martedì 29 dicembre 2015

Bulgaria: Bilancio 2015 e speranze 2016 a Pazardjik


Ogni fine anno qualsiasi famiglia cerca di fare un bilancio, anzi due: il primo consuntivo e il secondo preventivo, e quindi non posso sottrarmi a questa regola. Sono quasi tre mesi che non scrivo una riga su questo blog, che dovrebbe riportare pensieri e riflessioni sulla mia vita bulgara e in genere su tutto ciò che concerne la Bulgaria. So che tante persone lo leggono e quindi mi sento anche un po’ colpevole per non aver aggiornato il diario. Purtroppo, gli anni da una parte e dall’altra l’incarico di gestione del Patronato ENASC, hanno ridotto notevolmente il mio tempo libero, sacrificando la mia passione pennaiola, per contribuire anche fisicamente ad aiutare coloro che abbisognano di notizie, informazioni e supporto assistenziale di patronato, la quasi totalità pensionati che risiedono già qui o vogliono trasferirsi perché non sopportano più il peso economico della vita in Italia.

Qualcosa di certo non quadra, perché il nostro Presidente del Consiglio continua a dire che ormai stiamo fuori da quel famoso lungo tunnel, mentre io ricevo continue richieste di persone che, evidentemente, sono rimaste in panne senza poterne uscire. Non so che tipo di e-mail riceva Renzi, ma se ne ricevesse metà delle mie, probabilmente capirebbe che il secchio fa acqua da tutte le parti. Facciamo comunque tutto il possibile per cercare di dare una mano a ognuno, anche se non è proprio facile gestire un Patronato all’estero. Il 15 gennaio prossimo, poi, avremo anche il piacere e l’onore di vedere inaugurata la sede dal nostro Ambasciatore in Bulgaria, S.E. il dott. Marco Conticelli, e questo ci spronerà ancora di più nell’impegno verso i nostri connazionali, ma anche ad assistere i cittadini bulgari che hanno lavorato in Italia e hanno bisogno di dialogare con l’Inps.

Parlavo prima di bilancio consuntivo. Nel 2015, nella piccola realtà di Pazardjik, abbiamo avuto almeno una decina di nuovi arrivi, che -  a mio modesto giudizio – non sono pochi. Questo, per quel che si vede, perché talvolta si incontrano connazionali che non si conoscono e poi raccontano che vivono a Pazardjik o dintorni già da alcuni anni. Tanti altri sono arrivati per visite ricognitive che, probabilmente, tra qualche mese, potrebbero trasformarsi in trasferimenti definitivi. La comunità, quindi, si sta allargando e si sta creando un gruppo cittadino abbastanza numeroso e solidale, con le dovute eccezioni.

Naturalmente, come in qualsiasi condominio in Italia, ci sono sempre i bastiancontrari, né si può pretendere di essere tutti eguali caratterialmente. Ma generalmente questi soggetti si elidono da soli. Io, dal mio osservatorio privilegiato, devo constatare che molte volte la convivenza tra noi risulta difficile, perché espatriando ci portiamo comunque dietro la litigiosità che spesso ci contraddistingue coabitando nello stesso palazzo in Italia.

Noto, purtroppo, anche un’altra questione che prima non esisteva e oggi è diventata, se non primaria, preponderante. Portando l’esempio su me stesso, quando io sono arrivato in Bulgaria, la prima cosa che mi ha attirato è stato il costo della vita. Qui la mia pensione si era raddoppiata e quindi ho vissuto molti anni felice di questa situazione che mi permetteva di rendere dignitosa la mia condizione. Oggi, purtroppo, sta cambiando tutto. Quasi sempre, la prima domanda che mi fa chi mi contatta è: “E’ vero che si può fare la richiesta per avere la pensione lorda?”. Questa è una falsa partenza, perché la domanda principale dovrebbe essere se il costo della vita ci può permettere di vivere decorosamente anche con 800 euro al mese. Questa risposta è veramente quella che ci deve spingere a deciderci, a prescindere se si può o no prendere la pensione lorda.

E infine, a tutti coloro che mi chiedono come sono le donne bulgare o se li posso aiutare a trovarne qualcuna, vorrei gridare che non sono io che posso dare queste risposte o trovarne qualcuna, perché se non sono capaci di scoprirlo o di trovarsele da soli, possono continuare a fare quello che hanno sempre fatto: i segaioli. Le donne, di qualsiasi nazionalità siano, non sono oggetti, ma persone che bisogna prima conoscere, poi stimarle e, per ultimo, se si crea un’empatia, anche amarle. Ma il discorso potrebbe diventare troppo lungo.

Per ultimo rimane il bilancio preventivo, che non può prescindere, per me, dalla nuova realtà che si è venuta a creare: il Patronato ENASC. Come in molte altre nazioni europee, anche nella piccola Bulgaria, siamo riusciti a creare una istituzione che fino adesso ha lavorato quasi “sottovoce”, ma che si propone di operare sempre meglio e di più per i pensionati e non che la contattano, che hanno bisogno delle più svariate pratiche che si possono svolgere, telematicamente, anche stando seduti davanti a un computer. Abbiamo anche una pagina facebook titolata “Patronato ENASC Bulgaria” dove tutti possono trovare notizie e indirizzi.

Cercheremo, per il 2016, di implementare, oltre ai normali adempimenti che ci richiedono i residenti, altri progetti che ci stanno a cuore, come l’organizzazione di gite per visitare località bulgare famose o la progettazione di aiuti e assistenza, anche attraverso enti assistenziali cittadini, a persone bisognose o povere, con donazioni o pranzi sociali, ecc. Sarebbe il nostro ringraziamento alla città di Pazardjik che ci accoglie e ci considera amici della Bulgaria.

E’ un bilancio preventivo e ce la metteremo tutta. A fine anno vedremo se avremo realizzato qualcosa di buono. Adesso, invece, non mi rimane che augurare a tutti coloro che leggono questo blog un Buon 2016, all’insegna dell’amicizia italo-bulgara, colmo di benessere e salute.


venerdì 2 ottobre 2015

Ci risiamo... sempre addosso ai pensionati



E' proprio così... sempre addosso ai pensionati, non ai pensionati d'oro, ma a quelli che per cercare una dignità che l'Italia non dà loro, decidono di abbandonare figli, parenti, amici con i quali hanno diviso gioie e dolori lungo il percorso della loro vita. Abbandonare gli affetti più cari per trascorrere gli anni che rimangono lontani da una nazione alla quale hanno dato gli anni migliori. Una nazione che, mentre te ne allontani, ti fa salire un groppo alla gola per l'amore che le porti, per le bellezze che lasci, nonostante sia diventata terra insicura per la gente onesta, terra di conquista per ladri, truffatori, clandestini, cooperative, corruttori, terra di potentati mafiosi e politici al soldo dei potenti. E nonostante l'angoscia per questo esilio forzato, come il cacio sui maccheroni arriva anche un manager che dovrebbe difenderli per il ruolo che ricopre, e invece cosa fa? Li bastona di santa ragione. Senza un briciolo di vergogna.

Non credo che quello che ha detto il presidente dell'Inps sia farina del suo sacco, penso piuttosto che sia stato mandato a tirare il sasso per sentire la reazione. Potremmo supporre che sia stato imbeccato dal bambino prodigio con uno dei soliti cinguettii, perché un manager non dovrebbe addentrarsi in argomenti che, seppure pensionistici, riguardano però la sfera politica e legislativa che è prerogativa solo del Parlamento.

Sono convinto che non possa esservi buona fede nelle parole di Boeri, perché se vi fosse stata avrebbe dovuto parlare anzitutto del marciume, degli sprechi, delle ruberie, della corruzione che regna nella pubblica amministrazione, dell'evasione fiscale, degli stipendi d'oro a cominciare dall'onorevole fino all'ultimo commesso del Parlamento, della lotta che bisogna fare per abolire veramente le province, gli enti inutili e anche le regioni diventate Stato nello Stato e oneri finanziari da Stato. Poi avrebbe dovuto fare un esame di coscienza e dirsi se è giusto lo stipendio che prende per dire le idiozie nelle quali si è avventurato, e poi finalmente arrivare ai pensionati, ma tagliando in modo progressivo le pensioni mensili da 5.000 euro in poi. E invece si attacca alle poche molliche nostre, pensando che non abbiamo neanche la forza di reagire. Reagiremo, e come! a costo di fare anche la macumba a chi propone questi tagli.

