lunedì 16 dicembre 2013

Che senso ha...

Si  può combattere contro la prepotenza, la delinquenza o l’ingiustizia? Forse sì, se si è con armi pari o superiori, altrimenti siamo destinati a soccombere. Scoppio dalla rabbia e temo un travaso di bile perché impotente e lontano, ma se avessi un fucile o una pistola potrei diventare anche assassino.
Telefono a mio figlio a Roma, domando come sta e mi dice che oggi sta a casa, gli chiedo come mai e mi risponde che ha avuto un incidente.
Potete immaginare la mia preoccupazione pensando subito a un incidente stradale. L’incidente, invece, riguarda tutt’altra questione. E’ intervenuto per pacificare e dividere delle persone che stavano accanendosi su un ragazzo con calci e pugni. E’ finita che hanno cambiato bersaglio massacrandolo di botte. Dentro di me ribolle qualcosa che mi sta facendo scoppiare il cervello per l’impossibilità di poter fare qualcosa. Domando se è andato all’ospedale, mi risponde di sì, è stato portato con l’ambulanza al pronto soccorso e poi è tornato a casa. Gli chiedo se ha fatto denuncia e chi fossero quei delinquenti, ma mi risponde che non ha voluto fare alcuna denuncia. Alle mie insistenze mi risponde che in ogni caso non la farà.
“Perché non la fai? Questa è gente che va punita e deve pagare per quello che ha fatto. Domani faranno la stessa cosa con altre persone, e sarà sempre peggio, e la passeranno sempre liscia!...”.
“Papà, quando faccio la denuncia e chiedo pure i danni, cosa pensi che succeda? pensi che questa gente la mettano in galera? pensi che sia finita lì?... questa gente viene subito rilasciata in attesa di un eventuale processo tra qualche anno, io intanto ritorno a casa e da quel giorno, sia la mattina quando vado al lavoro, sia la sera quando ritorno, dovrò sempre guardarmi le spalle o dovrò andare in giro con un’arma che non ho né potrò mai avere né voglio avere, mentre loro possono rimassacrarmi di botte o addirittura ammazzarmi, perché non è che a me daranno la scorta perché sono stato malmenato da questa teppaglia e li ho denunciati… che devo fare, papà? Pensi sia meglio fare la denuncia?...”.
Lunghissimo silenzio, mentre le mie pupille vorrebbero schizzare dagli occhi. “Ci sei, papà?”. “Sì, figlio mio, sono qua… ma non so cosa risponderti, vorrei stare lì con te, vorrei trovare uno sfogo alla mia rabbia, vorrei avere ancora la pistola… forse diventerei un assassino…”.  “Lascia stare, papà… tra qualche giorno sarà passato tutto, ti passo Jessica…”.
Un inutile discorso continua con mia nuora, anch’essa distrutta e arrabbiata, ma arresasi al volere di mio figlio. Mi dice che quando lo ha visto non lo riconosceva. Se penso poi che mentre mio figlio veniva pestato, la gente passava osservando quasi indifferente a quello che vedevano, mi domando come si possa ancora vivere in una società che non conosce più l’umanità, la solidarietà, l’aiuto davanti a eventi simili, affrettando il passo anzi, per non essere coinvolti.
Che senso ha oggi vivere in Italia? Devo ritenermi fortunato perché vivo in Bulgaria o forse potrebbe succedere anche qui? Che cosa ci sta rendendo così aridi? Siamo tornati nella giungla, o meglio nel Far West, ma Far West solo per i delinquenti perché non devono rendere conto delle loro malefatte, mentre i cittadini normali, quelli onesti, lo devono subire questo Far West. Ha ragione mio figlio a subire per paura di rappresaglie dopo? Ho ragione io a volere un’arma e farmi da solo quella giustizia che lo Stato non mi darà mai?

