medici preparati sia dal lato professionale che umano e soprattutto sono bastati i soldi per vivere decorosamente.
E allora perché trasferirsi? Renata, la mia compagna, pur sentendosi profondamente italiana, non potrebbe mai tradire un sentimento che si acquisisce per nascita, per cui poter tornare nella sua terra, vicina a figlia, nipote, madre e fratello le cambierebbe in modo estremamente positivo la vita. In quanto a me, ormai mi sento definitivamente un esule e vivere in Bulgaria o in Polonia non fa differenza, purché si possa vivere dignitosamente. Ripeto ancora una volta che la Patria è quella terra, quel luogo che ti dà la possibilità di una vita che valga la pena esser vissuta, dopo aver sgobbato per anni e anni. Qualcuno vede ancora nell’Italia quella terra in grado di dare ai propri cittadini un briciolo di dignità? Siamo il popolo più vessato d’Europa e dintorni, permettiamo passivamente che chiunque arrivi ci prenda a calci a casa nostra, dobbiamo mantenere lautamente una classe politica inetta, tracotante, ladra e bugiarda, e avere un socio, lo Stato, che ci asfissia con  tasse e balzelli senza nulla dare in cambio.
Eccoci finalmente, dopo 21 ore, a Cracovia. I 170 km che ci separano da Krosno sono percorsi in parte in autostrada e in parte sulla statale. Non mi ci vuole molto a capire che la Polonia è tutt’altra cosa rispetto alla Bulgaria. Sappiamo tutti che la Bulgaria è stata ed è tra le nazioni più povere d’Europa, e pur avendo fatto moltissimo nei sei anni in cui è entrata a far parte della UE, rimane ancora fanalino di coda nelle strutture, nelle fabbriche, nell’agricoltura, nei servizi, ecc. La parte di Polonia che stiamo attraversando è quella che qui considerano la più povera, il sud. Già… il sud, ovunque giri, è sempre il più povero, chissà perché…  Eppure le strade, le campagne, i boschi e le case che percorriamo velocemente mi danno l’impressione di una opulenza e di una prosperità che non ho mai riscontrato neanche in Italia. Anzi, scusate, dimentichiamo l’Italia. Forse il paragone è un po’ azzardato, ma a me è sembrato di percorrere la Piccola Svizzera, le strade meticolosamente segnate con strisce bianche, con quelle belle case rurali, con i tetti a spiovere, che sembrano ville.
Purtroppo, non abbiamo avuto la possibilità di visitare molto e abbiamo passato parecchi giorni nella pace di una casetta in collina circondata da boschi e prati, visitati talora da cerbiatti e lepri. Ma quei pochi giri che abbiamo fatto nei dintorni, mi hanno convinto che anche qui il costo della vita è paragonabile a quello della Bulgaria, eccezion fatta, forse, per un lieve aumento negli affitti.
Ho fatto anche un sondaggio in un sito di italiani in Polonia e quasi tutti mi hanno confermato che con gli ormai famosi miei 1000 euro, in provincia si può vivere tranquillamente. Domani si ritorna a casa. Mi sono concesso un anno di riflessione per decidere e, nell’eventualità, sistemare le pratiche burocratiche in Bulgaria. La prima impressione mi ha veramente stupito, voglio sperare che sia quella giusta per me e Renata, ove dovessi decidere di trasferirmi qui. In ogni caso anche qui - e molto più che in Bulgaria -  ho trovato tanti italiani, pensionati e commercianti, che hanno deciso di affrontare una nuova vita lontani dall’Italia. Purtroppo. Si continuerà con Italia-Polonia solo andata? Ne riparleremo tra un anno. La differenza la fa la temperatura. La Polonia ha un clima più freddo della Bulgaria, però si dice che il freddo "intosta". L’unica certezza è che il viaggio rimane sempre di “solo andata”.