Avrei una proposta da fare anche alla Lorenzin. In Italia si buttano un mare di medicine che scadono nei cassetti dei cittadini. In Bulgaria si può andare in farmacia e chiedere di una scatola di medicine - che di solito sono divise in due o tre blister – un solo blister, che generalmente è quello che si utilizza (se non basta se ne compra un altro), con un grosso risparmio per le casse della sanità e dello Stato. Perché in Bulgaria si può fare e in Italia no? Perché in Bulgaria le medicine si pagano mentre in Italia ingrassano le case farmaceutiche.

Signor Presidente del Consiglio, a scuola, quando volevamo dire cazzate raccontavamo che Fabio Massimo il Temporeggiatore soleva dire “Chi ha tempo non aspetti tempo”. Lei si è conquistata la fama di Rottamatore, ma sotto il suo governo non si è rottamata neanche un'auto blu incidentata. Male stavamo e peggio stiamo, nonostante i proclami giornalieri dei Tg di regime. E non azzardatevi a toccare le pensioni dei residenti all'estero!!!

mercoledì 8 luglio 2015

Amo la Grecia e odio la Germania


Nel precedente post dicevo che il 6 luglio è stata una bellissima giornata ma rimandavo la notizia che veniva dalla Grecia. E quale è stata la notizia che ha allietato la mia giornata? Ne sta parlando tutto il mondo e certo non saranno queste poche e povere righe a renderla più eclatante. Il 6 luglio si è ripetuta, contro ogni aspettativa, la vittoria del piccolo Davide contro il gigante Golia. La piccola e derelitta Grecia alza la testa e dice no a questa Europa che non è quella dei popoli e delle patrie, ma semplicemente e crudamente quella delle banche e degli affari. Questa Europa che sta tradendo le aspettative di 500 milioni di persone, che da questa unione si aspettavano, prima di ogni cosa, un lungo periodo di pace e condizioni di vita migliori, un benessere cui tutti hanno diritto e che invece una ottusa politica del rigore, decisa da un solo membro, sta portando alla indigenza milioni di cittadini.

Cosa succederà ai greci nei prossimi giorni e nei prossimi anni? Arriverà la vendetta per aver disobbedito alla maestra? Non lo so, ma io tifo per questo popolo che ha avuto il coraggio di sfidare il mostro. Mi piace questo Tsipras e mi piaceva anche Varufakis, uomini di sinistra con i quali non condivido tante idee, ma che hanno convinto il loro popolo ad alzare la testa. La Grecia, per il suo disastro economico, ha una infinità di colpe, ma non si può affamare un popolo per le politiche sbagliate di burocrati e politici con la pancia piena.

Tifo per Tsipras perché, come me, ha abbandonato la cravatta che i burocrati europei usano per strozzare le nostre speranze e quelle dei nostri figli.

Tifo per Tsipras perché è greco ed erede di un popolo che ha civilizzato il mondo.

Tifo per Tsipras perché è riuscito in un’impresa cui nessuno dei “cagoni” nostrani credeva e si augurava: dire no alla prepotenza e ai “terroristi” economici.

Tifo per Tsipras perché ha respinto, solo con l’arma di un voto democratico, l’oppressione tedesca.

Tifo per Tsipras perché ha avuto il coraggio di mostrare che si può vivere anche senza euro.

Tifo per i greci perché sono un popolo aperto, cordiale, allegro, nostrano.

Odio la Merkel perché vuole sempre comandare in una tavolata con 28 commensali, ordinando per tutti salsicce, wurstel e crauti.

Odio la Merkel perché, oltre ad essere una culona di berlusconiana memoria, sicuramente è anche una scorreggiona a tavola, come tutti i tedeschi.

Odio la Merkel perché se le applicate due baffetti somiglia spiccicata al defunto Adolf.

Odio la Merkel perché, avendo perso con i carri armati tutte le guerre, vuole soffocare e sottomettere l’Europa con la sua politica teutonica, fatta al passo dell’oca e conti a posto come il cubo del letto nelle caserme.

Mi sta sulle palle Holland, socialista votato al più becero capitalismo, perché ridotto a fare il lacchè della Merkel, pensando di essere ancora il rappresentante di una grandeur che non esiste da parecchio tempo.

E non sopporto più questo Renzi, che dopo essere entrato con gli scarponi per spaccare tutto e rappresentare l’Italia come terza potenza economica europea, si mette le ciabatte di velluto per andare ad ossequiare la Merkel, che non lo assumerebbe neanche come commis ai piani. Ricordo che un giorno Krusciov, in una seduta delle Nazioni Unite, si tolse una scarpa e cominciò a batterla sul tavolo che aveva davanti. Non fu una bella scena, ma ebbe il suo effetto. Se anche il nostro Presidente del Consiglio, invece di mettere le ciabatte, venisse a Bruxelles con gli scarponi e cominciasse a sbatterne uno sul tavolo, forse qualcuno si accorgerebbe che anche l’Italia fa parte dell’Europa Unita, anzi ne è stata nazione co-fondatrice primaria. Si dovrebbe ricordare di essere portatore delle istanze di 60 milioni di italiani, non di coglioni.

Amo quell’Europa che sognavo potesse essere. Odio questa Europa che non ha nulla di “Unione”. Per unire tanti popoli diversi non basta creare una moneta. Bisogna creare una politica estera comune, un esercito comune, leggi comunitarie possibilmente valide per tutti e senza potentati dietro, solidarietà ed accoglienza comuni, prendere tutte quelle misure che creino benessere a tutti pur nella diversità di ciascun popolo. L’Europa che vedo è stata creata da una matrigna che rilascia i suoi favori ad alcuni figli, lasciando nudi quelli che reputa siano suoi figliastri.

lunedì 6 luglio 2015

Anche i bulgari vogliono “Scoprire la Bulgaria”


Due storie belle ma totalmente diverse. Sono avvenute oggi 6 luglio, la prima a Pazardjik e la seconda in Grecia. Di quella greca ne parlerò domani, mentre mi piace soffermarmi su quella bulgara. Sabato pomeriggio mi telefona Pepsi Cola, così chiamiamo la nostra amica Petya, fioraia al pazar. Mi passa al telefono un ragazzo che, in modo un po’ goffo e timido, mi dice che vorrebbe acquistare due copie del mio libro Scoprire la Bulgaria. E’ tardi e domando se è possibile vederci lunedì alle ore 12.00 sempre da Petya. Mi risponde che va bene perché starà a Pazardjik dalla nonna per tutto il mese.

Trafelato perché in ritardo, arrivo oggi all’appuntamento da Petya che mi accoglie, come sempre, con un caldo abbraccio, seguito da due casti baci di benvenuto. Accanto a lei un’anziana signora bulgara e due bei ragazzi che concludo subito debbano essere i nipoti. Ci salutiamo cordialmente, la signora pronunciando solo qualche parola in italiano, mentre con i ragazzi intavolo subito un dialogo nella nostra lingua. La signora tiene in mano una copia del mio libro che non ho capito da chi possa averlo avuto. Tiro fuori i miei due libri e li porgo ai ragazzi, poi la nonna, subito seguita dai nipoti, mi chiede di fare un autografo sul frontespizio del libro. Con fare serioso, da grande scrittore di best-sellers, firmo tutti i libri, uno con dedica particolare per l’amico che lo riceverà al loro rientro in Italia.

Li vedo felici e contenti di potermi conoscere personalmente, perché mi hanno visto nel servizio delle “Iene” su Mediaset e mi ammirano molto… potenza della comunicazione!!! Diventare famosi e ammirati per esser stati costretti ad autoesiliarsi in Bulgaria a sopravvivere con la propria pensione, lasciandosi dietro anche i balzelli di Equitalia!! Martin dovrebbe avere circa 16-17 anni, mentre Mario, il più piccolo, ne ha 14. Arrivano dalla provincia di Milano, dove – da bravi ragazzi lumbard quali sono – studiano proficuamente. Vengono tutti gli anni a trovare la nonna a Pazardjik. Domando dei genitori, mi dicono che quanto prima verranno anche loro ed esprimo il desiderio di conoscerli, così che lascio loro il mio numero di telefono.

Poi, inaspettata, arriva la sorpresa. Domando loro chi dei genitori sia italiano e chi bulgaro e tutti, con un sorriso, mi rispondono che sono tutti e due bulgari. I genitori sono emigrati in Italia circa vent’anni prima e adesso vivono tutti in Italia, loro - i ragazzi - sono nati in Italia e praticamente sono italo-bulgari, perfettamente inseriti nel tessuto sociale, culturale ed economico italiano.