Forse abbiamo torto e ragione tutti e due? Perché in uno Stato che funziona, chi subisce un torto è giusto che sia ripagato senza timori di ritorsioni, evitando l’eventuale reazione della vittima, per la quale questo Stato applicherebbe subito la pena più severa. E di vittime che hanno reagito abbiamo avuto anche numerosi esempi, così che da vittime, per lo Stato si diventa carnefici, dacché per le vittime vere non esiste Far West ma solo giustizia. Cornuti e mazziati.

domenica 15 dicembre 2013

Quando, se scendi nelle piazze con il Tricolore, nessuno ti riconosce...


Nel  mio post del 10 dicembre scorso avvisavo Matteo Renzi che il movimento dei forconi era già in piazza e che bisognava far presto per evitare possibili spargimenti di sangue. In effetti, da allora, la protesta monta ogni giorno di più, spargendosi a macchia d’olio in moltissime città. E’ iniziata sotto la falsa identità che ne davano giornali e televisione, cioè il solito conosciuto movimento dei forconi, partito qualche anno fa dalla Sicilia, facente capo agli autotrasportatori. E invece ci si è trovati di fronte a migliaia di persone che avevano deciso, il 9 dicembre, di scendere in piazza a oltranza, fin quando i nostri politici non avessero fatto le valigie.
Per la prima volta, che io sappia o abbia visto, migliaia e migliaia di cittadini sono scesi e stanno ancora nelle piazze, sventolando solo una bandiera: il Tricolore. Per i nostri governanti, e per la maggioranza dei media – abituati allo sventolio delle bandiere rosse con falce e martello, alle bandiere rosse della Fiom, e a tutte le altre bandiere più o meno rosse di sindacati e affiliati – vedere sventolare solo una bandiera, quella italiana, ha lasciato basiti e allarmati prima di tutto i nostri governanti, poi i sindacati, e poi anche i giornali. Non si era mai verificato un evento del genere che non fosse organizzato quantomeno da un sindacato, e adesso uscivano fuori come funghi tutti questi agitatori sotto un’unica insegna, il Tricolore.
In un articolo del 20 ottobre scorso, “Solo bla bla bla negli studi televisivi e nelle piazze virtuali”, rimproveravo agli italiani le loro proteste sotto il nome di decine di bandiere, mentre a Sofia i bulgari scendevano in piazza contro il governo con un’unica bandiera, quella nazionale, tricolore anch’essa ma in orizzontale. Oggi, finalmente, anche gli italiani hanno capito che per vincere e ottenere i propri diritti bisogna unirsi sotto quella bandiera. Solo la nostra politicaglia finge di non aver capito, finge di non sapere da dove vengono e chi sono questi agitatori che si presentano con il Tricolore. Non sanno chi sono ma sentono la sedia sotto il morbido sederino che comincia a scottare, per cui Letta si affretta a comunicare che i partiti non ruberanno più i nostri soldi per finanziarsi. Bugiardo!!! Inizieranno solo nel 2017, non subito, perché fra tre anni le cose potrebbero cambiare in meglio! Non sanno quale nuova legge elettorale fare per poterci fregare anche dopo, cercano disperatamente una via d’uscita per i nostri disoccupati e per le nostre imprese, senza avere il coraggio di andare in Europa a rinegoziare i trattati che ci impediscono lavoro e sviluppo.

Ma non credo che questa volta possa passare sotto silenzio quello che sta succedendo in piazza. Questa gente, caro Letta, caro Napolitano, cari presidenti di Camera e Senato, cari politici tutti, non sono l’oggetto misterioso che volete farci credere, non sono agitatori, non sono destabilizzatori né terroristi, sono solo gente normale, italiani che state portando alla miseria,  italiani incazzati che non ne possono più di chiacchiere e prese per i fondelli, italiani ai quali avete rubato la dignità del lavoro, e quelle bandiere tutte eguali sono il loro unico vessillo: la bandiera italiana, il Tricolore. E in nome di quella bandiera dovete sbrigarvi a far funzionare lo Stato, a ripristinare il sistema Italia, altrimenti siete condannati a sparire. 