Qualche foto della vacanza e di qualche località visitata:


Ciao Bulgaria, ci vediamo tra venti giorni

Ponte sul Danubio a Belgrado, visto dal pullman

Campagna ungherese dal pullman

Da Krosno per Sanok: in tutta la Polonia un'infinità di paratie anti-rumore

Chiesa di S. Francesco a Krosno

Parte panoramica di Sanok

Una "rotonda" sulla strada per Sandomierz


Sulla strada per Tarnobrzeg: a sinistra notare
una pensilina coperta e con panca per chi aspetta l'autobus

Porta Opatovska a Sandomierz

Una piazza di Sandomierz

Case rurali (!!??...)

Case rurali

Case rurali

Cerbiatti al pascolo nel prato di Janina

Piatto classico della cucina polacca: i Pieroghi






































domenica 25 agosto 2013

Spaghetti aglio olio e peperoncino "alla Renata"



Chi non ha mai mangiato e gustato un piatto semplice ma classico della cucina italiana, che corrisponde agli spaghetti con aglio, olio e peperoncino? Mbeh, che c'è di nuovo?, direte voi. Oggi vorrei proporvi questo piatto con una variante, che io chiamo "alla Renata". Renata è la mia compagna polacca, innamorata dell'Italia e appassionata della cucina italiana. Sono quasi 20 anni che il mio stomaco dipende dalla sua cucina, e mi corre l'obbligo di riconoscerle una bravura e una fantasia che a volte supera le casalinghe italiane.

Oggi la variante l'ha apportata a questo piatto, e siccome l'ho apprezzato e gustato particolarmente, vorrei farla conoscere ai lettori. Non sono uno specialista nel descrivere gli ingredienti, ma cercherò di elencarli nell'ordine, lasciando poi le quantità alla pratica quotidiana e all'intelligenza di chi vuol provare. Io l'ho apprezzato veramente e  ne sono rimasto entusiasta.

In una padella soffriggere con olio extra vergine aglio, tre acciughe tagliuzzate finemente, 8 fiori di zucca tagliati a listarelle, aggiungere tre pomodorini piccoli schiacciati o tagliuzzati per dare gusto e colore, sale e peperoncino quanto basta. Una volta pronti gli spaghetti amalgamarli con il soffritto, lasciando da parte un bicchiere d'acqua di cottura, per poterla aggiungere ove risultassero troppo secchi. Impiattare e aggiungere una manciata di parmigiano.

Ah!, dimenticavo... Se vi è piaciuta la variante, per favore, fatemelo sapere, non per me, ma per Renata che è la colpevole...