Rido e sorrido al pensiero di un mio vecchio post intitolato “Emigranti italiani al contrario”, nel quale descrivevo la condizione venutasi a creare, di bulgari che emigrano in Italia per cercare lavoro e migliori condizioni di vita e di pensionati italiani che, per vivere decorosamente, emigrano invece in Bulgaria. Le parti si sono invertite. E sono doppiamente felice che io, emigrato italiano, debba spiegare e far scoprire “la mia Bulgaria” a ragazzi bulgari che vivono in Italia e arrivano in Bulgaria a trascorrere le loro “ferie” da turisti italiani.

La nonna mi chiede se pubblicherò il libro in lingua bulgara, perché per lei è un po’ difficile leggerlo e capirlo. Le rispondo che non posso, perché la Bulgaria la devono scoprire gli italiani, mentre i bulgari, invece, già la vivono, e anche con molte difficoltà. Ci lasciamo con la promessa di farmi conoscere, quando arriveranno, i loro genitori bulgari, sicuramente molto più integrati in Italia, di quanto io possa esserlo in Bulgaria, a cominciare dalla lingua.




lunedì 22 giugno 2015

Lettera mai spedita a un connazionale da dimenticare

Girovagando tra le centinaia di files dell'archivio, mi salta agli occhi un "Caro Luigi" che mi incuriosisce. Apro il file e finalmente ricordo quello che mi è accaduto alcuni anni fa e che oggi, in occasione della festa del santo, voglio finalmente accingermi a pubblicare.

Caro Luigi, ti ricordi? Mentre ti salutavo alla stazione di Pazardjik ti dissi che avevi fatto in modo ch’io scrivessi un articolo su di te, e tu mi rispondesti che era un piacere entrare nel mio blog. Ma io sono partito dai saluti finali, mentre invece è d’obbligo partire dall’inizio.

Mi hai mandato una e-mail il 3 giugno, dopo aver letto una mia intervista su “Mollo tutto”, dicendomi che avevi bisogno di colloquiare con me, per cui mi hai mandato il numero del tuo cellulare e skype. Dopo esserci sentiti più volte sia su skype che per posta, il 5 luglio sei partito per Sofia e il giorno dopo per Pazardjik per incontrarmi. Mi avevi preavvisato che avevi già fatto le prenotazioni necessarie sia per l’aereo che per gli alberghi. Parlandoci su skype mi avevi detto che preferivi parlarmi di presenza. L’ultima e-mail mi avvisava che saresti arrivato a Pazardjik il 6 luglio “per conoscerci personalmente e discutere davanti a una birra fresca”.

Ti confesso, caro Luigi, che mi hai tenuto in ansia per una ventina di giorni, anche perché mi avevi accennato che non era il caso di parlarne su skype. Più di una volta ho anche pensato che potesse esserci sotto qualche losco affare di droga o di riciclaggio di denaro. Non riuscivo a comprendere le ragioni che inducevano una persona come te, ragioniere di 51 anni, di Cosenza, persona colta nel modo di esprimersi, a intraprendere tale viaggio soltanto per conoscermi e parlarmi. Poi, finalmente, il grande giorno. Alle ore 12.59 (con 5 minuti di ritardo, hai tenuto a precisare) ci siamo finalmente incontrati. Per la verità mi hai riconosciuto tu, chiamandomi. Dopo i saluti iniziali ti ho accompagnato in albergo e subito dopo siamo andati al caffè Dolce Vita a prendere un Bitter Campari che hai voluto gentilmente offrire (4 leva). Era già ora di pranzo e, pur conoscendoti da mezz’ora e anche in nome di quella solidarietà tutta italiana quando si è in terra straniera, ti ho invitato a pranzo a casa mia, dove hai anche conosciuto Renata, la mia compagna. Finito il frugale pasto, abbiamo iniziato a conoscerci meglio. Mi hai raccontato qualcosa di te, del tuo matrimonio finito male e conseguente divorzio, della tua professione di amministratore di condomini, del tuo desiderio di trasferirti in Bulgaria, hai voluto sapere con quanti euro si può vivere decorosamente da queste parti. Hai, poco per volta, sviscerato tutti i problemi e le incertezze accumulati giorno dopo giorno.

Ti ho chiesto da dove avresti tratto un reddito, visto che non hai pensione, e mi hai descritto molto professionalmente le tue conoscenze ed attività nel campo della Borsa, dove hai imparato tutto da solo leggendo i giornali specializzati. Vorresti vendere un immobile del valore di 200 mila euro e con quella somma trarre il reddito per vivere in Bulgaria. Ultimo problema, ma non ultimo in ordine di importanza, mi hai chiesto se era possibile anche trovare una compagna. Le ore trascorrono veloci e ci ritroviamo quasi all’ora di cena. Scendiamo a prendere il pane che era finito mentre Renata ci grida di prendere quella famosa birra che ancora non abbiamo bevuto. Prendo pane e birra e torniamo a casa, ceniamo e riprendiamo il discorso interrotto, cercando di darti i consigli più opportuni, così come mi è sembrato logico dirti che se cerchi una compagna, solo il tempo, le conoscenze, il caso, possono un giorno farti incontrare l’anima gemella, se esiste, non riconoscendomi ancora nelle vesti del paraninfo. Ti accompagno in albergo dandoci appuntamento per il giorno dopo, domenica, alle 10.30.

Vengo a prenderti e faccio in modo di farti visitare la città facendo un giro per il centro, poi andiamo al Parco Ostrova dove, dopo aver fatto una bella passeggiata, ci siamo seduti a un bar. Io ho ordinato un Kaskaval pané e una bottiglia d’acqua e tu una birra, poi ordino anche una Princesse che divido con te. Anche questa volta hai voluto pagare un conto di 7 leva, grazie. Poi, parlando telefonicamente con l’amico Fabio, abbiamo deciso di andare a pranzare a Dobra Vodà. Fabio è un caro amico che forse, più di me, potrebbe aiutarti a esaudire i tuoi desideri. Lasciamo l’auto di Fabio sotto casa mia e tutti insieme, in cinque, con la mia Tempra, andiamo a Dobra Vodà, una bella località in collina dove c’è un buon ristorante con piscina. La giornata è stata un po’ movimentata perché mentre mangiavamo è arrivato un temporale di mezz’ora che con pioggia, vento e grandine ha sconvolto il nostro pranzo, finito poi all’interno del ristorante, con un conto finale di 68 leva che io ho proposto di pagare “alla romana”, così ogni commensale ha pagato i suoi 14 leva. Sinceramente, mi sarei aspettato un tuo atto di generosità per sdebitarti dell’accoglienza ricevuta. Al ritorno a casa abbiamo ancora parlato dei tuoi problemi con Fabio che ti ha dato altri consigli, poi è andato via per rientrare a Sofia. A sera ti ho riportato in albergo con l’impegno per il giorno seguente di andare presto a Plovdiv dove avrei dovuto fare delle analisi e poi ti avrei fatto visitare la città.

Finiti i miei impegni medicali ti ho portato a visitare la città partendo dal centro, dove c’è la stupenda zona pedonale con i suoi palazzi stile liberty, magnifici negozi e scavi archeologici dell’antica Roma. Le uniche cose che hanno attirato il tuo interesse sono state le macchine della Polizia un po’ vecchiotte e le due cartoline che ti interessava acquistare per spedire a un amico. Della città di Plovdiv non hai proferito parola, anzi no… hai domandato soltanto se era più grande di Pazardjik. Avrei voluto prendere un caffè seduti su quella splendida piazza, o mangiare qualcosa prima di tornare a casa, ma vedendoti così “amorfo”, in cuor mio ho pensato che lasciarti a casa sarebbe stata la stessa cosa. Così, sospendendo il resto della passeggiata, siamo tornati all’auto per rientrare a Pazardjik. Al parcheggio ti ho fatto pagare 4 leva per la sosta, perché il parcheggiatore non aveva da cambiare i miei 20 leva. Non te li ho più restituiti, scusami. Arrivati a casa abbiamo mangiato, poi ti ho riaccompagnato in albergo e sono ritornato alle 19.30 a riprenderti per la cena, riaccompagnandoti ancora una volta in albergo a fine serata.

Il martedì ti ho lasciato solo perché costretto da precedenti impegni. Il mercoledì sono venuto a riprenderti in albergo, e dopo aver fatto un bel giro in macchina siamo andati in stazione dove saresti ripartito per Sofia e poi in aereo per l’Italia. Aspettando il treno hai voluto ringraziarmi e ringraziare particolarmente Renata per l’accoglienza ricevuta, che non ti saresti mai aspettata così calorosa e cordiale, promettendomi che quando ritornerai porterai la ‘nduia e la soppressata.