martedì 10 dicembre 2013

Matteo Renzi e il Chievo Verona


Vi  chiederete perché questo abbinamento tra il giovane segretario del Pd e la società di calcio. Perché entrambi condividono un momento magico.  Renzi  subentra, in pratica, al logoro Bersani, considerando il transeunte Epifani solo come traghettatore momentaneo del partito. Renzi è arrivato come un conquistatore alla guida di un partito, cui erano rimaste poche polveri bagnate e neanche un cerino per accendere la speranza degli ultimi immarcescibili ex-comunisti . Ha stravinto sugli avversari, dando al popolo di sinistra quella carica indispensabile ad uscire dal pantano in cui si è impelagata la politica burocratica arida e attendista prima di Bersani e ora di Letta.
Situazione identica, ma nel calcio, è avvenuta nel Chievo Verona, partito con polveri più bagnate del Pd. Ma da ultimo in classifica, con il cambio di allenatore, la squadra sta tirando un sospiro di sollievo, vincendo con Corini - il Renzi  della situazione - tre partite su tre. Succede spesso, nel calcio, che un nuovo trainer riporti la squadra, sotto la sua guida, a prestazioni  lusinghiere che la trasformano radicalmente, portandola fuori dal pericolo di retrocessione, basta solo che all’interno ci sia entusiamo e concretezza e individuare eventuali giocatori demotivati o che remano contro e metterli fuori rosa.
Oggi Renzi è il Messia della sinistra italiana, giovane, simpatico, grande comunicatore, ha incantato migliaia di delusi, disoccupati, tartassati, sinistrati con il suo intenso programma di riforme e soprattutto promettendo di accantonare la vecchia, inetta e conservatrice classe dirigente. Per ora solo parole. E’ sulla cresta dell’onda ma non ha fatto ancora niente. Il popolo italiano è molto paziente, ma si deve sbrigare, perché i forconi stanno già in piazza e dietro potrebbero spuntare movimenti di gente ancora più incazzata. Deve convincere i suoi compari al governo a “fare”, e in fretta, quello che a parole dicono da anni. Passati - anche per lui - i famosi cento giorni, senza che niente di eclatante sia successo, può dire addio a ogni velleità di future vittorie vere e soprattutto di governance, sarà uno in più nella cricca di briganti che ci governa, e si ricordi che l’Araba Fenice è già risorta ancora più forte di prima.
Riuscirà il Chievo a uscire fuori dalla bassa classifica e salvarsi dalla retrocessione? Se sarà così l’allenatore verrà confermato e la squadra rinforzata, altrimenti tutti a casa.
Noi italiani, oggi, siamo nauseati, disgustati e disperati per questo stillicidio giornaliero, per cui chiunque sia in grado di tirarci fuori dalle sabbie mobili, di destra di sinistra o di centro, costui potrebbe essere la nostra guida per il futuro.
Il primo passo falso, a mio giudizio, l’ha fatto incamerando per il partito i 6 milioni di euro che hanno sborsato i votanti alle primarie. Sarebbe stato giusto prenderli per recuperare le spese organizzative se il Pd non avesse già intascato i milioni spettantigli dai rimborsi elettorali, ma questa somma (che in vecchie lire corrisponde alla bellezza di 12 miliardi) non sarebbe stato utile e gratificante elargirla ai tanti bisognosi che sarebbe lunghissimo elencare? Come inizio non c’è male. Ma forse, tra i tanti problemi che assillano gli italiani, questo gli è sfuggito.
Un altro particolare che gli sfugge è che, pur essendo convinto assertore del bipolarismo, in Italia siamo abbondantemente intrappolati nel tripolarismo, a meno che, con un magico colpo di spugna, non riesca a cancellare i grillini che, come partito singolo, sono stati i più votati.