lunedì 16 ottobre 2017

A Te Amore

626 giorni… tanti sono i giorni trascorsi da quel 14 novembre del 2015, quando finalmente – dopo 21 anni di convivenza – abbiamo coronato il nostro sogno, quel sogno che avevamo rincorso in tutti questi anni vissuti insieme, con il quale tu diventavi la Signora Mysak-Tutino e io tenevo fede a un giuramento.

Sono trascorsi 23 anni da quella domenica di settembre, quando sei entrata nel mio bar chiedendo un aperitivo e in quel momento ho sentito dentro quel qualcosa che si prova poche volte nella vita. Poi sei tornata nelle domeniche successive e ti ho chiesto il nome. Renata, mi hai risposto con un sorriso, anche se capivi molto poco la lingua italiana. Sei ritornata dopo circa sei mesi e ho sentito impazzire il mio cuore. La prima cosa che ti ho detto è stato: Ciao Renata. Ancora ti ricordi il mio nome?, mi rispondesti. Come potevo dimenticarti? Avevi occupato ogni angolo del mio cuore. Quanti giorni ho aspettato di vederti rientrare e finalmente il miracolo si era avverato.

Quante gioie e quanti dolori condivisi! Su di te si potrebbe scrivere un libro, raccontando le prove alle quali il Padreterno ti ha sottoposto. Le hai superate, anzi le abbiamo superate, pensavo, invece in te hanno lasciato dentro quello strazio e quell’atroce silenziosa sofferenza che mina anche i fisici più forti. Sei stata sempre forte e volitiva e testarda nel dolore, così come sei stata dolcissima e affettuosa nel nostro rapporto d’amore, perché il nostro è stato amore vero, quello che si sente fin nelle ossa, malgrado gli anni che ci dividevano. Quanti fantasmi abbiamo cacciato via insieme, quante prove abbiamo dovuto superare!

Mi hai seguito volentieri in Bulgaria, quando ho capito che in Italia non poteva più esserci posto per noi. Avresti potuto dirmi di andare in Polonia, la tua patria, dove avremmo potuto vivere insieme forse meglio, ma a te importava solo una vita accanto a me. Abbiamo vissuto in simbiosi, anche qui tra gioie e dolori, tutti i momenti che la vita ci riserva. La differenza negli anni mi ha portato, nel tempo, a vivere e operare pensando solo al tuo futuro, prevedendo l’ordine naturale della vita. Invece mi hai lasciato così... senza una parola, senza un lamento, nel pieno della vita e degli anni, tu che avresti dovuto essere di sostegno ai miei acciacchi e alla mia vecchiaia. Quando finiranno le mie lacrime? Come posso comprendere e accettare questa condizione? Aiutami tu, amore mio… fammi capire quale dovrà essere il mio percorso.

Ricordi come ti chiamavo? Kocia… gatta per i polacchi, perché eri talora graffiante, ma anche amorosa e carezzevole quando eri “fusaiola”. Oggi che sei partita per la tua terra, ringrazio Iddio per averci lasciato ancora due mesi nella nostra casa che amavi tanto. L'ultima rosa rossa che ti faceva compagnia appassirà nel tuo ricordo. Mi rimane solo Chicca, la nostra kotka bulgara, alla quale riserverò tutte le mie cure pensando a te, per averne in cambio quelle strusciate tipiche dei gatti, ed illudermi ancora che mi stai accarezzando e mi sei vicina.

A presto, Kocia, immenso amore della mia vita. Kocham cię.