Caro Luigi, la lettera è stata lunga e meticolosa per spiegare bene ogni cosa. Per cui arrivo subito al dunque. La prossima volta non mi porterai né la ‘nduia né la soppressata, perché non ci sarà una prossima volta. Se ne avessi avuto voglia e sensibilità l’avresti portata come presentazione. Mi corre l’obbligo di dire che il giorno prima del mio ricovero in ospedale hai telefonato e non trovandomi mi hai chattato gli auguri di pronta guarigione. Ti ringrazio e ammetto che ne sono rimasto sorpreso. Ma devo prima capire che persona ho portato in casa mia in questi tre giorni. Forse la solitudine, forse l’ignoranza di certe norme, forse le saccocce a lumaca (ma di questo ne dubito, se hai speso tutti questi soldi per venire a parlarmi), forse i problemi che ti porti addosso, non so veramente cosa pensare…. Una sola cosa volevo dirti: Non ti è mai passato per la mente di comprare una scatoletta di cioccolatini, o di caramelle, o una bottiglia di vino o di acqua, o una qualsiasi altra cosa, venendo a casa mia, per omaggiare la mia compagna o solo per ringraziarci di quell’accoglienza, che tu stesso hai detto che non ti saresti mai aspettata? Era solo un pensiero gentile, del valore al massimo di 10 leva - ma valore morale immenso - e avresti avuto la nostra amicizia e la nostra amichevole collaborazione ai tuoi progetti, e invece hai buttato al vento un’occasione che non si presenterà più. O forse pensavi che tutto ciò ti fosse dovuto… e se così, in nome di che cosa?

Anche tu, caro Luigi, purtroppo, vai ad allungare la black list degli immeritevoli.




venerdì 12 giugno 2015

I miei primi nove anni in Bulgaria - 3

Questo non è un articolo ma un racconto... quello dei miei anni trascorsi finora in Bulgaria. La descrizione, forzatamente lunga, mi costringe a dividere il racconto in tre parti, per non costringere il povero lettore ad addormentarsi sulle mie righe. 


La piccola comunità di Pazardjik 
Dalla solitudine alla piccola comunità il passo è stato breve. Quando dico piccola comunità mi riferisco sempre a Pazardjik, che è una città di provincia. Quasi giornalmente ci si incontra al caffè che, si sa, è luogo di ritrovo e di socializzazione, e così tra un caffè, una bevanda o una bottiglia di acqua, si passa sempre qualche ora insieme, saltuariamente si fa anche una braciolata o una spaghettata a casa di qualcuno. In questi anni ho avuto occasione, per il mio involontario ruolo, di conoscere molte persone che sono venute a trovarmi, alcune sono rimaste, altre sono ripartite e non le ho più né viste né sentite, con altre ancora sono tuttora in contatto e ci sentiamo saltuariamente. Ognuno di noi ha il suo carattere, la sua educazione, il suo modo di vedere le cose e la vita, e questo ha arricchito la mia conoscenza dell'umano genere. Oltre a coloro che, con il mio metro, giudico “normali”, sono sfilati personaggi sui quali ci sarebbe molto da scrivere, e chissà che un giorno non decida di farlo, anche loro fanno parte del mondo in cui viviamo. Ma questo è un capitolo a parte. 

Sono arrivato a 65 anni e adesso ne ho quasi 74. E finora tutto è andato bene anche se comincio a sentirne la pesantezza. L'incognita e la domanda è cosa succederà se, sempre a Dio piacendo, ne passano altri nove e gli acciacchi aumentano. Saremo in grado di gestire la nostra vecchiaia lontani dall'Italia? Lo dico in special modo per coloro che sono soli. Qui a Pazardjik abbiamo l'esempio di una bella coppia, 80 lei e 84 lui - forse decani dei pensionati in Bulgaria – che riesce ancora a vivere dignitosamente, con l'aiuto di una persona che due-tre volte a settimana li aiuta nel governo della casa, con amici che li supportano fisicamente e soprattutto moralmente, per via di una triste vicenda nella quale sono incappati. Ma il tempo vola e ogni giorno sarà sempre più arduo resistere alle patologie, ai ricordi, agli affetti e a un vissuto lasciato alle spalle. La mia domanda è proprio questa: come sarà il nostro futuro quando dalla categoria anziani passeremo a quella di vecchi? 

Dicevo prima che il tempo scorre inesorabile e dobbiamo prendere atto, che anche in Bulgaria, purtroppo, si rende l'anima a Dio. Questo è già avvenuto per alcuni italiani in varie città, ma il 31 maggio anche Pazardjik ha avuto, forse, il primo italiano sepolto nel suo cimitero. L'amico Filippo ci ha lasciati, colpito da un tumore. Cerimonia semplice e breve direttamente al cimitero, salmodiata da uno sbarbato giovane pope ortodosso che parlava la nostra lingua, non avendo trovato nelle vicinanze un prete cattolico. Dopo la benedizione il saluto al feretro, seppellito nella nuda terra e innaffiato con acqua, vino e rakia, come d'uso in Bulgaria e coperto da qualche fiore. Cerimonia semplice e modesta, come dicevo, e irrisorio il costo della tumulazione, benedizione e trasporto da Plovdiv, 1100 leva (550 euro), che in Italia non sarebbero bastati neanche per il carro funebre. 

Nelle grandi città e sparsi per la Bulgaria, oggi possiamo contare un bel numero di pensionati, ai quali si sono uniti, nel frattempo, altri imprenditori italiani che vogliono aprire industrie, società, negozi in una nazione dove le tasse sono al 10%, studenti che usufruiscono di fondi europei per lavorare qui, ecc. Mentre i pensionati godono del diritto di avere accreditata la propria pensione ogni primo del mese, gli altri la pagnotta dovranno sudarsela, ma è sempre meglio affrontare l'incognita bulgara che la certezza italiana del fallimento. 

Mi auguro che il nostro Renzino, sempre che sia in buona fede, riesca nell'intento di cambiare l'Italia, ma il buongiorno si vede dal mattino, e non credo sia in grado di scardinare un sistema di potere e di vecchia sottocultura civica, che è ben radicato nel tessuto sociale. Le riforme che sta facendo sono palliativi per turlupinare il popolino, ma di veramente sostanzioso non v'è nulla. Quando vedrò la pubblica amministrazione e le istituzioni messe a soqquadro e i furfanti in galera (per davvero), quando si parlerà di doveri prima che di diritti eternamente acquisiti, allora forse l'Italia sarà avviata a una ripresa che, in ogni caso, sarà lentissima, anche perché in Europa contiamo meno che Malta. 

Il Patronato ENASC ha una sede a Pazardjik 
Nel frattempo anche qui, sull'onda della notorietà mediatica, è stato istituito un Patronato che dovrebbe supportare tutti quei cittadini italiani che richiedono assistenza e tutela previdenziale nelle varie forme. L'incarico è stato conferito a me, che sinceramente mastico poco di questa materia, ma sarò supportato in ogni caso dalla volontà caratteriale che mi induce ad aiutare i connazionali e dalla professionalità di colleghi che mi assistono. Il Patronato è l'ENASC (Ente Nazionale di Assistenza Sociale ai Cittadini) e chiunque può contattarmi andando alla pagina facebook Patronato Enasc Bulgaria. Molti connazionali sono già stati aiutati da una sede casalinga. Entro un mese apriremo una vera sede, sempre a Pazardjik, dove tutti potranno trovare accoglienza ed assistenza. 

Ormai è finita la pacchia... Anche Famiglia Cristiana mi chiede un'intervista. Come negargliela? E' un settimanale che mi sta nel cuore, edito dalla Pia Società San Paolo, dove ho studiato nei collegi di Catania e Roma. Dopo Rai1 e Rai3 poteva mancare Rai2? E così anche Next2 ha voluto inserire nel suo programma un bel servizio girato a Pazardjik. Nel frattempo anche Telekabel, la televisione di Pazardjik ha voluto onorarmi con un'intervista tradotta, nella quale chiedeva informazioni sul numero di italiani nella città, se eravamo contenti di vivere qui e come ci integriamo nel contesto sociale. L'intervista è stata tradotta perché io devo confessare una cosa: dopo nove anni di vita bulgara, con la lingua ancora non so esprimermi e capisco molto poco quando i bulgari mi parlano. Questo è dovuto prima di tutto alla mia poca volontà di apprenderlo, anche se lo leggo bene, poi perché in casa vediamo solo la tv italiana e parliamo italiano e poi perché essendo Renata, la mia compagna di vita, di nazionalità polacca, è stato più facile per lei l'apprendimento e io sfrutto la sua compagnia. Consiglio a tutti, comunque, di non seguire il mio esempio, perché se non si impara almeno l'indispensabile, è anche difficile integrarsi e partecipare alla vita del posto in cui ci si trova. 

