sabato 18 gennaio 2014

Qualcosa che dovremmo imparare dalla Bulgaria?

La Bulgaria – si sa – è considerata la cenerentola d’Europa, sia perché è una piccola nazione, ma soprattutto perché è considerata la più povera dell’Unione. Ma qualche volta anche i più piccoli possono insegnare ai grandi e dare quegli esempi legislativi positivi che ogni popolo si aspetta dai suoi governanti.
Il caso specifico, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri nel nuovo codice penale, riguarda l’evasione dei contributi previdenziali, che diventa un reato punito con la reclusione. Il problema riguarda i datori di lavoro che non versano i contributi dichiarati per i propri dipendenti, ma in questo caso, la pena è solo in termini di interessi maturati, ma soprattutto attacca vigorosamente chi pratica il lavoro nero. Questa piaga sociale, in Bulgaria, adesso viene punita con una pena carceraria che aumenta in modo graduale in base all’ammontare del tempo dell’evasione, e cioè: per l’evasione di contributi previdenziali superiori a 25 stipendi mensili minimi (4.345 euro), il datore verrà condannato a 6 anni di reclusione; per l’evasione pari a 50 stipendi mensili (8.690 euro) la pena è di 8 anni di reclusione; quando l’evasione supera i 100 stipendi mensili (17.380 euro) la pena sarà di 12 anni. Per gli ultimi due casi lo Stato potrà confiscare anche la metà dei beni del datore di lavoro.
Di questa lista fanno parte anche i casi in cui i lavoratori sono assunti senza contratto di lavoro o con contratti a progetto, quando lo stipendio dichiarato non corrisponde a quanto effettivamente pagato, e i casi nei quali vengono presentate false documentazioni.
I contributi previdenziali, in Bulgaria, sono pari al 30,3% della retribuzione, il 60% dei quali a carico dei datori di lavoro, e il rimanente 40% a carico dei lavoratori. Secondo gli esperti della materia ciò significa che anche il lavoratore potrà essere punito proporzionalmente al datore di lavoro.
(Questo post è stato liberamente tratto dall’articolo di Lilia Rangelova su “Bulgaria Oggi” del 16-01-2014).


Non sono esperto in materia, ma leggendo l’articolo ho avuto subito l’impressione che in Bulgaria, sulla piaga del lavoro nero, si voglia fare sul serio. In Italia, come al solito, ci sarebbero mille modi per combatterlo, ma nessuno può avere l’efficacia di una legge che ti manda in galera se provi a fregare il lavoratore e lo Stato, e credo candidamente che continuerà così per sempre, per due semplici ragioni: al nostro Stato dei lavoratori non interessa assolutamente niente, e i lavoratori vedono lo Stato non come difensore e paladino dei propri diritti, ma piuttosto come un oppressore. E’ stato sempre così fin dall’unità d’Italia, che non fu un’aggregazione o un abbraccio, ma un’annessione forzata al regno sabaudo, e continua ancora fino ad oggi con l’annessione all’Europa delle banche. Mi sono sempre domandato – ma non so ancora darmi una risposta - se Garibaldi e Prodi siano stati veramente un liberatore e uno statista o due mercenari, e in questo caso per quali forze occulte abbiano lavorato.

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