giovedì 1 agosto 2013

Chi paga i danni? Sofia-Roma: storia di un volo di linea quasi… diretto


Il 31 luglio l’amico Adalberto, che abita a Plovdiv,  mi manda un messaggio: “Domani mattina andiamo ad accompagnare Laura in aeroporto e al ritorno, verso le 10, passiamo da te”. Il giorno dopo alle ore 10, altro messaggio di Adalberto: “Ci vediamo verso le 11, l’aereo ritarda la partenza”. Poi alle 12, infine alle 13, e finalmente alle 13.20 arrivano a casa nostra Adalberto e Milena, ancora super agitati.
“Cosa è successo?”.
“Cose turche, caro Totò, altro che bulgare… Siamo svegli da questa notte alle tre per accompagnare Laura e un’amichetta sua, Petia, all’aeroporto di Sofia, perché alle 7,30 sarebbe partito per Roma l’aereo della Bulgaria Air. A Roma, ad attenderle  già dalle 7,30, per via del fuso orario differente, c’è il padre di Laura che dovrebbe accogliere le ragazze e portarle a casa sua, a Napoli”.
Laura è una ragazzina di 14 anni figlia di Milena, compagna di Adal, e l’amica Petia di 16 le fa compagnia. Le ragazze sono emozionatissime, in particolare Petia, che affronta il battesimo dell’aria. Questo evento, unito alla vacanza in Italia, le rende particolarmente allegre e nello stesso tempo elettriche, né alla loro età ci si potrebbe aspettare di meno.
“Alle 6,30 i passeggeri sono già tutti imbarcati, ma alle 7,30 viene annunciato un ritardo di un’ora per motivi tecnici, per cui siamo costretti ad aspettare ansiosi ulteriori eventi. Poco prima delle 8,30, ma solo per curiosità, guardiamo l’orario di partenza sul tabellone luminoso e troviamo cambiato l’orario alle 9,30… così pure alle 10,30, finché hanno fatto scendere tutti i passeggeri.
“Puoi immaginare, caro Totò, il casino che si è venuto a creare in aeroporto, con gente che non sapeva cosa fare e dove andare, alla ricerca dei bagagli anch’essi scaricati, pensando anche ai parenti in attesa a Roma. Finalmente dividono i passeggeri in due gruppi e il gruppo con Laura e l’amica lo imbarcano su un aereo della Austrian Airlines che sarebbe partito alle 11,30 per Vienna e da lì per Roma. Abbiamo aspettato che l’aereo partisse e finalmente siamo andati via anche noi. Ed eccoci qui, stanchi, assetati ed affamati, per non parlare di sonno”.
“Ok, è stata una giornata storta, mi dispiace, ma adesso finalmente è finito tutto… se volete possiamo metterci a tavola, anche per dimenticare. Anche noi abbiamo avuto un ritardo perché Angelo doveva portarci due chili di porcini e invece li porta stasera, mi dispiace per voi, ci dovremo accontentare di un pranzo più parsimonioso…”.
“Va bene ugualmente, – dice Adal – l’importante è che questa giornataccia sia finita, è stata un incubo”.
Ci mettiamo a tavola e Renata, dopo cinque minuti, si presenta con una pentola di farfalle al sugo, iniziando a riempire i piatti. Il sapore e il gusto della pasta sono sciupati da una telefonata che arriva a Milena alle 13.45. E’ Laura. La giornataccia non è affatto finita…
“Mamma, siamo arrivati a Vienna, ma l’aereo per Roma è già partito. Dobbiamo aspettare un aereo della Lufthansa che alle 15.10 ci porta da Vienna a Monaco. Poi a Monaco dovremmo trovare un altro aereo che parte alle 16.50 e alle 18.35 saremo a Roma. Stiamo bene, stai tranquilla”. Intelligentemente ha voluto rassicurare la mamma, ma cerco di presumere l'agitazione interiore di due ragazzine sballottate in posti che non avrebbero immaginato neanche nei sogni.
Tranquillità? Immaginate una madre che ha una figlia di 14 anni, - che dopo un’ora e mezza doveva stare a Roma abbracciata dal padre – e che invece fa il giro degli aeroporti d’Europa insieme a un’amica di 16 anni che per la prima volta si trova a viaggiare? In un’ora sono state fatte decine di telefonate tra genitori quasi in preda al panico in Bulgaria, al padre in attesa a Fiumicino dalla mattina,  in Germania ad amici che per ogni eventualità potessero aiutarle, con telefonini che si scaricavano sia di batteria che di moneta. Il pranzo finisce tra una nervosa risata liberatoria, un’imprecazione a occhi lucidi e la speranza che tutto finisca bene. Dopo una breve chiacchierata su quello che sta succedendo, i miei amici decidono di rientrare a Plovdiv da dove avrebbero potuto gestire meglio qualsiasi altra eventualità.
In serata Adalberto mi telefona dicendomi che tutto si è risolto bene e che alle 19 le ragazzine sono arrivate a Roma dove avrebbero proseguito per Napoli insieme al padre di Laura. Arrivo previsto ore 21.30. Niente male, come tempi, per un viaggio aereo.
Alla luce di quanto è successo in questo viaggio, mi sorge spontanea la domanda: ma i danni chi li paga? Oppure bisogna ringraziare la Provvidenza di essere arrivati un po’ tardi, ma sani?