I primi giorni di maggio Franco Perdichizzi, con Onda TV canale 85, un'emittente siciliana, ha percorso per il suo programma “Tutto In” quasi tutta la Bulgaria, girando a Varna, Sofia e Plovdiv dei bellissimi servizi sugli italiani residenti. Ormai per i media la Bulgaria è divenuta la speranza dei pensionati che vorrebbero trasferirsi e una meravigliosa realtà per coloro che già ci vivono. “Mattino 5” di Canale 5 mi ha contattato per un'intervista con una diretta su Skype sempre sull'argomento pensionati in Bulgaria. Il nostro ambasciatore a Sofia ha dichiarato che nell'ultimo anno l'incremento degli italiani è stato del 30 per cento. In 20 giorni circa tra Rai1, Canale 5 e Rai3 di nuovo con Ballarò sono andati in onda tre servizi sui pensionati italiani in Bulgaria. Mi auguro che, come al solito, anche qui i pensionati che si sono trasferiti, non debbano diventare vittime della longa manus dei nostri “beneamati” diabolici governanti. 

Chi mi legge penserà quanto sia tronfio di una certa notorietà, che potrebbe anche appagare l'amor proprio, ma in verità debbo dire che, inconsciamente, mi sono infilato in un vortice dal quale è difficile uscire, perché mentre prima cercavo di aiutare i connazionali per carattere, adesso mi sento obbligato moralmente poiché un diniego potrebbe apparire come presunzione o supponenza. Finché le forze me lo permettono continuo così, altrimenti ho già adocchiato la panchina dove poter leggere qualche buon libro. Comincio a invidiare gli amici che quasi ogni mattina passano qualche ora al caffè, e devo dire in verità che qualche volta li coinvolgo trovando un supporto sincero e immediato. 

Ho cercato di percorrere, in questo lungo racconto, gli anni che hanno segnato in positivo e in negativo la mia vita in Bulgaria. Si invecchia e si cambia, così come è cambiata e sta cambiando anche la Bulgaria: la tecnologia, il progresso, la globalizzazione, la crisi europea e mondiale sono un tritacarne che nulla lascia intatto. L'evoluzione che ognuno di noi affronta inconsciamente, non sappiamo dove ci porterà, ma questa sarà storia per i giovani che dovranno affrontarla, mentre noi pensionati la seguiamo, fin quando Dio vorrà, come cronaca quotidiana, fino a questo momento abbastanza piacevole. 

martedì 9 giugno 2015

I miei primi nove anni in Bulgaria - 2

Questo non è un articolo ma un racconto... quello dei miei anni trascorsi finora in Bulgaria. La descrizione, forzatamente lunga, mi costringe a dividere il racconto in tre parti, per non costringere il povero lettore ad addormentarsi sulle mie righe.

Il blog
Nel 2008 decido di aprire un blog, tra innumerevoli difficoltà, data la mia ignoranza in informatica e computer. Trent'anni prima avevo lavorato, per sette anni, su computer dedicati alla fotocomposizione, ma quelli erano tutt'altra cosa e comunque sono trascorsi molti anni. Il blog è la mia valvola di scarico, lì posso convogliare tutti i miei pensieri e le mie impressioni sulla nuova vita che vado a scoprire giorno dopo giorno. Il blog è quello dove ho postato questo articolo e che ho chiamato Italia-Bulgaria solo andata proprio perché sapevo fin da allora che il mio sarebbe stato un viaggio senza ritorno.

Passano gli anni, lentamente, perché in Bulgaria tutto cammina più lentamente, è un po' l'indole dei bulgari che hanno vissuto quasi cinquant'anni di regime comunista, durante il quale lo stimolo al lavoro e all'impegno era rallentato da un'eguaglianza che appiattiva ogni velleità di emergere. Cambia, sempre lentamente, la Bulgaria che adesso si apre al mercato europeo e attinge ai fondi comunitari, aumentano anche i prezzi, per noi italiani sempre sostenibili. Con Renata, la mia compagna, continuiamo a vivere una vita tranquilla e a volte anche un po' annoiata, dovuta alle poche occasioni che abbiamo di incontrare altri connazionali con i quali scambiare qualche impressione e avvelenarci l'animo contro uno Stato che ci costringe ad un esilio forzato. Tanti italiani, leggendo il mio blog, mi chiedono notizie sulla mia nuova vita e come fare per venire a visitare la Bulgaria. Alcuni domandano persino dove si trova, mentre molti altri pensano di trovare - quando si trasferiscono – luoghi da terzo mondo, salvo a ricredersi già dopo qualche giorno.

Il libro
La vita in Bulgaria, le contraddizioni, i modi di dire, la cultura, il folklore, mi diedero la spinta per improvvisarmi scrittore. Volevo far sapere agli altri italiani come si vive qui. Avrei potuto fare un e-book, ma avrei tradito un lungo periodo della mia vita di linotypista; optai per il cartaceo, per cui uscì Scoprire la Bulgaria, un libro di 160 pagine che raccontava di “una terra straordinaria, vista e raccontata da un italiano che ci vive”. E' stato il primo e forse ultimo libro che abbia scritto, apprezzato – bontà loro – da tutti coloro che hanno avuto la voglia e il coraggio di acquistarlo. Rileggendolo anch'io criticamente, dopo qualche tempo, mi sono detto bravo, avevo scritto qualcosa di buono e utile. Anche questo è stato veicolo, per gli italiani, alla conoscenza di questa nazione.

Ci scoprono i networks, giornali e riviste
Nell'ottobre del 2012 il nostro lento andazzo quotidiano viene stravolto da un servizio di Rai1, riguardante l'esodo dei pensionati italiani in Bulgaria, che viene trasmesso nel programma domenicale di Massimo Giletti L'Arena. Sembra sia scoppiata una bomba. Centinaia di e-mail mi chiedono le notizie più disparate sulla Bulgaria, se è vero che il costo della vita sia così basso, com'è la sanità, se serve il passaporto, cosa bisogna fare per trasferirsi, ecc. Passano venti giorni e arriva una telefonata da Rai3 per un servizio su Ballarò, anche questo deflagrante, perché il flusso di pensionati italiani che vogliono sapere aumenta. La Bulgaria sembra diventato il paese di Bengodi, che è immaginario, mentre la Bulgaria è reale e anche povera, con un reddito pro-capite che non supera quello del nostro pensionato sociale. Ma è la nazione ideale per noi che con una pensione minima possiamo vivere dignitosamente, mentre in Italia annaspiamo per non affogare nella miseria.

Giornali cartacei e on line e riviste italiane e persino la televisione bulgara si precipitano a chiedere interviste sul fenomeno “Pensionati” che è stato appena scoperto in Europa, e precisamente in Bulgaria. Perché la notizia è proprio questa: il pensionato italiano che voleva una vita migliore, doveva partire per l'Africa, le Canarie, Cuba Messico o Brasile, mentre adesso si è scoperto che a due ore di aereo dall'Italia può vivere bene e arrivare a fine mese con tranquillità. Mi riferiva il mio amico console di Plovdiv che quasi certamente sono stato il primo o al massimo il secondo a trasferirmi in Bulgaria come pensionato. Nessun merito da parte mia, perché ho deciso così ascoltando gli amici bulgari che a Roma mi parlavano sempre della Bulgaria come luogo dove il costo della vita era molto basso. Per cui decisi di saltare il fosso e conoscere i Balcani. E sinceramente il salto è riuscito benissimo. Nel tempo molto è cambiato in meglio, la Pazardjik che ho trovato nel 2006 è un lontano ricordo, si stanno costruendo autostrade per collegare velocemente tutta la Bulgaria, anche se quest'ultima fa pariglia con l'Italia nella corruzione, c'è un risveglio, insomma, che fa ben sperare per gli anni a venire, augurandoci che questo sistema a conduzione europea non conduca questa nazione a un binario morto.

