Nel precedente post dicevo che il 6 luglio è stata una bellissima giornata ma rimandavo la notizia che veniva dalla Grecia. E quale è stata la notizia che ha allietato la mia giornata? Ne sta parlando tutto il mondo e certo non saranno queste poche e povere righe a renderla più eclatante. Il 6 luglio si è ripetuta, contro ogni aspettativa, la vittoria del piccolo Davide contro il gigante Golia. La piccola e derelitta Grecia alza la testa e dice no a questa Europa che non è quella dei popoli e delle patrie, ma semplicemente e crudamente quella delle banche e degli affari. Questa Europa che sta tradendo le aspettative di 500 milioni di persone, che da questa unione si aspettavano, prima di ogni cosa, un lungo periodo di pace e condizioni di vita migliori, un benessere cui tutti hanno diritto e che invece una ottusa politica del rigore, decisa da un solo membro, sta portando alla indigenza milioni di cittadini.
Cosa succederà ai greci nei prossimi giorni e nei prossimi anni? Arriverà la vendetta per aver disobbedito alla maestra? Non lo so, ma io tifo per questo popolo che ha avuto il coraggio di sfidare il mostro. Mi piace questo Tsipras e mi piaceva anche Varufakis, uomini di sinistra con i quali non condivido tante idee, ma che hanno convinto il loro popolo ad alzare la testa. La Grecia, per il suo disastro economico, ha una infinità di colpe, ma non si può affamare un popolo per le politiche sbagliate di burocrati e politici con la pancia piena.
Tifo per Tsipras perché, come me, ha abbandonato la cravatta che i burocrati europei usano per strozzare le nostre speranze e quelle dei nostri figli.
Tifo per Tsipras perché è greco ed erede di un popolo che ha civilizzato il mondo.
Tifo per Tsipras perché è riuscito in un’impresa cui nessuno dei “cagoni” nostrani credeva e si augurava: dire no alla prepotenza e ai “terroristi” economici.
Tifo per Tsipras perché ha respinto, solo con l’arma di un voto democratico, l’oppressione tedesca.
Tifo per Tsipras perché ha avuto il coraggio di mostrare che si può vivere anche senza euro.
Tifo per i greci perché sono un popolo aperto, cordiale, allegro, nostrano.
Odio la Merkel perché vuole sempre comandare in una tavolata con 28 commensali, ordinando per tutti salsicce, wurstel e crauti.
Odio la Merkel perché, oltre ad essere una culona di berlusconiana memoria, sicuramente è anche una scorreggiona a tavola, come tutti i tedeschi.
Odio la Merkel perché se le applicate due baffetti somiglia spiccicata al defunto Adolf.
Odio la Merkel perché, avendo perso con i carri armati tutte le guerre, vuole soffocare e sottomettere l’Europa con la sua politica teutonica, fatta al passo dell’oca e conti a posto come il cubo del letto nelle caserme.
Mi sta sulle palle Holland, socialista votato al più becero capitalismo, perché ridotto a fare il lacchè della Merkel, pensando di essere ancora il rappresentante di una grandeur che non esiste da parecchio tempo.
E non sopporto più questo Renzi, che dopo essere entrato con gli scarponi per spaccare tutto e rappresentare l’Italia come terza potenza economica europea, si mette le ciabatte di velluto per andare ad ossequiare la Merkel, che non lo assumerebbe neanche come commis ai piani. Ricordo che un giorno Krusciov, in una seduta delle Nazioni Unite, si tolse una scarpa e cominciò a batterla sul tavolo che aveva davanti. Non fu una bella scena, ma ebbe il suo effetto. Se anche il nostro Presidente del Consiglio, invece di mettere le ciabatte, venisse a Bruxelles con gli scarponi e cominciasse a sbatterne uno sul tavolo, forse qualcuno si accorgerebbe che anche l’Italia fa parte dell’Europa Unita, anzi ne è stata nazione co-fondatrice primaria. Si dovrebbe ricordare di essere portatore delle istanze di 60 milioni di italiani, non di coglioni.
Amo quell’Europa che sognavo potesse essere. Odio questa Europa che non ha nulla di “Unione”. Per unire tanti popoli diversi non basta creare una moneta. Bisogna creare una politica estera comune, un esercito comune, leggi comunitarie possibilmente valide per tutti e senza potentati dietro, solidarietà ed accoglienza comuni, prendere tutte quelle misure che creino benessere a tutti pur nella diversità di ciascun popolo. L’Europa che vedo è stata creata da una matrigna che rilascia i suoi favori ad alcuni figli, lasciando nudi quelli che reputa siano suoi figliastri.