lunedì 28 marzo 2016

Pensioni e pensionati: perché sempre noi in prima linea?



RITORNIAMO SULL’ESISTENZA IN VITA 

Il calvario continua. L’Inps, giustamente, richiede ai pensionati residenti all’estero, la prova che il soggetto che riceve la pensione sia vivo, per evitare le truffe che, purtroppo, si sono verificate nel passato. Per evitare questo, l’Istituto ha incaricato Citi Bank – l’ente che paga le pensioni per suo conto – di spedire ai pensionati, ogni anno, un certificato da compilare e far vidimare dall’Ambasciata o dal Consolato e poi rispedire a una casella postale in Inghilterra.

Da questo momento inizia il potenziale dramma nel quale il misero pensionato può incorrere. Dico così a ragion veduta, perché descrive esattamente ciò che sta succedendo a due pensionati a Varna e Plovdiv. Sono casi che sono stati sottoposti alla mia attenzione perché questi signori si sono rivolti alla ”Associazione Unsic Bulgaria”, dalla quale nasce il Patronato Enasc in Bulgaria. Ma potrebbero essersi verificati altri casi che non conosciamo perché non interpellati.

Tutto nasce da una lettera che dovrebbe arrivare e non arriva perché si è persa o perché al pensionato, che ha cambiato casa e lo ha regolarmente comunicato, hanno spedito il documento al vecchio indirizzo. Colpa del pensionato? No! Colpa degli eventi o di un impiegato distratto. E per questo evento la prima cosa che succede è che a febbraio questi pensionati non ricevono la pensione. A me e a un altro pensionato questo incidente è successo il 1° luglio dell’anno scorso 2015. Dopo i primi momenti di panico, finalmente ci siamo messi in contatto con Citi telefonicamente, abbiamo comunicato tutti i nostri dati di riconoscimento a un solerte impiegato che, assicuratosi che non eravamo affatto morti, ci ha mandato la pensione per il tramite di Western Union e dopo mezz’ora l’avevamo riscossa. Era il 6 luglio. Ritardo sopportabilissimo e risoluzione del problema nel modo migliore e rapido.

Adesso le cose sono cambiate. Se non arriva la pensione e il motivo è il mancato invio dell’esistenza in vita, si telefona a Citi e risponde un call center dove si spendono già un bel po’ di soldi, lamenti il tuo problema e dall’altro lato un/una telefonista ti dice il motivo della sospensione, prende nota dei tuoi dati identificativi e ti comunica che manderanno subito per e-mail un duplicato del certificato, che in effetti arriva dopo un mese e mezzo e tante altre telefonate. Passa in cavalleria anche la pensione di marzo e forse anche quella di aprile, perché – dicono a Citi – la pensione verrà erogata quando riceveranno la documentazione, cioè quella famosa dichiarazione di esistenza in vita, che intanto uccide moralmente ed economicamente il pensionato che non sa come tirare avanti. Inutili le telefonate e le proteste all’Inps (quando qualcuno risponde) e a Citi: si ventila anche la minaccia di ricostituzione della pensione e aspettare altri tempi biblici per riaverla. L’Inps è un Istituto di assistenza e previdenza come istituzione, ma in questo modo non solo non assiste il povero cristo cui capita questa disgrazia, ma lo butta sul lastrico o in mano a strozzini. 

Abbiamo allertato anche l’Ambasciata che, nell’ambito delle proprie disponibilità, si è anche interessata andando incontro con un sussidio a uno dei pensionati, ma non risolvendo, naturalmente, il problema. Perché il problema è burocratico. Nell’èra dell’informatica spinta anche all’esasperazione in ogni campo, ancora si pretende che arrivi prima una lettera a Citi in Inghilterra e solo dopo – e non si sa quanto tempo dopo – questa paga. Di e-mail, che arrivano dopo due minuti dall’invio, questi signori non hanno mai sentito parlare. Noi pensiamo che se arriva l’e-mail con la certificazione validata e Citi riattiva il pagamento, e dopo qualche giorno arriverà la lettera con il cartaceo originale, il problema è risolto. Un’ulteriore ipotesi potrebbe essere quella di far spedire la certificazione tramite il Patronato che invierebbe il documento vidimato da Ambasciata o Consolato, accompagnato da carta di identità e mandato di rappresentanza, con posta certificata a Citi. Quanti organismi e quante firme servono a Inps e Citi per dimostrare che un pensionato è ancora vivo?

Ci auguriamo che l’Ambasciata italiana a Sofia, che oltre all’obbligo morale ha dimostrato, e sta ancora dimostrando, anche sensibilità nel supportare una parte dei suoi connazionali più disgraziati e indifesi, faccia i passi necessari presso le competenti sedi, per risolvere e sburocratizzare una situazione che, invece di snellire e accelerare eventuali problemi che si presentano, li impantana ancora di più a detrimento di una categoria – i pensionati – che è perennemente sotto tiro.

Da queste vicende si può trarre solo una conclusione: se non è burocrazia è dolo. Ce ne dà conferma Giulio Andreotti coniando il detto “A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”. Ma noi ci auguriamo sia solo burocrazia da estirpare.

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2 commenti:

  1. Perché non vengono inviati stampati in bianco all'Ambasciata o al più vicino consolato in modo che il pensionato possa adempiere al proprio dovere? o è troppo difficile?

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  2. ho proprio paura che ormai gli uffici inps italiani soffrano di ....onnipotenzacronica.... sono abituati A FARE E DISFARE... ti accolgono la pensione ti danno il 100 di invalidita ti arriva il primo pagamento poi ti richiamano a visita e con gli stessi documenti di scalano a 73 e ti tolgono le successive rate e' successo ad una mia stretta parente
    purtroppo io non posso laciare , ma vi seguo da un paio di anni e sono stato tentato piu volte di fare la stessa cosa da spremere siamo sempre i soliti fessi e quando c'e' odore di voto ecco che per incanto spuntano gli 80 euro solo di promessa

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