Dopo questo exploit mediatico arrivano i primi visitatori curiosi, potenziali futuri residenti in Bulgaria. E' un andirivieni continuo con connazionali che cercano risposte rassicuranti al loro desiderio di fuga dall'Italia. Alcuni arrivano addirittura per restare, affrontando l'incognita di una nazione mai vista dove regna sovrano anche il cirillico, che confonde ancor più le idee e rende perplessi i più timorosi. Il nostro tran tran quotidiano è reso iperdinamico dall'arrivo delle Jene di Mediaset, che con il sardonico Enrico Lucci ha fatto esplodere una atomica tra tutti coloro che volevano scappare dall'Italia. Sono stato subissato di e-mail, telefonate, messaggi su facebook e sul blog. Le domande più svariate, a volte anche ridicole, sulla vita in Bulgaria e cosa bisognava fare per trasferirsi, elenchi lunghi di domande, ai quali per carattere dovevo rispondere, per evitare di avere rimorsi. Non posso non rispondere a un connazionale che vuole consigli per poter vivere decorosamente, come me, la vecchiaia. Alcune lettere mi lasciano nello sconforto totale, perché sono casi umani e a nulla potrebbero essere utili le mie risposte o i miei consigli.


(continua...)


sabato 6 giugno 2015

I miei primi nove anni in Bulgaria - 1

Questo non è un articolo ma un racconto... quello dei miei anni trascorsi finora in Bulgaria. La descrizione, forzatamente lunga, mi costringe a dividere il racconto in tre parti, per non costringere il povero lettore ad addormentarsi sulle mie righe.

L'approccio
Tempus fugit dicevano i latini, in special modo se vissuto bene, perché quando si soffre i giorni e gli anni diventano lunghissimi. E a me, sinceramente, il tempo è fuggito. Non che questi anni siano stati proprio paradisiaci, ma tranquilli, sereni e rilassati sì, pur tra tanti imprevisti e incidenti di percorso che rendono ancora più interessante la vita.

Nell'era storica e tecnologica che attraversiamo, cinque anni del secolo scorso potrebbero equivalere al massimo a un anno di oggi e forse anche meno, ma questa evoluzione in Bulgaria trova conferme e smentite nello stesso tempo. E' una nazione, questa, che dal 2007, con l'ingresso nell'UE, sta facendo notevoli progressi per avvicinarsi agli standard minimi europei. Il compito che gli sta di fronte è immane, avendo ereditato dal vecchio regime solo macerie e corruzione, ma il costo della vita, la tassazione e il bisogno estremo di sviluppo stanno facendo presa sugli investitori mondiali, che in massa si stanno proponendo per la trasformazione della Bulgaria in una realtà moderna. 

Non mancano oggi strutture e luoghi che rendono ammirevoli gli sforzi compiuti, in specie nel settore turistico, così che il Mar Nero sembra accogliere notevoli nuovi flussi di turisti, attratti dalla bellezza dei luoghi, da strutture alberghiere modernissime e confortevoli e dai costi ancora contenuti. Accanto a queste realtà positive, però, resistono ancora sacche di povertà, miseria, abbandono di terre e luoghi dove sembra che il tempo si sia fermato. Questa è la Bulgaria odierna: terra di contraddizioni, dove convivono cristiani e musulmani, monasteri e casinò, grandi ricchezze e orride miserie, opere grandiose e mafia e corruzione. In Italia oggi è particolarmente sentito, a ragione, il problema della sicurezza e della microcriminalità, qui possiamo dire che la gente vive ancora tranquilla senza paura di tapparsi in casa appena fa buio.

Amore a prima vista
E i miei nove anni in Bulgaria? “Magnifici” potrebbe essere l'espressione che più si avvicina alla verità, ma temo di non esser creduto, per cui dico “piacevoli”, trascorsi all'insegna di una vita generalmente tranquilla e serena, in un ambiente accogliente, tra gente brava disposta ad aiutarti e venirti incontro in qualsiasi momento, lontano, anzi esente da nove anni da quell'emicrania che quotidianamente mi costringeva a ingurgitare Aulin e Novalgina.

Ricordo quel giugno del 2006 in cui vidi per la prima volta Pazardjik. Sembrava una città bombardata: muri di molti palazzi cadenti e scrostati, buche stradali che ossessionavano gli automobilisti, fili elettrici penzolanti a grappoli da un palazzo all'altro, autobus e filobus risalenti all'ultima guerra, carretti guidati da zingari che vagavano per tutta la città, sui marciapiedi di periferia capre che tornavano dal pascolo, latte di capra o mucca casareccio appena munto, in bottiglie della Coca Cola, agli angoli delle strade... e purtuttavia fu amore amore a prima vista. All'amico che si scusava come fosse lui colpevole del degrado e povertà della città, risposi sorridendo che non mi sarei più mosso da Pazardjik.

Si entra nell'Unione Europea
A gennaio 2007 l'ingresso nell'UE permette alla Bulgaria di accedere ai fondi di sviluppo europei e questo crea una svolta lenta ma costante nel cambiamento della nazione. I fondi arrivano anche a Pazardjik, dove nel frattempo è cambiato il Sindaco, che è tuttora in carica perché rieletto. Dal mio personalissimo osservatorio penso che l'amministrazione di questo primo cittadino, Todor Popov, abbia fatto e stia facendo molto per la città, perché in sette anni è stata messa sossopra in tutte le strutture: strade, marciapiedi, zona pedonale, palazzi, stazione pullman e ferroviaria, parco cittadino, rete fognaria, telefonica, gas, ristrutturazione degli ospedali e così via, che hanno trasformato gradualmente la città. Moltissime altre opere restano ancora da fare, ma il buongiorno si vede dal mattino. La città è cresciuta tutta, con nuove costruzioni, capannoni commerciali e industriali, supermercati internazionali, e con questi gli inevitabili arrivi di merci da tutta Europa e dall'Italia. 

Anche le regole sono diventate più rigide, proprio perché questa Europa vuole uniformare tutti gli Stati sotto un unico standard. Non so quando ci arriveremo, men che meno quando ci arriverà la Bulgaria. Spero il più tardi possibile, perché la prima cosa che ho trovato qui è stata la semplicità, l'umanità e la genuinità, mentre penso che la governance di questa Europa ci porterà a un rigido incolonnamento alla ricerca continua di bilanci che non quadreranno mai e continueranno a rendere ancora più infelice questo popolo.

La sanità
Dicevo prima della serenità di vita in questa mia Pazardjik. Quando io parlo della Bulgaria faccio sempre o quasi riferimento a questa città, perché qui ho sempre vissuto e qui ho fatto le mie esperienze bulgare. La vita sarebbe troppo monotona se non ci riservasse anche qualche sorpresa. E così nel 2010 ho dovuto conoscere la sanità bulgara, e non per un semplice raffreddore. La diagnosi fu traumatizzante: tumore alla vescica. 

Sarebbe stato terribile mentre stavo in Italia, ma sentire questa notizia in Bulgaria mi mise al tappeto. O mangi questa minestra o ti butti dalla finestra, mi dissi. Ormai risiedevo in Bulgaria e dovevo affrontare qui la bestia. Il giorno dopo, con il morale sotto le scarpe, andai al reparto Urologia del vecchio ospedale di Pazardjik dove mi accolse l'amica Darina, che fortunatamente era infermiera in quel reparto. Dopo dieci minuti arrivò un medico che prontamente mi visitò e confermò la diagnosi dicendomi: “Se non hai paura che ti piova in testa domani ti opero e stai tranquillo che guarirai”. Il “piova in testa” era riferito alla struttura quasi fatiscente con acqua che gocciava dal soffitto e una bacinella che l'accoglieva. Oggi è stato ristrutturato completamente. Guardai quel ragazzo rosso di capelli e mi fidai subito dello sguardo sorridente e persuasivo dei suoi occhi azzurri, aveva 36 anni e poteva essere mio figlio. La fiducia fu ben riposta perché in nessun luogo potevo essere curato in maniera migliore. Ho fatto la spola tra Pazardjik e Plovdiv per tre anni e mezzo, ma alla fine eccomi ancora qui completamente guarito, senza aver pagato nulla, tutto a carico del servizio sanitario nazionale. I bulgari, della loro sanità parlano molto male, e forse avranno le loro ragioni, ma se a me domandano come è la sanità bulgara rispondo che io non avrei potuto trovarmi meglio. Giudizio personalissimo, naturalmente, anche se so di parecchi altri italiani entusiasti come me che devono la vita a medici bulgari.

domenica 24 maggio 2015

Abiturienti, ovvero i disoccupati bulgari di domani


La prima volta che mi sono imbattuto in questa festa, ho pensato subito a un matrimonio, restando sbalordito quando, andando a fare una passeggiata a Plovdiv, vedevo arrivare davanti all'Hotel Trimontium lussuose automobili e limousines, dalle quali scendevano splendide ragazze e ragazzi vestiti con abiti da cerimonia, festanti e “caciaroni”, e s'imbucavano nell'Hotel, non prima di aver mostrato alla piazza, le ragazze, tutto quello che di buono e bello si portavano addosso. Sembrava la passerella del Festival di Cannes trasferita a Plovdiv. Bene, quello era l'inizio della festa degli Abiturienti.

Gli abiturienti sono, in Bulgaria, i nostri diplomati in Italia. E' normalissimo che alla fine di un percorso della vita si festeggi per l'obiettivo raggiunto, anche perché bisogna ripartire, subito dopo, per scoprire come “sa di sal lo pane altrui e come è duro calle lo scendere e salir per l'altrui scale”. Si festeggia in Italia e si festeggia in Bulgaria, ma non si possono fare paragoni. Quello che succede qui è paragonabile a un fastoso matrimonio. Se la Bulgaria, come dicono le cronache, è la nazione più povera d'Europa, chi vede per la prima volta questa festa, penserà che i bulgari navighino nell'oro. Penso, anzi ho la quasi certezza, che i genitori meno abbienti s'indebitino ben bene. Vestiti, limousine, ristorante per tutti gli invitati. A fronte di ciò, come è normale, parenti e amici si prodigano nel cucire addosso all'abituriente un abito fatto di carta-moneta. Gli servirà da viatico per la strada che dovrà percorrere già dal giorno dopo, che non sarà di certo in pianura e ancor meno in discesa.

Non voglio portare il discorso né in politica e neanche nel sociale o in economia, ne mastico poco e potrei dire qualche sproloquio; ma un dato è certo: l'Europa – questa Europa - ci sta facendo stringere la cinghia fino ai buchi dell'anoressia. Migliaia di pensionati stanno risolvendo il problema della sopravvivenza emigrando in nazioni dove il costo della vita lascia loro un po' di dignità, e uno di questi luoghi è la Bulgaria, ma il dramma vero lo stanno vivendo i nostri giovani, siano essi bulgari, italiani o di qualsiasi altra nazione. La percentuale di disoccupati cresce, fra loro, in maniera vertiginosa e quelle che dovrebbero essere le nostre forze produttive del domani, si rivelano invece braccia inerti incapaci persino di formare una famiglia, colonna portante di una società che aspira a un futuro.

Se non cambia la politica miope di questa Europa, se non si mettono al bando gli egoismi nazionali, se manca la solidarietà e un'economia mirata per ognuno dei membri di questa cosiddetta Unione, se non c'è un progetto mirato al benessere comune, questa Europa dei call center non ha motivo di esistere. Con il prezioso “pezzo di carta” di una volta, oggi sia gli abiturienti bulgari che i diplomati italiani, non possono che andarci al bagno. Non credo che i Padri fondatori sognassero questo futuro per i nostri figli.


lunedì 16 febbraio 2015

Non chiudere la stalla quando i buoi sono scappati


Mi chiedo perché tante persone mi trovano sempre quando la frittata l'hanno già fatta, e non prima, quando potrebbe essere utile sapere almeno quali ingredienti mettere. Non che io sia uno chef, ma se dopo mi chiedete gli ingredienti presumo che crediate ch'io lo sia. Succede così che un ottimo artigiano di punto in bianco pensa di poter fare business trasferendosi in Bulgaria, e fin qui niente di male. I nodi vengono al pettine, però, quando l'artigiano che produce pezzi anche pregiati, si accorge che questo non basta per mandare avanti un'azienda. Per mandare avanti un'azienda bisogna avere la stoffa dell'imprenditore, conoscere il mercato, le leggi che lo regolano, sapersi muovere tra le maglie della burocrazia, della finanza e dei rapporti con i dipendenti. E se poi ci troviamo in terra straniera dobbiamo saperci destreggiare anche tra lingua, persone, leggi che non conosciamo per evitare di piangere dopo a causa della nostra dabbenaggine. Sembra incredibile, ma questo si verifica spessissimo, o perché si pensa di essere troppo in gamba noi e stupidi gli altri, oppure perché si è proprio ignoranti della materia. E quando sono finiti i soldi ci accorgiamo che abbiamo dilapidato i guadagni fatti con anni di sacrifici.

Faccio un appello a tutti coloro che vogliono, per i più svariati motivi, trasferirsi in Bulgaria o in qualsiasi altra terra – che sarà pure Europa ma per noi è sempre straniera – che siano pensionati, imprenditori, artigiani, commercianti, di procedere sempre con i piedi ben piantati a terra, avere tutti quegli accorgimenti che non facciano rimpiangere, dopo, di essere stati leggeri nel valutare le cose.

Chi viene qui per aprire un'attività commerciale o artigiana, per prima cosa si affidi a un buon avvocato o professionista, col quale bisogna dialogare in una lingua conosciuta da entrambi, o con l'ausilio di un buon traduttore. E in ogni caso conoscere l'abc del marketing, se un certo prodotto va o non va e le zone buone dove poter operare. 

Se è possibile mettetevi subito in contatto con qualche connazionale che abbia già esperienza del luogo; potreste incappare in qualche truffatore o delinquente espatriato anche lui alla ricerca di polli da spennare, ma la maggior parte di noi è gente seria e corretta e se può darvi un buon consiglio ve lo dà volentieri. E poi cercate di essere, non vorrei dire prevenuti, ma almeno accorti guardando la persona che vi sta di fronte.

Perché oggi tiro fuori questo argomento? Perché mi piange il cuore essere interpellato o sentire di connazionali che sono stati raggirati o truffati, che hanno buttato al vento i risparmi di una vita solo per inesperienza o perché pensavano di ridurre i costi facendo da soli, quando invece spendere bene prima significa lavorare tranquilli dopo. Questo mio discorso è rivolto soprattutto ai piccoli imprenditori o commercianti, gente che lascia l'Italia perché oberata da tasse e balzelli e che sogna di ricominciare, anche da zero, una nuova vita, più umana e dignitosa. Le grandi imprese hanno alle spalle professionisti che trattano in tutto il mondo e non avranno mai grossi problemi.

E se doveste trovarvi in situazioni del genere non abbiate timore a chiedere consigli e aiuto anche dopo che i buoi sono fuggiti... salverete almeno la stalla.


domenica 8 febbraio 2015

Attenti ai lupi travestiti da agnelli

IL GIOCO DELLE TRE CARTE


Quasi nove anni passati in terra bulgara. Caratterialmente credo di essere una persona riservata ed educata, poco incline a entrare nelle vite altrui, che sia per semplice invadenza o per morbosa curiosità. Purtroppo il blog, facebook, il patronato, la Rai e Mediaset mi hanno trascinato verso una effimera notorietà tra i pensionati italiani che vivono in Bulgaria e tra quelli, in Italia, che vorrebbero trasferirvisi. Così che, a contatto continuo con gente che chiede notizie, vuole informazioni e mi fa domande anche le più strane, ho avuto modo di conoscere quella che in modo spicciolo chiamo “umanità varia”, non in senso spregiativo ma soltanto perché composta da poliedriche personalità, dal bancario al muratore, dal contadino al poliziotto, dal professore al commerciante, ecc.

E se è vero che nella vita esiste il bene e il male, il bello e il brutto, il buono e il cattivo, il vero e il falso, posso dire che il contatto con tante persone mi ha portato e mi porta tuttora a conoscere tutte le varie sfaccettature della loro natura. Forse un giorno scriverò sul mio blog anche una storia a puntate su queste mie esperienze di vita e sui tanti personaggi, a volte simpatici e garbati o insopportabili e irritanti, falsi o sinceri con i quali comunico quotidianamente. Oggi, invece, voglio parlare di un individuo del quale tutti sparlano senza farne il nome, sussurrano, gli tolgono l'amicizia, ma quando si arriva al “dunque” fanno finta di niente. Ebbene, il nome e cognome lo faccio io, per costringerlo a tornare al suo posto, cioè fare il pensionato e basta. Perché così facendo spero non possa più nuocere agli altri.

Personalmente ho ricevuto le lamentele di una decina di persone che volentieri avrebbero voluto mettergli i piedi addosso, venendo a sfogarsi con me come fossi responsabile delle sue malefatte. Non che io sia esente da difetti e peccati, ma qualcuno questa pietra la deve pur buttare. Forse sono stato tra i primi a subire la sua falsità, quando mi tolse tutte le amicizie non essendo stato invitato nel servizio di “Ballarò” su Rai3, perché sospettò che io avessi macchinato alle sue spalle. Perché i nostri connazionali, in Italia o in Bulgaria, devono sapere che questo individuo è più falso di una banconota da sette leva. Da quando è stato baciato dalla notorietà mediatica con la sua e-mail bene in vista a pieno schermo nel servizio de "Le Iene", pensa di essere il protagonista dell'evento del secolo, si arroga il diritto di essere referente per gli italiani in Bulgaria, organizza gite da tour operator, accoglie vittime che non lo conoscono presentando il tariffario per le prestazioni e le traduzioni, l'alloggio in albergo e persino per il cambio della moneta; ha tentato addirittura di creare l'Associazione degli Italiani in Bulgaria con la stupida pretesa di divenirne presidente (prontamente smascherato), smuove probabili clienti dall'Italia con avvocati al seguito e notevoli spese per negoziare inesistenti appezzamenti di terreni, in parole povere presta la sua opera e quella di un'improbabile traduzione italiana che assegna alla sua compagna, agli ignari pensionati che lo contattano dall'Italia, ma che poi si sentono presi in giro e presi per il collo quando sbarcano a Sofia.

Di tutto ciò che scrivo, naturalmente, ho i testimoni, che ancora ricordano l'epiteto che mi rivolse quando, per la seconda volta, mi rifiutai di stringergli la mano che mi tendeva: “Tu sei un figlio di puttana”. Nel mondo variegato in cui viviamo, anche qui in Bulgaria, riportiamo pregi e difetti che avevamo in Italia, per cui troviamo brava gente, delinquenti, truffatori, figli degeneri e genitori abbandonati, genitori degeneri a loro volta, persone che ci aiutano o che ci fregano, gente falsa o sincera, accogliente o arrogante, alla quale dobbiamo spesso affidarci o dalla quale difenderci. E allora prego tutti coloro che avessero bisogno di supporto in terra bulgara, di stare lontani da Franco Tenca.

Questo signore, che è un pensionato, come tanti di noi, a metà dicembre scorso ci aveva rallegrato la vita comunicando sulla sua pagina Fb che sarebbe ritornato in Italia, invece stava circuendo una ignara signora bulgara in quel di Pleven. La signora gli aveva anche presentato parenti e figli facendogli prendere anche la residenza a casa sua, poi – sempre a nome suo – ha fatto un abbonamento a Globul, che continua a pagare a vuoto la signora, e il 2 gennaio è partito per Sofia dicendole che andava a cercare un appartamento per loro due. Il 5 gennaio su Fb così salutava la signora:

Franco Luigi Tencaa D. N....ova5 gennaio · SONO FELICEMENTE RITORNATO CON MIA MOGLIE CHE AMO DA SEMPRE QUINDI NON CERCARMI PIU.Mi piace · 

Sono mortificato per la signora e mi duole dover scrivere queste cose di un connazionale pensionato come me, mentre ci troviamo in terra straniera, ma ritengo – tra i tanti difetti – che la falsità sia il più pericoloso, perché dopo aver accarezzato l'agnello, troppo tardi ti accorgi che era un lupo travestito. Qui nessuno vuol fare il censore o il moralizzatore, sicuramente ci saranno anche altri individui poco raccomandabili o quanto meno furbacchioni, sia nella nostra comunità che in quella bulgara, ma dobbiamo trovare almeno il modo di difenderci, e io posso farlo solo con la penna.



mercoledì 14 gennaio 2015

Io NON sono Charlie Hebdo né oggi né domani

JE NE SUIS PAS CHARLIE

Non ce la faccio più, ho le palle strapiene. C'è qualcuno che abbia il coraggio di gridare e scrivere la stessa frase? Convinto e motivato però, perché bisogna essere convinti di quanto si dice. Sembra che tutto il mondo occidentale, quello civile, quello delle radici cristiane, quello illuminato e illuminista, si sia radunato e abbia fatto quadrato, ottenendo - agli occhi di milioni di persone che leggono giornali e vedono televisioni – altro che una maggioranza bulgara!... una maggioranza cosmica.

Posso uscire dal coro e dire che non mi frega un cacchio di Charlie Hebdo e tanto meno di esserlo? Allora, agli occhi di tutto questo mondo benpensante, anch'io sono o dovrei essere un fondamentalista islamico, un integralista, un amico o connivente di questi sadici e pazzi assassini? Ma niente affatto!!! Questi assassini bisogna distruggerli e annientarli con le armi e possibilmente farli sparire dalla faccia della terra, perché hanno mostrato atrocità che il genere umano non dovrebbe vedere, sono sadici e cattivi come solo gli uomini sanno esserlo. E mi riferisco a Parigi, così come alla Libia, alla Nigeria, Siria, Iraq, Afghanistan e tutti gli angoli del mondo dove proliferano e vorrebbero comandare. Usano immagini orripilanti di bambine imbottite di tritolo che si fanno esplodere tra la folla o bambini che sparano in testa a prigionieri civili inginocchiati, con il beneplacito di quell'essere immondo che dovrebbe essere il padre. Ecco perché vorrei farli sparire dalla faccia della terra.

E allora perché continuo a dire NO a Charlie Hebdo, che oggi esce in tre milioni di copie nel mondo? Perché non sono un ipocrita, perché non voglio essere una pecora che segue le altre anche se vanno a suicidarsi. Quanti di noi fino alla settimana scorsa conoscevano questa rivista? Forse l'uno per mille... Avete visto “satireggiando” cosa pubblica? La Treccani definisce la satira una “composizione poetica che rivela e colpisce con lo scherno o con il ridicolo concezioni, passioni, modi di vita o atteggiamenti comuni a tutta l'umanità”. La sinistra, che precorre sempre i tempi, ma arriva immancabilmente ultima, ha allargato questa definizione facendola diventare offesa, ludibrio, vilipendio, vituperio, disprezzo e “Charlie” ha sempre percorso questa strada soprattutto nei confronti delle religioni e delle loro dottrine.

Ognuno di noi, specialmente in campo religioso, ha una sensibilità che differisce dagli altri a seconda del proprio credo o della propria fede, ma sempre attenti a non offendere i sentimenti di chi pratica un'altra religione. Forse, se dovessimo fare una scala di valori, noi cattolici saremmo ultimi per sensibilità alle offese alla nostra religione, ma altri popoli e altre culture sono molto più attenti, meno liberali e intolleranti alle offese al proprio dio. Al pari dei milioni di persone che hanno avuto obbrobrio per la carneficina di Parigi, provo una infinita pietà per le vittime, soprattutto per quelle che veramente non avevano colpe come i passanti e i poliziotti, mentre invece – lungi da me dare ai trerroristi la benché minima ragione – sembra che i vignettisti “se la siano cercata”, come si dice dalle mie parti. Se la sono cercata perché sapevano quanto sono pericolosi questi integralisti islamici assassini di interi popoli.

Oggi tutti piangiamo, a ragione, una strage che si poteva evitare, con la latente paura che ne arrivino altre, non si sa quando non si sa dove. E tutto questo per far fare un mezzo sorrisino, con la propria vignetta, a qualche migliaio di idioti che si divertono a vedere ridicolizzato una volta Maometto, un'altra il Papa e un'altra ancora la Trinità? Vedendone alcune mi sono sentito profondamente offeso, ma io sono un uomo pacifico, quindi i vignettisti di “Charlie” possono dormire sonni tranquilli, ma l'offesa rimane e se invece di offendere Gesù Cristo ricominceranno con Maometto allora devono stare più attenti, perché questi l'offesa la lavano solo con il sangue, forse non il loro ma di altri innocenti.

Per quanto riguarda l'Europa e tutto il cosiddetto occidente, invece, non può esserci più ipocrisia e falsità di quella che giornalmente ci propinano, a iniziare proprio dalla Francia, che essendo stata potenza colonialista, si ritrova oggi i suoi stessi “figli integrati” a combattere, insieme a tanti altri disperati, nelle file dell'Isis, quel cosiddetto stato islamico che l'occidente stesso ha armato per combattere nemici che tali non erano (primi fra tutti Gheddafi e Saddam Hussein) poiché il vero nemico oggi ce l'ha in casa o alle porte. Ci ricordiamo dell'Iraq e delle sue armi di distruzione di massa? E ci ricordiamo quando con il tiranno nemico pubblico Gheddafi erano finiti gli sbarchi di milioni di disperati? Quelle che ci avevano propinato come guerre di libertà, erano soltanto corse al petrolio e assestamento di poteri. Oggi questi disperati stanno saturando l'Europa e il bubbone prima o poi scoppierà. E' l'Europa che i Padri Costituenti (che io non vorrei neanche per lontani parenti) non vollero che nella nascitura Costituzione fosse scritto che proveniamo da “radici cristiane”, forse perché avevano previsto che tra non molto quelle radici saranno sradicate per piantarvi quelle “islamico-maomettane”.